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Venerdì, 29 Marzo 2024
FotoGrammi

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A cura di Maria Carola Catalano

Calma e gesso - in viaggio con Mario Dondero

“Fotografo e fotoreporter sono due termini che definiscono un modo di fare fotografia opposto” dice Dondero. Lui ha scelto il secondo di mestiere: ha girato il mondo quando era molto più complesso di adesso farlo per "colloquiare" con esso e raccontare la sua gente: ricchi, poveri, personaggi illustri e gente normale, europei, africani, donne, uomini e bambini. Dondero ha visto, e fatto vedere anche a noi, tutto quello che c'era da mostrare rimanendo sempre in prima linea dagli anni '50 ad oggi. Per lui la fotografia, senza dubbi, è "il modo per andare oltre la parola”. Nei suoi scatti lucidi non c'è sensazionalismo ma solo realtà, fatti che spesso celano una denuncia. Le sue foto sono un archivio di quanto avvenuto dal dopoguerra fino all'attualità. La sua vita è quella che sognano molti fotoreporter e giornalisti (io sono tra questi). Mario Cruciani ha deciso di raccontarla realizzando il documentario "Calma e gesso - in viaggio con Mario Dondero".

1) Come mai hai deciso di fare un documentario su Dondero?


Più che una decisione direi che è stata un'intuizione a guidarmi in questa idea che ho proposto a Mario Dondero oramai cinque anni fa. L'intuizione quando è pura è qualcosa di inspiegabile perchè arriva su come lava dal subcosciente, scaturisce dal cortocircuito che a volte si innesca fra i pensieri razionali e le emozioni profonde. Così, ascoltando e conversando con Mario ho avuto spesso la sensazione di camminare nelle sue impronte, di sentirlo molto vicino nelle sue passioni e nelle sue scelte giovanili un poco anarcoidi e rischiose ma tanto determinate e consapevoli. Sono sempre sfuggito alle proposte o al pensiero di avere un posto fisso e a tempo indeterminato, ho sempre combattuto e rischiato tutto per esprimere le mie caratteristiche in modo indipendente, da battitore libero. E' una cosa davvero complicata e faticosa quando non si hanno grandi facoltà patrimoniali, è questo che poi fa paura e può in ogni momento costringere a mollare … Ebbene, Mario mi è sembrato un maestro assoluto in questa arte di vivere e così ho sentito la necessità di inseguirlo per imparare ancora dal confronto e di ritrarlo per mettere in risalto il suo meraviglioso messaggio, il suo invito al coraggio, alla sincerità e alla ricerca di se stessi, la sua spinta ad essere vivi, presenti e operativi nel mondo senza ambizioni presuntuose e vanità ma nella direzione ancora disattesa e rivoluzionaria della libertè, dell'egalitè, della fraternitè.

2) Come è stato trascorrere 5 anni insieme a lui?


Siamo partiti per il primo viaggio verso Milano nell'aprile del 2010, un'emozione ancora caldissima, Mario presentava in esposizione una sequenza di nuovi scatti raccolti poco tempo prima fra le strade di Parigi e quelle di Milano. Venendo da un percorso di antropologia visuale e volendo fare un documentario con certe caratteristiche, come in quella prima sortita ho sempre scelto di filmare queste situazioni con una macchina da presa tascabile, senza troupe, senza tecnici, senza quasi mai aiutanti, attrezzato al minimo (e spesso purtroppo anche male) ma tant'è, volevo semplicemente essere uno degli spettatori in mostra, un compagno d'avventura e di merende, un autista e un amico di Mario, uno dell'Anonima Registi ... Ovviamente poi, oltre ad un preziosissimo fondo che abbiamo ottenuto dalla Regione Marche tramite un bando della Fondazione Marche Cinema Multimedia, io proseguivo con il mio lavoro, ancora spesso in viaggio in cerca di denari da reinvestire poi nelle prossime sortite donderiane. Tornavo dal viaggio in Toscana dove avevo lavorato come assistente o figurante per qualche altro regista, tornavo dalla realizzazione di uno spot in Brianza, tornavo dalle pausa di un lungo periodo di insegnamento cinematografico in un liceo in Trentino e chiamavo Mario, ovviamente in perpetuo movimento anche senza di me, e gli chiedevo dove fosse indirizzato da lì a poco. Con la sua dolcezza ironica e caparbia, ''Devo andare qualche giorno a Pordenone e poi deviare verso Brescia, sai, non sarebbe male fare un saltino lì in macchina insieme, che ne pensi?'' e così abbiamo gironzolato per tutto questo tempo in Italia, dalle grandi città ai piccolissimi centri, da uno spettacolare paesaggio all'altro. 

3) Qual è il ricordo che ti è rimasto più impresso nella mente di questo tempo trascorso insieme?


Mi tornano in mente tante situazioni piacevoli ed appassionanti e soprattutto ho avuto la fortuna di incontrare tantissime persone speciali, di ogni età e ruolo sociale, di ogni religione, di ogni parte. Il mondo di Mario è un mondo incredibile e non mi sorprendevo affatto, e spero davvero di non sorprendermi ancora in futuro, di incrociare e stringere amicizia anche con moltissimi giovani entusiasti che accorrevano agli eventi e festeggiavano con noi fino alla fine del viaggio. Certo, il ricordo della sua chiamata quando nel 2011 stavo trascorrendo appunto quattro mesi in Trentino per lavoro e quel giorno stavo vagando sulla strada del Brennero per raggiungere Verona: ''Scusa Marco, sono Mario … Se non ricordo male sei al Nord e siccome ho perso un treno importantissimo da Mestre per andare a Bologna, non è che ti trovi da queste parti?''. ''Ciao caro Mario, ben trovato! Guarda sì, sono in strada fra Rovereto e Verona, do un avviso a chi mi sta aspettando e se mi dai un'oretta e mezza sono da te e ci indirizziamo verso Bologna''. ''Benissimo, bel colpo! Vado a prendere un giornale e ti aspetto qui in stazione''. E un'infinita gioia il suo sorriso da discolo al mio arrivo e la trattoria nelle campagne intorno Ferrara che poi ci ha sfamati.

4) Tu che lo conosci meglio di altri, se dovessi trovare pochi aggettivi per definire Dondero, quali useresti?


Non saprei, purtroppo non amo molto questa domanda. Mario Dondero è una persona meravigliosa e tanti lo sanno e tanti di più lo conoscono molto meglio di me e hanno un'esperienza maggiore e una confidenza più intima e lontana nel tempo per definirlo. Potrei al limite avvalermi delle parole dell'indimenticabile Don Gallo, che un giorno a Genova mi disse ''Mario… è un gigante, belìn''. 

Il documentario che racconta il fotografo. 'Calma e gesso - in viaggio con Mario Dondero' sarà presentato in anteprima nazionale a Fermo, dove il fotoreporter vive, presso il cinema 'Sala degli Artisti' il giorno 6 maggio 2015. Nei giorni a seguire ci saranno le proiezioni pubbliche, le cui date sono ancora da definire. Prodotto da Sol Si Fa audiovisual, con la regia di Mario Cruciani racconta la personalità, la storia, l'opera e l'attualità del leggendario fotoreporter attraverso una lunga serie di viaggi realizzati in sua compagnia. Quasi cinque gli anni che il regista ha trascorso con lui accompagnandolo alle mostre, inaugurazioni, conferenze, premiazioni, eventi vari e semplici passeggiate. Da Corrado Stajano a Ermanno Rea, da Gianni Berengo Gardin a Uliano Lucas a Vinicio Capossela, in tanti nel film proveranno a raccontare Mario Dondero e la sua Leica. Le spese di post-produzione, promozione e distribuzione del lavoro verranno finanziate attraverso il metodo del crowfounding. La raccolta fondi è ancora aperta. Ecco come fare per partecipare: si possono prenotare delle quote e le rispettive ricompense: 1 quota (10 euro) prevede come ricompensa il ringraziamento nei titoli di coda; 2 quote (20 euro): al ringraziamento nei titoli di coda si aggiunge una cartolina donderiana in dono; 5 quote (50 euro): come ricompensa puoi ricevere il Dvd "Calma e Gesso - in viaggio con Mario Dondero" che raccoglie il documentario e una ricca serie di contenuti extra + cartolina donderiana e ringraziamento nei titoli di coda.

La mostra alle Terme di Diocleziano a Roma. Circa 250 fotografie che sarà possibile visitare fino al 22 marzo 2015. Quattro le sezioni, curate da Nunzio Giustozzi e Laura Strappa, in cui si riconoscono i momenti storici che hanno segnato il secolo scorso, così come i luoghi e i personaggi alla ribalta sulle pagine di quotidiani e periodici che hanno scandito i cambiamenti da quegli anni ad oggi. Alle istantanee in bianco e nero che Dondero definisce il “colore della verità” si aggiungono eccezionali fotografie a colori, per la maggior parte inedite. Il percorso di visita della rassegna comincia con una serie di immagini che spiegano “La nascita di una vocazione”, dettata innanzi tutto dall’ammirazione per i lavori di Robert Capa. Al grande fotografo dell’Agenzia Magnum Dondero rende omaggio in mostra con una sua fotografia di quella collina, in Spagna, dove Capa scattò la famosa foto del miliziano morente nella guerra civile: un pellegrinaggio, quello di Mario Dondero, inteso ad “alimentare la memoria”. Si prosegue con i primi anni a Milano e quelli di Parigi, dove Dondero si trasferì nel ’54. È di questo suo primo soggiorno parigino la celebre foto del Nouveau Roman, in cui immortalava tutti gli intellettuali del gruppo ancor prima che fossero consapevoli di aver creato una nuova forma di scrittura. Nella sezione “La passione per la politica e la storia” vi sono gli anni in cui si definisce la personalità e l’opera di Mario Dondero come è oggi riconosciuto: colui che, sempre con la medesima sincerità, raccontava la guerra algero-marocchina o il processo Panagoulis, e allo stesso tempo incontrava intellettuali e artisti che lasceranno il segno, uno tra tutti Francis Bacon ritratto nel ’61 a Londra. Molte le immagini dell’Italia degli anni Sessanta e della Francia dagli anni Settanta ai Novanta, Paese crocevia di mondi e ponte con la cultura africana in particolare. Un continente, l’Africa, ricorrente nei lavori di Dondero e presentato nella sezione “Verso il mondo”. Al suo obiettivo non sono sfuggiti i fermenti sociali e i venti di guerra a Cuba, in Brasile, in Cambogia, nei paesi africani e arabi, ma neanche il fascino di paesaggi e personaggi straordinari. L’ultima sezione della rassegna, intitolata “La grande svolta”, conferma la passione “per il racconto sincero delle situazioni”, come ama dire, con i reportage sulla caduta del muro di Berlino, la Russia di Putin e l’Afghanistan senza pace.

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