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Giovedì, 25 Aprile 2024
Leggere il mondo

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A cura di Chiara Cecchini

Ricordare l'orrore: "Il marchio" di Mariella Mehr

Una donna osserva «con occhio clinico» una pianta carnivora uccidere una formica in una serra. È Anna, che lavora in un centro di cura in Svizzera. Mantiene in vita gli anziani che le vengono affidati così come fa con le piante, in silenzio, con gesti meccanici mentre la sua mentre è altrove. L’arrivo tra i pazienti dell’anziana Gertrud fa scattare in lei qualcosa. Quel viso fa uscire dalle nebbie della memoria sepolta il suo passato, riconoscendo in lei «un angelo sterminatore». E Anna ripensa a Franziska, una ragazza ebrea, chiusa come lei in un istituto, oppressa, umiliata, tormentata.

Fandango Libri inizia la ripubblicazione delle opere narrative di Mariella Mehr, scrittrice e poetessa svizzera di etnica nomade Jenisch, vittima di un programma eugenetico promosso dal governo svizzero e portato avanti con elvetica precisione tra gli anni ’20 e gli anni ’70 che convolse tra i 600 e i 2000 bambini nomadi, allontanati dalle loro famiglie e affidati a istituti o orfanotrofi nei quali essere “normalizzati” per poi essere adottati da famiglie svizzere “normali”. Il Marchio è il primo romanzo della cosiddetta Trilogia della Violenza, nei quali Mehr racconta l’orrore di cui è stata testimone, da bambina e da giovane donna (quando a 18 anni le fu tolto il figlio).

Ogni ricordo ne nasconde un altro, ogni croce un’altra, ogni urlo un urlo precedente

Nel romanzo, l’incontro con Gertrud fa riemergere tutto questo nella memoria di Anna, insieme al rapporto di amicizia e amore con Franziska, anche lei vittima delle persecuzioni razziali e rinchiusa in un istituto religioso gestito da suore. La scrittura nervosa di Mariella Mehr alterna continuamente i piani temporali, svelando a poco a poco l’orrore nascosto, che molti in Svizzera ancora oggi preferiscono dimenticare e che gran parte delle persone ignora completamente. Emarginate tutte e due, entrambe lontane dalle proprie famiglie (Anna strappata ai genitori, Franziska “gettata” oltre confine dal padre convinto di salvarla regalandole una nuova vita in un paese creduto migliore), scoprono a mano a mano di condividere la stessa sofferenza, lo stesso marchio.

Quando Franziska lasciò finalmente trapelare il suo sguardo, scopri un abisso che spaventò Anna. Era un dolore affine al suo, eppure di una profondità che le risultava inquietante. Anna intuiva l’orrore ma non era in grado di interpretarlo

Impossibile sfuggire a quei ricordi, che tornano ora come lampi accecanti. Realtà o immaginazione? Difficile capire dove iniziano i ricordi di Anna, dove l’immaginazione, dove la follia di chi ha subito troppo. Veri però sono la sofferenza e l'urlo di dolore che si leva da ogni pagina de Il Marchio, un romanzo che non deve essere dimenticato. 

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