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Venerdì, 19 Aprile 2024
Lo sfasciacarrozze

Lo sfasciacarrozze

A cura di Diego Giorgi

Il libro di Vespa? Anche no, anche basta

C’era una volta il terzo ramo del Parlamento e pace per i padri costituenti che ne pensarono solo due. Era il 22 gennaio del 1996 quando fu inaugurata la nuova Camera, la prima volta di ‘Porta a Porta’. Conduttore e padrone di casa, Bruno Vespa, da allora la quarta carica dello Stato. Da quel salotto è passato di tutto: la firma del contratto con gli italiani di Silvio Berlusconi, il duello Prodi-Berlusconi, il plastico di casa Franzoni, l’“annusi, odoro di santità” di Silvio (con tanto di annusata-bacia mani del buon Bruno), le lacrime di Bersani. Al netto delle puntate su ballerine, soubrette, cantanti, comici da ‘Bagaglino’ e omicidi efferati – con spolveratina di mistero che non gusta mai –, il grosso del dibattito politico è stato introdotto dalla colonna sonora di ‘Via col vento’.

Pasolini, che oltre ad essere scrittore, regista, poeta, era anche un fine sociologo, la vide lunga: la televisione “non è soltanto un luogo attraverso cui passano i messaggi, ma è un centro elaboratore di messaggi. È il luogo dove si fa concreta una mentalità che altrimenti non si saprebbe dove collocare. È attraverso lo spirito della televisione che si manifesta in concreto lo spirito del nuovo potere”. Avanti così per quasi un ventennio.

La politica è cambiata, sono franati i governi, gli schieramenti hanno mutato nome e colore. E non si è perso il vizio per gli scandali, anzi ci siamo abituati. Vespa è rimasto. Sempre uguale, cordiale con i potenti, con le porte bianche, le poltrone bianche, Renato Mannheimer appollaiato sullo sgabello (bianco), il campanello in tasca, la bacchetta di legno per leggere grafici e plastici. E rimasto e si è sdoppiato. Si è fatto il padre di un quarto ramo parlamentare: i libri. I suoi. Con la politica che continua ad essere l’ospite di casa. La sua. Tutti gli anni, sotto Natale, puntuale come il Natale, iconografico come il Natale, arriva il tempo del Vespa scrittore. Un evento praticamente da calendario.

Addirittura, in questo incomprensibile 2013, siamo arrivati al dibattito preventivo, prima cioè dell’uscita della sua ultima fatica: ‘Sale, zucchero e caffè. L’Italia che ho vissuto da nonna Aida alla Terza Repubblica’ in uscita l’8 novembre da Mondadori-Rai Eri. Quest’anno tuttavia i rumor attorno al libro hanno aumentato di volume e la cosa ha cominciato a stancare. Sempre preventivamente.

“Nessuno può togliermi il partito”, “Napolitano è ancora in tempo per concedermi la grazia”, “I miei figli dicono di sentirsi come dovevano sentirsi le famiglie ebree in Germania durante il regime di Hitler. Abbiamo davvero tutti addosso”. Parola di Berlusconi secondo il Vangelo di Bruno. Berlusconi non parla con nessuno, parla con Vespa, e, vista l’ultima su Hitler, continua a spararle grosse (anche perché noi eravamo abituati ad un Silvio con tutte addosso).

Finita qui? Neanche per sogno: Renzi, intervistato da Vespa, parla della “riforma della giustizia”; Alfano di “primarie del centro-destra”; Bersani del fallimento del governo Letta. Una domanda Pierluigi: te ne sei accorto solo ora, ti ha illuminato la luce chiarificatrice di Vespa, oppure prima Franceschini poi Letta ti hanno dato il ben servito dentro le logiche del Pd?

Sta di fatto che il Parlamento parla di decadenza, caso Ligresti-Cancellieri, ipotetiche leggi elettorali da sogno – visto che sul tema siamo ancora nel profondo della fase REM – e non fa politica. Sì perché il Parlamento non è solo il contenitore del potere legislativo, ma dovrebbe essere anche il palcoscenico principe della politica. Così non è. Forse perché la politica passerà davanti ai cancelli di Mirafiori, a quelli dell’Ilva di Taranto, dalle macerie dell’Aquila, dai rifiuti di Napoli, dall’Alcoa di Cagliari. No, da quelle parti siamo ai cartelli: ‘classe politica cercasi’. Beh, allora sarà impegnata a sanare le spese pazze del consiglio regionale dell’Emilia Romagna, gli scandali laziali sulla sanità, quelli all’ombra del Pirellone, i Fiorito e i Trota di turno. No, acqua. Allora non sarà mica dentro alle piazze, tra chi urla e protesta per una casa o per un posto di lavoro? Magari, niet.

La politica la fa Vespa. Passa da Vespa, in pillole quotidiane. E, a vederla bene, ce ne passa anche troppa. Da qui mi permetto di fare un appello: basta con le anticipazioni del libro di Vespa. Lasciatemi la libertà di entrare in libreria, guardare la copertina e passare oltre, senza la consapevolezza di quel che andrà perduto. C’è ancora tanto di Camus da leggere.  

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