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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Leggere il mondo

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A cura di Chiara Cecchini

La vera storia di Stoner e del suo autore, "l'uomo che scrisse il romanzo perfetto"

Cinquantuno anni fa Stoner di John Williams fu pubblicato in America e rapidamente dimenticato. Tredici anni fa è stato riscoperto e da allora è diventato un libro di culto, così come il suo autore. In Italia è edito da Fazi, ha venduto già 200mila copie e ora torna in libreria in una nuova edizione brossurata, arricchita dalle scambio di lettere inedite tra John Williams e il suo editore. Ma non solo. Escono anche, sempre grazie a Fazi, due volumi inediti e fondamentali per ogni appassionato di Stoner. 

Chi è Stoner?

"Penso che sia un vero eroe.

Un sacco di persone che hanno letto il romanzo pensano che Stoner abbia avuto una vita terribilmente triste e miserabile. Io penso che abbia avuto un’ottima vita. Di certo, ha avuto una vita migliore della maggior parte della gente. Ha fatto quello che voleva, si appassionava a quello che faceva, ha compreso l’importanza del lavoro che svolgeva. Ha portato la testimonianza di valori importanti".

-- John Williams

Stoner, il mistero del capolavoro ritrovato: la recensione

L’uomo che scrisse il romanzo perfetto di Charles J. Shields, già biografo di Kurt Vonnegut e Harper Lee, è la biografia di John Williams. Il lettore potrà così scoprire la vita dell’autore di uno di “uno dei più grandi e insospettabili romanzi americani del ventesimo secolo”, come lo ha definito Bret Easton Ellis. Di estrazione contadina come il suo personaggio, Williams ha lottato per tutta la vita per un unico scopo: essere preso sul serio come artista. Laddove il suo Stoner, ragazzo di campagna del Missouri che diventa professore, si accontenta di una vita senza scossoni, accettando passivamente tutto quello che accade intorno a lui, Williams è l’opposto: guarda sempre avanti, procede ostinatamente in salita e non demorde, fino a quando si scontra con una realtà paradossale: proprio quando la strada si spiana e il suo talento pare trovare il pubblico riconoscimento, lui non ha più molto da dare e da dire, ha già speso le sue energie migliori e si richiude in una spirale di autodistruzione, tra alcol, fumo e risentimento nei confronti del mondo letterario e di quello accademico. Probabilmente con Stoner Williams ha voluto esorcizzare la sua paura di morire nell’anonimato, come accade al protagonista del suo capolavoro.

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La saggezza di Stoner, a cura di Barbara Carnevali, raccoglie un dossier speciale all’interno della rivista WestEnd della Scuola di Francoforte dedicata appunto a Stoner, con una serie di brevi saggi filosofici che offrono nuovi e illuminanti spunti di riflessione, con contributi di Axel Honneth, direttore dell’Istituto di Ricerche Sociali di Francoforte, Eva Illouz, Julika Griem, Frieder Vogelmann. 

Spiega Honneth:

“Quando, cinquant’anni fa, pubblicò il suo romanzo con il titolo poco vistoso di Stoner,  John E. Williams non suscitò molta attenzione presso l’opinione pubblica americana. La ragione per cui il romanzo si è affermato solo ai nostri giorni è che, forse, nel frattempo, le condizioni della nostra vita culturale sono notevolmente mutate, e dunque soltanto ora Stoner può sviluppare quella forza di diagnosi epocale che mancava al momento della sua prima pubblicazione per l’assenza di un rapporto evidente con la realtà. Se così fosse, dobbiamo allora chiederci: quali sono i tratti di comportamento sintomatici del nostro tempo che il romanzo riesce a mettere a nudo? O, invece, sono in gioco questioni del tutto diverse? Può essere che l’accoglienza entusiastica del romanzo da parte della critica letteraria rispecchi solo l’immagine nostalgica di una corporazione incapace di affrontare le tendenze e gli sviluppi del presente? A queste domande, suscitate non solo dal romanzo in sé, ma anche dal suo inaspettato successo, il nostro approfondimento offre le risposte più diverse”. Nel complesso, si tratta di un invito affinché la ricerca sociale cominci a “prendere di nuovo sul serio il contenuto di conoscenza delle opere d’arte”

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