E’ vero che il vecchio centrodestra non esiste più. Non esiste più da tempo, da quando si è esaurita la carica dirompente e innovatrice del primo berlusconismo, anche se chi stava attorno al caro Silvio evitava di prenderne atto. Ma ci sono due vie per uscire definitivamente da quello schema: lo si può fare con stile o lo si può fare con cattivo gusto. 

Lo si fa con stile se quella fuoriuscita diventa occasione per un ripensamento critico del ventennio berlusconiano con conseguente rottamazione soft di tutti coloro che ne sono stati partecipi e protagonisti (e anche Gianfranco Fini, che pure per primo aveva individuato gli aspetti più problematici di quel modello, dovrebbe ormai rassegnarsi a lasciare la scena). 

Lo si fa invece con pessimo gusto se si attacca Berlusconi – un uomo ottantenne cui molti sono rimasti aggrappati disperatamente come l’ostrica allo scoglio per non perdere prebende e privilegi – perché non è più in grado di prendere quei voti che garantivano potere a una classe dirigente mediocre. Sarebbe indecente lo spettacolo di chi, fino a ieri preoccupato solo di tessere le lodi del monarca di Arcore, iniziasse da oggi a scrivere l’ode alla ruspa… 

Uno spettacolo che bisognerebbe risparmiare soprattutto agli elettori di centrodestra.