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Mercoledì, 6 Dicembre 2023
Le affinità elettive

Le affinità elettive

A cura di Annalisa Terranova

I pupazzetti di Charlie Hebdo e i pupazzi di Houellebecq

Abbiamo dimenticato Je suis Charlie? Sono già archiviate le riflessioni sulla liberà di satira come metafora dell'Occidente da salvare? Possibile che tutta la grande mobilitazione della Francia laica e erede dei libertari giacobini abbia prodotto solo la risalita di Hollande nei sondaggi?

Il rischio è concreto, perché sono proprio quelli di Charlie Hebdo a rifiutare di farsi simboli di un Occidente cristallizzato nella retorica della libertà. Sentite cosa spiega Luz (il disegnatore della copertina di CH da quattro milioni di copie con Maometto che piange) alla giornalista Anne Laffeter: “Ora dobbiamo caricarci sulle spalle un peso simbolico che non esiste nei nostri disegni e che va oltre le nostre possibilità. Sono una di quelle persone che vive male tutto questo”.

E ancora: “Tutti quelli che sono morti erano dei felici non credenti, e adesso non sono più niente. Come tutti”. Nel futuro, per Luz, non c'è la riscossa dell'Occidente distratto ma ci sono solo “pupazzetti”.

“Il nostro lavoro è di mettere un pupazzetto al centro delle vignette, trasmettere l'idea che siamo tutti dei pupazzetti e che facciamo quello che possiamo. Questo significa fare vignette. Quelli uccisi erano solo persone che disegnavano solo pupazzetti. Maschi e femmine”.

A sua volta Luz sembra un personaggio del romanzo-evento di Michele Houellebecq, Sottomissione (Bompiani). Non un libro che incrementa l'islamofobia, non un grido d'allarme sull'Occidente che sta per essere sopraffatto ma il ritratto di come un occidentale disincantato assiste alla fine del proprio mondo, come gli “sfessati” di Céline, stagliati su un orizzonte disperato e non più vitale. “Pupazzetti” che vanno incontro a un destino che non sono più in grado di costruire.  

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