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Venerdì, 29 Marzo 2024
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A cura di Elisa Piras

La tv del 'Politicamente Scorretto'

C'era una volta la tv del politicamente scorretto, una Terra promessa dove ognuno era libero di esprimere i suoi pensieri in modo sprezzante e senza nessuna inibizione. Questo il riassunto della trasmissione documentario sul Drive In, che ieri è andata in onda su Canale 5. Drive In era un varietà comico-satirico, scritto e ideato da Antonio Ricci, che cambiò profondamente il modo di fare e vedere il piccolo schermo. Fu la testa d’ariete che aprì il portone alla nuova televisione italiana al ritmo pazzo di cabarettisti, sketch, gag e balletti di soubrette succinte che ammiccavano già agli occhi degli italiani.

Si è parlato tanto della libertà e sfrontatezza delle reti Berlusconi, che per prime seppero cogliere il cambiamento sociale, portandolo in televisione senza veli e peli sulla lingua. Drive In era come una trasposizione cinematografica a puntate dell’Italia che guardava al futuro, e poi piaceva a tutti perché riusciva a comunicare con vari registri linguisitici: quello basso-popolare, alto-intellettuale, comico e criptico.

Ad Antonio Ricci va senz’altro il merito di aver saputo raccontare gli anni di un Paese che cambia, seguendo i gusti degli italiani. Un’arguzia che oggi non potrebbe avere successo a causa di una Nazione immobile e incapace di cambiamenti sociali, ma solo in balìa delle mutazioni politiche. La satira che prima faceva sogghignare il popolo e tremare il politico non rappresenta più quell’ondata fresca che dissacra il mito. Di mito c’è rimasto ben poco. "La televisione è fatta per provocare e per vendere, non per discutere o scoprire la verità - ha dichiarato Antonio Ricci a Paolo Festuccia in un'intervista per La Stampa - Non interagisce con il pubblico e soprattutto non insegna niente, e quando lo fa va contro natura perché è il più grande Postalmarket del mondo. Con la Tv non si ragiona perchè è rappresentazione".

Un grande controsenso vincente di chi riesce a vivere sulle polemiche strumentali, consapevole di avere spalle larghe, scivolose e sempre ben pagate. Diversa storia fu per Enzo Biagi che dal politicamente scorretto, se così lo vogliamo chiamare, ebbe altre reazioni e conseguenze. Allora aveva ragione Gianfranco Funari quando con la sua ironia diceva che "La televisione è come la merda: bisogna farla ma non guardarla".

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