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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Leggere il mondo

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A cura di Chiara Cecchini

Di scienziati, bassotti ed entropia: “La chimica della bellezza” di Piersandro Pallavicini

La premessa mi sembra d’obbligo: io di chimica non ho mai capito un’acca. A chi fa esternazioni del genere, Piersandro Pallavicini e il suo professor Galbiati ribatterebbero: “Perché sei un fesso” e non avrebbero tutti i torti. Una risposta del genere infatti avrebbe quasi potuto offendermi se non avessi appena finito di leggere “La chimica della bellezza”, una romanzo insolito ambientato tra misteriosi congressi di scienziati a Lugano e laboratori scientifici pieni di provette.

Massimo Galbiati, professore di un’università di provincia del Nord Italia, è l’antitesi del luogo comune che vede i chimici come “maldestri, impratici, incapaci di muoverci fuori dal nostro minuscolo mondo di ioni e molecole”, come mette in chiaro lui stesso all’inizio del libro. Da qui si dipana la prima di molte digressioni storiche nelle quali Galbiati racconta storie ed esperienze dei grandi chimici, appassionanti come quelle dei protagonisti di un romanzo d'avventure. Quando lo incontriamo, il professore di chimica che chiunque vorrebbe aver avuto in classe sta guidando una Jaguar E-Type Nera, Serie 1, anno 1966, litri 4.2 FHC, "identica a quella di Diabolik". In macchina con lui ci sono l’ultracenterario professor Virginio de Raitner, venerato decano del Dipartimento e il suo fonologico bassotto Pirloux. Insieme arrivano a Locarno, dove in un hotel vista lago si tiene un congresso semi-segreto, al quale partecipano i migliori chimici viventi, riuniti insieme per un motivo che lo stesso Galbiati all’inizio del suo viaggio ignora, trascinato da de Rainer che sembra nascondere un grande segreto. Il romanzo, all’insegna della commedia ma anche un po’ giallo di provincia senza omicidi, tiene legato a sé il lettore in un crescendo di indizi misteriosi, costellato di gag fulminanti, continui rimandi alla cultura pop e riflessioni insolite sulla scienza a sulla bellezza, in una storia che mescola successi e veleni, ambizioni e vendette, con un finale bellissimo e a sorpresa.

A proposito dei famosi luoghi comuni sui chimici, lo sapevate che Roald Hoffmann scrive poesie? Nobel nell’81, non per la letteratura, d’accordo, ma che i libri possano scriverli solo i laureati in lettere è una sciocchezza bella e buona. Vero, non c’entra molto, ma lo dico per poter aggiungere che i nostri studenti ascoltano musica, vanno al cinema, frequentano teatri e mostre d’arte, leggono libri, e non è una consue- tudine locale: sono scienziati, e come ogni bravo scienziato di qualsiasi angolo del mondo sono curiosi del sapere in tutte le sue forme. In buona sostanza: sono persone che sarei felice se formassero la nostra futura classe dirigente. Ah no? Lo sapete, vero, che Margaret Thatcher e Angela Merkel sono laureate in chimica? Non scienze politiche o giurisprudenza, chimica

Professore di chimica e romanziere, Piersandro Pallavicini ci offre un viaggio insolito nella mente di uno scienziato, che snobba un po’ gli intellettuali anche se ne ha spostata una (conosciuta mentre lei leggeva una copia de “Gli sguardi cattivi della gente” di Claudio Piersanti e lui “un articolo storico, bellissimo", la lecture di Jean-Marie Lehn per il Nobel del 1987, sulla rivista accademica l’Angewandte Chemie), e regala un’insolita esperienza di lettura proprio agli umanisti che nel libro sono il bersaglio di sarcastiche bordate. La chimica è dappertutto, ci dice Pallavicini. Con uno stile ironico, in un italiano vero e non letterario, fluido, l’autore riesce a cesellare alla perfezione la descrizione di personaggi e situazioni autenticamente divertenti, ma scrive anche pagine bellissime sul piacere delle piccole cose e soprattutto sulla bellezza del sapere, sulla ricerca pura ormai considerata inutile perché al piacere della scoperta si è sostituito l’obbligo di essere produttivi a ogni costo. “La chimica della bellezza” è anche uno sguardo d’insieme sulla chimica del ‘900, con i suoi racconti appassionanti delle vite dei grandi scienziati, traducendo per il lettore la complessità di una materia oscura ai più e per questo affascinante.

Ma la bellezza cura. La bellezza lenisce il dolore, distende gli animi, allontana la paura della morte.  E la bellezza non è solo un tramonto sul mare, un sorriso sul volto di vostre figlia, un quadro di David Hockney o un film di Fellini. La bellezza è anche una sintesi inimmaginabile progettata da un genio e realizzata nel suo laboratorio

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