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Giovedì, 25 Aprile 2024
Lo sfasciacarrozze

Lo sfasciacarrozze

A cura di Diego Giorgi

Legge elettorale: il 'Principe', i mezzucci e il fine....lieto

“Nelle azioni di tutti gli uomini, e massime de' Principi, dove non è giudizio a chi reclamare, si guarda al fine. Facci adunque un Principe conto di vivere e mantenere lo Stato; i mezzi saranno sempre giudicati onorevoli, e da ciascuno lodati”. Niccolò Machiavelli, 1513, capitolo XVIII del Principe.

Concetto volgarmente tradotto con un semplicistico – mai scritto – “Il fine giustifica i mezzi”. E tuttavia la storpiatura – che tralascia per intero la dialettica tra l’esser “Golpe” o “Lione” – ha dato sostanza a un pezzo di morale politica: si può pretendere, aspirare, sognare, agognare, il Paradiso in terra anche passando per la via dei ‘mezzucci’? Oppure è vero progresso solo quando i protagonisti della storia sono di pari statura al bello o al buono?

Domanda complicata. Abraham Lincoln non mancò di fare il furbo per dare il là all’approvazione del XIII emendamento della Costituzione degli Stati Uniti d’America. Robespierre, accompagnato da tanti figliocci, fu il padre del Terrore. Ma lì c’era di mezzo la libertà degli schiavi d’America e l’Illuminismo prima e la Rivoluzione Francese poi.

Visto il caso, quindi sarà meglio star bassi: la nuova possibile legge elettorale italiana, l’Italicum. Nel merito: dal ‘Porcellum’ (altro che bassi, rasoterra), ad un nuovo impianto. Proporzionale con soglie di sbarramento e premio di maggioranza. E per far star più tranquilli tutti dal pericolo di nuove larghe intese, il ballottaggio nel caso nessuna forza politica, sola o coalizzata, oltrepassi la soglia stabilità (35 o 38%) per ottenere la metà e un po’ dell’intero.

Fatto il merito, il metodo. Ed è qui che si concentra il grosso della domanda: il fine, la legge elettorale, buona o meno buona che sia, vale la candela delle liturgie da prima Repubblica? E’ davvero arrivato il momento di turarsi il naso e tirare un rigaccio nero?

Forse sì. Sicuramente si: a suffragio di questo basti l’anomalia storica di un Paese che dal 2006 ha votato con una legge in parte incostituzionale dichiara tale sette anni dopo.

Forse no. Sicuramente no. E mi spiego. Per punti, brevi:

- Il nuovo marchingegno elettorale avrà come padri il segretario del Pd e Silvio Berlusconi, che giusto ad agosto è stato condannato in via definitiva per aver frodato lo Stato e per questo è stato cacciato dal Senato. In pratica, secondo la sentenza passata in giudicato, la legge che definirà i connotati del potere legislativo, e quindi dell’azione di governo, e quindi, infine, dello Stato, avrà come portabandiera un uomo che ha raggirato lo Stato stesso. Discorso da copia e incolla per le riforme istituzionali. “Si, ma rimane sempre il leader del centro-destra. E’ il titolare di un quinto, forse un quarto dell’elettorato”. Avanti così.

- Preferenze: Violante, Bersani, Finocchiaro, fino a qualche mese fa si dissero categoricamente contrari alle preferenze. Sembrava ci andasse di mezzo la democrazia stessa (QUI IL VIDEO). Dall’altra parte, Renzi, che ha accettato a malincuore le liste bloccate, il diktat di ‘Silvio’, era, fino a poco tempo fa, uno dei paladini delle liste aperte: “Il sistema elettorale attuale è il peggiore, chi è eletto non rende conto agli elettori. Vanno introdotte le preferenze”. Matteo Renzi, correva l’anno 25 aprile 2012. Attenzione a non confondere: non si tratta di lotte di opinione ma guerre interne. Tra ricatti, franchi tiratori, ultimatum e mele avvelenate. Avanti così.

- Per ultimo lo sbarramento, la guerra tra ‘partitoni’ e ‘partitini’. Con i ‘partitoni’ che vorrebbero far fuori la prole scomoda ma che non affondano il colpo perché i nipotini, oggi come ieri e domani, tanto scomodi non sono. E con i partitini che vogliono continuare ad esserci anche se condannati dalla storia. Questione di rappresentanza, dicono, ma anche di poltrone (che non dicono). Avanti così.

Alla fine della filiera resta lo stesso racconto di sempre: la politica che si fa la legge per conto proprio per garantirsi la sopravvivenza e affrancarsi dalla storia. Il mezzo, il racconto citato due righe sopra, resta lo stesso di sempre. Speriamo nel (lieto) fine.

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