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Venerdì, 29 Marzo 2024
Lo sfasciacarrozze

Lo sfasciacarrozze

A cura di Diego Giorgi

Buon Natale

Edoardo è nato da appena 16 giorni. Tra poche ore festeggerà il suo primo Natale. Ho deciso di scrivergli una lettera di auguri. Una lettera pubblica:

Caro Edoardo,

la chiamano esperienza. Sappiamo che il fuoco brucia, la neve è fredda, l’acqua è fresca, e la grappa riscalda. Abbiamo vite svelte. Sappiamo volare, siamo connessi, comunichiamo a 140 caratteri, andiamo più veloci del giorno prima. Mangiamo italiano, mediterraneo, slow food, messicano, cinese, giapponese, indiamo, pakistano, vietnamita, tedesco. Abbiamo appetiti indotti. Conosciamo tutto prima di provare, toccare, sfiorare, assaporare, odorare, masticare, ascoltare. Siamo liberi, siamo giusti. Abbiamo la pay-tv, due cellulari, il tablet, il pc, il portatile, il netbook. Siamo etero, siamo gay. Abbiamo i fidanzati, abbiamo le fidanzate, i matrimoni, le sveltine, i tradimenti, le case, i mutui, la cucina a rate, il soggiorno a rate, l’auto a rate, la vita a rate. Lavori precari. Facciamo l’albero di Natale, crediamo a Babbo Natale, poi non ci crediamo più ma vogliamo i regali, poi ti dicono che è un invenzione della Coca-Cola e facciamo i regali. Lavoriamo, spendiamo, compriamo, non oziamo mai. Siamo borghesi e calvinisti; l’avamposto della libertà è la busta paga. Siamo radical, siamo liberal. Siamo radical-chic. Crediamo nel Cristo, in Allah, in Budda, non crediamo per niente. Non abbiamo bisogno di Dio. Siamo metafisici, tragici,  assurdi, nichilisti, positivisti, progressisti. Comici, terribili, miseri. Siamo musicisti, scrittori, pittori, registi, facciamo arte dove non c’è arte. Sappiamo, conosciamo, facciamo l’amore. Siamo politici ma non ci ricordiamo del logos e della polis.

Edo, la chiamano esperienza. Che è esser tutto, e quindi, spesso, non esser niente. La chiamano esperienza, anche quando la sensazione virtuale viene prima della verità del reale.

La chiamano esperienza, Edo, e non è tutta da buttare. Sì perché ancora prima dell’esperienza c’è una scintilla, una lucciola magica: la curiosità. ‘Quando il bambino era bambino’. Non dimenticarlo mai, non sprecare questo capitale. Portatelo sempre con te. Quando noi avevamo i tuoi giorni, nelle culle, sopra il capo, ci mettevano un girotondo di api e una musica da carillon. E stavamo con quelle mani ritte, e sfioravamo quella musica, e non toccavamo mai quelle api. E chissà dove ci portavano quelle piccole ali.

Chissà dove ci porterebbero oggi. Perché le api non se ne sono mai andate; solo che abbiamo smesso di guardarle, di ascoltare la loro musica. Tu non farlo mai. Resta sempre curioso di amare, guardare, assaporare, toccare. Curioso dell’altro, di altri mondi, di altre vite, di altri mari, di altri blu. Curioso della vita, perfino della morte. Piccolo Edo, le tue mani non conterranno mai il mondo; e tuttavia potranno immergersi nel mondo. E questo è il regalo più grande che puoi farti.

Buon Natale Edo, buon Natale a tutti i nuovi nati, buon Natale ai grandi, buon Natale a tutti i lettori. E, permettetemelo, buon Natale alla splendida redazione di Today.

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