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Venerdì, 19 Aprile 2024
Le affinità elettive

Le affinità elettive

A cura di Annalisa Terranova

Un baby balilla a Cantù

Quando si dice l’importanza di una notizia locale… Accade che “Repubblica” costruisca una pagina intera sul caso di un bimbo di quattro anni che saluta coetanei e adulti in plastica posa col braccio teso. Il piccolo frequenta l’asilo a Cantù. Le maestrine interdette pare abbiano convocato i genitori i quali hanno rivendicato la militaresca disciplina trasmessa al pargoletto, il quale già è tanto che non si metta a cantare “Fiero l’occhio, svelto il passo, chiaro il grido del valore, ai nemici in fronte il sasso, agli amici tutto il cuor…”. Insomma il virgulto nero è l’orgoglio di mamma e papà i quali a correggerlo non ci pensano proprio. Anzi, racconta sempre Repubblica, il padre per far capire alle maestre quanto sia d’acciaio la sua fede di fascista purissimo, avrebbe anche mostrato la svastica tatuata sul braccio. 

Una storiella edificante (e sicuramente non così curiosa da meritare una paginata intera). Teniamo fuori il bimbo innocente dalla disputa saluto romano sì-saluto romano no (e sottolineiamo il cattivo gusto di chi ha voluto montare un “caso” su un episodio che poteva essere risolto senza inutili scandalismi). Ma due parole meritano i genitori del baby balilla di Cantù. Esemplari tipici di un neofascismo che ha molto di folkloristico e pochissimo di ideologico, di un fanatismo approssimativo che si nutre di citazioni ducesche su Facebook e di gite a Predappio, di mascherate in camicia nera e di calendari col motto Credere-Obbedire-Combattere. Esemplari che forse i veri fascisti, settanta anni fa, avrebbero allontanato a calci nel sedere. E che fanno venire in mente la conversazione che ho avuto il 25 aprile di due anni fa con un ex combattente della Decima, del Battaglione Lupo, il quale prese parte alla battaglia di Anzio. Con una voce molto dolce e del tutto priva di retorica mi disse che aveva affrontato il dopoguerra pieno di odio e risentimento per la sconfitta. Odio e risentimento che le generazioni successive avrebbero dovuto dimenticare. Ma proprio quando i tempi sono maturi per questo salutare oblio arrivano i Pulcinella col finto cuore nero e conquistano pagine intere di un giornale (con richiamo in prima). Poveri loro. Ma soprattutto poveri noi. 

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