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Venerdì, 29 Marzo 2024
Lo sfasciacarrozze

Lo sfasciacarrozze

A cura di Diego Giorgi

Renzi, la Leopolda e la fenomenologia del fornaio

Che cos'è la Leopolda. E un'ex stazione fiorentina. E' un polo fieristico congressuale. E' il santuario della Rottamazione. Vere tutte e tre, con una particolarità: quando è casa di 'Matteo' fa anche da discoteca. Sì perché, alla Leopolda, i rottamatori tengono parecchio a cuore ai volumi della musica. Il problema è che parlare per tre giorni come se si fosse sotto il palco degli AcDc può creare diversi problemi. Si parte con le emicranie, si sfiorano le rotture di palle, ed infine ci si arrende al flusso giovane.

Quest'anno è andato forte James Blunt, new entry nella playlist del sindaco. Ma anche Vasco e i Negrita. E non poteva non esserci Jovanotti, rottamatore della prima ora. Già, quest'anno alla Leopolda c'erano quelli del cerchio magico, che stanno con Renzi fin quando era presidente della Provincia di Firenze, e quelli che sono arrivati di corto. Giusto dopo la candidatura di 'Matteo' alla segreteria del Pd.

Sono andati forte i tacchi dell'onorevole Maria Elena Boschi, miss Parlamento, a cui Renzi ha affidato l'organizzazione della tre giorni. Tacchi vertiginosi e scarpe leopardate. Tanto che David Allegranti, penna fine, ha scritto: dalla Leopolda alla "Leoparda". Che dire, sarà la febbre del giaguaro che a ben vedere è sempre più duro da smacchiare?

Sono andati forte i tavoli di discussione. Cento tavoli belli tondi che tu quando entravi ti pareva di aver sbagliato sala e di esser finito nel bel mezzo del campionato italiano di Texas hold ‘em. “Letta cadrà e rilancio sulla legge di stabilità”. “Vedo il tuo più il proporzionale”. Quello con in mano quattro ‘Silvio’, ascolta impassibile, poi fa quel che deve fare: “All in”.

Sono andati forte quelli che alla Leopolda non sono mai venuti: Fassino, "che vuol vincere" con 'Matteo'. C'era Nicola Latorre, la mano destra del 'Diavolo' - alias, alla Leopolda, Massimo D'Alema. Latorre c'era ed era pimpante, contento come un bambino. Domenica a Firenze, il 12 ottobre a Bari all'inaugurazione della campagna elettorale. C'è poco da fare: D'Alema, che è uno e trino, a sinistra è ovunque. Fin dentro il cuore del tempio renziano. Ancora. C'era Franceschini che non è salito sul palco, che vuol vincere con 'Matteo' anche lui, che ha detto uscendo "il Pd riparte da qui". E poco male se del Pd non c'era traccia. Non c'erano bandiere né simboli. Ma la Leopolda IV non doveva essere quella congressuale?

No, la Leopolda IV ha lanciato l'Opa della nuova rottamazione e del renzismo sulla sinistra e in generale sul Paese. E le bandiere non servono perché "servono i voti". E non si può chiedere il voto degli ex Pdl o ex berluschini sotto con le bandiere nemiche in mano. Anche perché, se in questa edizione c'era da dare un nome al futuro, Renzi, più che "speranza", ha scelto vincere. Con un di più: in una certa maniera la Leopolda non è mai stato il Partito democratico. È stato l'altro sotto lo stesso tetto. Uno straniero che prima si è fatto cittadino e ora padrone dei locali, ad un metro dalla segreteria; ad un millimetro dal vero apparato. Per far dell'apparato, delle cucine e dei "caminetti" qualcosa di nuovo.

Dicono. Dice. Per adesso, però, un bel numero di politici che facevano il mestiere quando Renzi andava a scuola sono passati alla rottamazione 2.0, l'upgrade. Lo yogurt scade sempre, i Fassino, i Franceschini, i Veltroni, i Latorre, i Migliore (di Sel ma presente), i Bassolino, e un bel pezzo di Ds ex bersaniani, no. Strani frigoriferi, anche alla Leopolda.

Va detto che Renzi vuol cambiare il verso del Paese. Tradotto, da grande vorrebbe fare il premier. E per farlo servono i numeri. A destra: "Se non prendi i voti dei delusi del Pdl ti becchi i ministri del Pdl". A sinistra: se non si prende la sinistra si beccano le larghe intese. Quindi l'operazione riciclaggio è sì il tradimento dello yogurt e della rottamazione dura e pura; è sì un "noi" allargato, una casa con più stanze per gli ospiti, "loro" ("non sarò mai come loro"). È sì un compromesso storico. Ma è anche la via del completamento numerico, non politico. Quindi dal palco, quando mancava pochissimo alla chiusura dei lavori, è arrivato il comandamento per evitare inutili spargimenti di sangue tra nuovi fratellastri: nessuna riserva indiana, abbracciatevi tutti, compreso chi non c'era e ora c'è perché è meglio la parabola del 'Figliol prodigo' che quella del 'Cerchio magico'.

Ma loro non sono figli tuoi, gli ha ricordato Baricco. Non cambieranno, non si sposteranno di un millimetro; e noi con il giocattolo finalmente tra le mani rischiamo di esser rimasti con le pile scariche. E Renzi, degli imprenditori "eroici", degli asili nido di sinistra, della sinistra che se non cambia fa la destra, quando è stato il suo turno ha ricordato allo scrittore che sul carro del vincitore non si sale, si spinge. E tuttavia, alle braccia che spingono, non glielo vuoi dare un pezzo di pane? Da rottamatore a fornaio, è un attimo.

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