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Giovedì, 25 Aprile 2024
Città conquistatrice

Città conquistatrice

A cura di Fabrizio Bottini

L'Assessore Grande Navigatore

Si narra che Cristoforo Colombo, appena sceso a terra da uno dei suoi pochissimi quanto leggendari attraversamenti transoceanici, ricevuto dai reali di Spagna si esibisse in un suo personale cocktail tra arte d'avanguardia ante litteram e cartografia marina: intingendo improvvisamente un dito in un calamaio di inchiostro, e tracciando su una immacolata mappa davanti all'esterrefatto pubblico il percorso della Corrente del Golfo (come sarebbe stata battezzata da lì in poi). E aprendo così con quel plateale gesto una nuova secolare pagina sia per la navigazione, che per le scienze del clima e della terra. Il fatto è però che il gesto plateale e presumibilmente goffo da punto di vista tecnico, era il punto terminale di una riflessione di alto profilo fatta da chi forse non ne capiva gran che di disegno, ma di sicuro di navigazione e di comunicazione parecchio, quindi andava preso maledettamente sul serio, da ogni punto di vista. In modo non dissimile da chi avendo per esempio attraversato tutta la formazione ed esperienza artistica figurativa formale, in grado di «riprodurre la realtà» con varie tecniche pittoriche o scultoree, un bel giorno si cimenta con l'astratto, magari con espressioni così innovative da suscitare parecchia perplessità: in fondo, vista l'origine, anche quelle forme inusitate sono da prendere sul serio, magari indagando meglio sulla loro natura e contenuti.

Mi è capitato di recente di riflettere su quel famoso esercizio di avanguardia di Cristoforo Colombo, davanti a qualcosa del genere tentato da un assessore che, intingendo idealmente il dito nell'inchiostro elettronico, provava a disegnare una sua Corrente dei Flussi Ciclabili su Google Maps. E andava preso maledettamente sul serio anche lui, ma per un motivo diversissimo dal navigatore genovese: se quel flusso della Corrente del Golfo si basava pur nella goffaggine grafica su una indiscutibile e pressoché unica competenza in materia, appariva invece lampante come nel metodo e nel merito l'unica competenza dell'assessore fosse, pur legittimamente, di tipo politico. Quel disegno su una mappa della città tentava di interpretare alcuni bisogni dei cittadini e rispondere in modo coerente, ma al tempo stesso quell'immedesimarsi nel cittadino comune (del tipo che interviene a quelle assemblee di «urbanistica partecipata coi post-it attaccati al muro) avveniva da una posizione assai privilegiata e in grado di autodeterminarsi le decisioni. Detto in altre parole quella non era affatto una espressione di bisogno appuntata sulla città, ma un progetto in piena regola, come se Cristoforo Colombo davanti ai reali di Spagna si fosse improvvisato Leonardo Da Vinci, disegnando col dito non tanto il flusso della Corrente del Golfo, ma un Canale di Navigazione Artificiale Atlantico. Artificioso, surreale, improprio quello, e altrettanto strampalato quello che ci viene proposto oggi modestamente da quella proposta improvvisata e incompetente. Ma il vero problema sta nel metodo, nell'immaginarsi «cittadino comune» nel modo sbagliato.

Perché l'Assessore non fa un errore semplicemente tecnico (magari se avesse un titolo di studio, se fosse uno di quelli «prestati alla politica», avrebbe le competenze per non farlo), ma sbaglia proprio politicamente nell'interpretare il ruolo, proprio e dei cittadini che rappresenta. L'errore qui è interessante anche perché ingigantisce il medesimo «errore nel manico» della cosiddetta partecipazione di base alle trasformazioni urbane, quando ai partecipanti ad assemblee o stage di progetto viene chiesto di improvvisarsi gli specialisti che non sono, di disegnare, esporre idee, ragionare come fossero ingegneri, architetti, designer o giardinieri. Mentre invece non capiscono specificamente quasi nulla né di pianificazione, né di organizzazione, né di progettazione esecutiva che da queste discende. Quello che capiscono benissimo sono i problemi e i bisogni, da cui dovrebbe nascere quella progettazione, dato che li vivono quotidianamente da molto tempo, e in modo assai più diretto di qualunque rilevatore analista. I disegni o testimonianze o proposte o altro degli «incompetenti in materia», funzionano solo come strumenti di comunicazione di quel disagio e di quelle necessità, e non vanno scambiati per progetti partecipanti a un concorso. E invece una idea sciocca e piuttosto populista di democrazia locale tende a presentarceli proprio così: la pista ciclabile realizzata secondo il progetto della Signora Pina del Terzo Piano, presentato nei dettagli all'assemblea di quartiere su fogli di quaderno. Se non è autoritaria dittatura degli ignoranti questa, innocente Signora Pina e un po' meno innocenti Assessori scarabocchianti! Partecipare e decidere informati è ben altro, impariamo da Cristoforo Colombo.

La Città Conquistatrice – Partecipazione 

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