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Venerdì, 8 Dicembre 2023
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A cura di Action Aid

Per combattere l’epidemia di ebola, l’informazione è la prima arma

La più grave epidemia nella storia della Africa Occidentale. In una frase, la terribile descrizione di ciò che da mesi sta accadendo nella parte ovest del continente africano. La Sierra Leone, la Guinea e Liberia sono i Paesi colpiti dalla potente epidemia di ebola che, al 9 agosto, fa registrare un totale di 1.848 casi di cui 1.013 mortali. Il virus è partito dalla Guinea e ha raggiunto velocemente la Sierra Leone e la Liberia, lasciandosi alle spalle una scia di morte e sofferenza. L’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) ha dichiarato che l’epidemia continuerà a espandersi ancora per mesi.

L’ebola risulta mortale nel 90% dei casi e si  trasmette per contatto diretto con sangue, liquidi corporei, tessuti di animali o persone infette. Durante l’epidemia, le persone  più ad  alto rischio di contagio sono il personale medico, i familiari e coloro che vivono a stretto contatto con i malati o pazienti deceduti.

Secondo l’OMS, l’epidemia si è sviluppata velocemente e su un territorio così vasto per molteplici ragioni. In primo luogo, gli spostamenti di massa delle popolazioni in fuga hanno favorito l’espandersi del virus. Inoltre, i Paesi colpiti non erano pronti a rispondere in maniera adeguata a una simile emergenza in termini di capitale umano, finanziario e logistico. Infine, pratiche culturali negative e credenze tradizionali hanno alimentato sfiducia, apprensione e resistenza nell’adottare le misure precauzionali raccomandate dai governi dei Paesi interessati dall’epidemia.

E’ proprio su quest’ultimo punto che si concentrano gli sforzi di ActionAid che sta portando avanti, nel sud della Sierra Leone - in particolare nelle regioni di Kono e Bo - e in Liberia, una campagna di sensibilizzazione e informazione sulla trasmissione del virus, attraverso la diffusione di flyer, messaggi radio, visite porta a porta e anche rappresentazioni teatrali villaggio dopo villaggio.

“Non è corretto criminalizzare chi ha a che fare con questa terribile malattia. Molte persone non si stanno sottoponendo alle cure necessarie perché sono spaventate. Purtroppo non si fidano del sistema sanitario nazionale e molte delle informazioni che ricevono sono in una lingua che non conoscono”, spiega Mohamed Sillah, Direttore di ActionAid in Sierra Leone. “Per questo ActionAid sta lavorando con le organizzazioni e i volontari per tradurre, nei dialetti locali, sia le raccomandazioni dell’OMS  che del governo”.

Solomon Joe, invece, è un attivista di ActionAid che ogni giorno dalla stazione radiofonica Kiss FM 104, in cima a una collina ripida e boscosa fuori dalla città di Bo lancia il suo messaggio: “L’ebola è reale, ed è pericolosa”. Solomon è uno delle dozzine di attivisti di ActionAid ad aver ricevuto una formazione sull'epidemia e sta facendo del suo meglio per diffondere le informazioni necessarie a prevenire l’insorgere di nuovi casi.    

"Prima della formazione ero un po' confuso", dice. "Tutti mi dicevano cose diverse sull’ebola. Molti in Sierra Leone si rifiutano del tutto di credere che l’ebola sia una malattia vera. Se sai come funziona, non è difficile da evitare. Ma l'ignoranza può essere mortale”.

In un Paese in cui pochi possiedono un televisore e la diffusione dei giornali arriva appena fuori dalla capitale, la radio è un potente strumento per affrontare e sfatare i pregiudizi che circondano la malattia. Solomon ha già partecipato a una serie di corsi di formazione condotti da ActionAid su varie questioni sociali e temi legati alla salute. "E' stato molto arricchente", dice. "Siamo stati formati sul come far arrivare i messaggi alle persone attraverso i media."

Solomon sottolinea che la sua radio raggiunge centinaia di migliaia di persone nel Sud e nell’Est della Sierra Leone, potenziando gli sforzi di coloro che sono impegnati nella campagna di sensibilizzazione porta a porta. "Dopo la guerra, la gente ha capito che la radio ha un ruolo molto importante nel veicolare i messaggi alla popolazione. I nostri messaggi sono come un vangelo per i nostri ascoltatori", spiega.     

Con l’ebola che ha già ucciso oltre un centinaio di persone nella parte orientale della Sierra Leone, Solomon sente che non c’è tempo da perdere. "Ne abbiamo bisogno ora. E’ urgente e importante". L’informazione può salvare ancora molte vite.

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