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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Lo sfasciacarrozze

Lo sfasciacarrozze

A cura di Diego Giorgi

E' vero, i rettiliani esistono. Li ho visti anche io

E’ vero, i rettiliani esistono e sono veramente tra noi. Lo ha certificato anche Avram Noam Chomsky. Oddio non l’ha detto – e scritto – in maniera così drammaticamente vivace, ma ha fatto ugualmente male.

Semmai a qualcuno il nome Chomsky non dirà nulla, anche se è il maggiore dei linguisti viventi. Uno che, per dire, nel 1968 ha scritto una roba come ‘Il linguaggio e la mente’. Uno che, come tutti i grandi, è sempre qualcosa in più di un’etichetta accademica. Uno che ha fondato la grammatica generativo-trasformazionale, il più importante alla linguistica teorica del XX secolo.

Uno che (giuro, dopo questo smetto con gli ‘uno che’), dal Parco della Musica di Roma dove ha partecipato al Festival delle Scienze – e ha presentato la sua ultima fatica, ‘I padroni dell'umanità’ (Ponte alle Grazie editore) che raccoglie 40 anni di lotte di pensiero – , con tanto di sold out e maxischermi, sulla faccenda dei ‘rettiliani’ non ci ha girato troppo intorno: “Secondo uno studio della Oxfam, l’Ong umanitaria britannica, 85 persone nel mondo hanno la ricchezza posseduta da 3,5 miliardi di individui. Questo era l’obiettivo del neoliberismo”. Fenomeno sociale, economico, antropologico e linguistico, appunto, descritto come “un grande attacco alle popolazioni mondiali, il più grande da 40 anni a questa parte”. E ancora: “Quello che capita alla gente normale ha valore zero. Questo è accaduto anche negli Stati Uniti ma non in modo così spettacolare come in Europa. Il 70% della popolazione non ha nessun modo di incidere sulle politiche adottate dalle amministrazioni”.

I rettiliani esistono, anche nel piccolo. Li ho visti anche io. Li ho visti ieri sera a Montecitorio. Li ho visti in mattinata tra le urla in Commissione Affari Costituzionali, in quell’occupazione che sa tanto di ottobre a scuola. Ma qui siamo a gennaio, in Parlamento. E come li ho visti io, anzi, prima di me e meglio di me, li ha visti Luca Bottura. Lo cito testualmente ("Belli, Ciao"), perché meglio non verrebbe:

Ieri sera, a un certo punto, Roberto Speranza del Pd ha twittato i suoi complimenti a Laura Boldrini: “Brava”.
Ora: quella donna è al centro di ogni polemica da mesi, spesso del tutto strumentalmente. Applica per la prima volta una procedura oltre il discutibile. Viene accusata di voler favorire in modo sfacciato il Pd e questo governo. E tu le twitti “brava”. Come diceva Voltaire: “Ma cosa cazzo hai in quella testa, un autolavaggio?”.
Speranza ha 35 anni. Quando gli piazzano sotto il naso il microfono, alla millesima marchetta Rai in cui deve sciorinare un tema a piacere, mi ricorda quei miei compagni di scuola secchioni che ti provocavano dolore e livore pure quando erano bravi. Figurarsi lui, che ripete a paperella due/tre concetti di cui visibilmente non conosce il contenuto, la storia, le reali radici.
Dall’altra parte, ieri sera, c’erano tizi che cantavano l’Inno di Mameli attribuendogli, nel combinato disposto del pomeriggio, lo stesso valore del “Boia chi molla” di Ciccio Franco. In massima parte anime perse, senza cultura, senza storia. Gente che pensa di poter essere presa sul serio quando, durante un intervento in diretta, mostra il gesto di “puppamelo” in favore di telecamera e degli amici del bar.
Ma voi, voi che avete cantato “Bella ciao”, a che titolo pensavate di farlo?
Voi che andate a morire per l’Imu da cancellare promessa a Silvio e ad Alfano, un provvedimento inutile, demagogico, dannoso. Voi che state trattando il 37 per cento, il 4,5, la legge salva-Lega. Il mantenimento dello status quo. Voi, che come avete fatto mille volte, vi limitate a fotografare l’esistente, scendete a patti, trattate col diavolo, perché siete con ogni evidenza incapaci di uno slancio, un progetto, una reale diversità. Voi che eravate tutti bersaniani e mo’ siete tutti renziani.
Voi che ci avete portato a Weimar, o nel 1974, in questa parodia, per ora, di guerra (in)civile, col pifferaio grigio che si lecca i baffi ogni volta che Speranza apre bocca, che una qualunque renziana caruccia spalanca gli occhioni, che un finanziatore del cambiamento di verso definisce razionali le aziende che ricattano gli operai. Voi, e chi continuerà a darvi fiducia, Bella Ciao dovreste pulirla con l’Amuchina. E riconsegnarcela. Ora. Esattamente come state facendo col Paese a Grillesconi. Ecco: allo stato, è l’unica Speranza che ho.

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