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Giovedì, 25 Aprile 2024
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A cura di Action Aid

Haiti, un parco industriale sulle terre dei contadini: è il business del post-terremoto

Sono trascorsi sette anni dal terremoto che il 12 gennaio 2010 colpì Haiti, provocando 222mila vittime e gravissimi danni a infrastrutture e edifici. A pagare il prezzo più alto, la popolazione dell’isola che, oltre a dover  fare i conti con la perdita di amici e famigliari e trovare la forza di ricominciare, è stata esclusa dal processo di ricostruzione che ha interessato alcune zone del territorio.

In particolare, nel nord del Paese, 3500 persone sono state estromesse dalle proprie terre per la costruzione del Caracol Industrial Park, progetto considerato simbolo della ricostruzione post-sima e  che, invece, ha finito per peggiorare le condizioni economiche delle comunità locali a seguito di una lunga serie di inadempienze, errori e scelte illegittime. 

Il Caracol Industrial Park avrebbe dovuto creare circa 65mila nuovi posti di lavoro, rilanciando l’economia e le esportazioni del Paese. La sua costruzione ha invece causato una violazione dei diritti delle popolazioni locali - come quello alla terra, alla casa, il diritto a essere consultati in maniera preventiva, libera e informata, il diritto al cibo e a un’equa compensazione - contribuendo così a deteriorare le condizioni di vita delle persone che vivevano grazie alle terre oggi occupate dal parco industriale. 

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Le famiglie che hanno perso il loro principale mezzo di sostentamento, la terra, hanno per questo deciso di presentare un reclamo formale all’Interamerican Development Bank con il supporto dell’AccountabilyCounsel, associazione di avvocati impegnata nella difesa dei diritti delle comunità locali, e di ActionAid Haiti.  

Su questo caso di landgrabbing, ActionAid ha lanciato il rapporto “Giustizia per Haiti. Ricostruzione post-terremoto e landgrabbing: il caso Caracol” che analizza gli errori e le violazioni che hanno caratterizzato il progetto sin dalle primissime fasi come la scelta dei terreni di Caracol-Chabert, senza alcuna consultazione con le famiglie che li occupavano o i primi studi di impatto, che indicavano i terreni di proprietà pubblica, ignorando il complesso sistema di diritti consuetudinari e informali che regolavano l’accesso alla terra delle popolazioni locali. 

Sono 246 gli ettari di terreno fra i più fertili, cementificati a partire dall’avvio dei lavori del Caracol Industrial Park nel 2011: nonostante le promesse di nuovi posti di lavoro -18mila nel 2014 e 37mila entro il 2020 - a luglio 2016 risultano assunte solo 9.266 persone

“Ho coltivato la mia terra per 22 anni, ma ho dovuto lasciarla senza alcun risarcimento" ha dichiarato Marie MartheRocksaint, piccola agricoltrice e madre di due figli, costretta ad abbandonare la sua terra quando è iniziata la costruzione del parco industriale. "Non c’è stata negoziazione, ci hanno detto di accettare il risarcimento offerto. Pensavamo che il parco ci avrebbe portato benefici. Prima ci hanno promesso la terra, poi la casa, alla fine tutto ciò che abbiamo ottenuto è stato un piccolo risarcimento".
 
Il fenomeno dell’accaparramento delle terre costituisce una grave violazione del diritto al cibo e del diritto di accesso alla terra. In un contesto come quello di Haiti, dove la fame colpisce il 50% della popolazione e il 22% dei bambini sotto i cinque anni e il 60% delle persone vive di agricoltura (il 75% nelle aree rurali), il landgrabbing incide pesantemente sulla vita degli abitanti dell’isola, che avrebbero dovuto essere coinvolti nel processo di ricostruzione post-sisma, a partire dall’ascolto delle loro reali esigenze, al fine di avviare misure realmente utili ad una ripesa, anche migliore, della loro vita quotidiana. 

In Italia, ActionAid ha fatto di  trasparenza, informazioni chiare e protagonismo dei cittadini  il cuore delle attivitàportate avanti in alcuni territori come L’Aquila e l’Emilia Romagna, dove sono stati avviati progetti di partecipazione e monitoraggio civico. Lo stesso approccio guida le azioni di ActionAid nel Centro Italia, dove l’Organizzazione si è subito attivata per essere presente sui territori colpiti dal sisma insieme ad Associazioni locali, cercando di intercettare e mappare i reali bisogni delle popolazioni, sia nel breve che nel lungo periodo.

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