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Giovedì, 25 Aprile 2024
Città conquistatrice

Città conquistatrice

A cura di Fabrizio Bottini

Il cappotto termico sul territorio smart

Ogni qual volta si aprono i microfoni agli interventi del pubblico su qualche argomento direttamente (o anche meno direttamente) legato ad ambiente clima emissioni e comportamenti personali, arriva lui, puntuale, perentorio, serenamente assertivo. Una visione personale cristallina fondata sul «che ci vuole? Io l'ho fatto!» e che ogni volta elenca interi cataloghi di «scelte di vita» individuali e familiari: la fuga dalla grande città, la casa unifamiliare immersa nel verde con abbondante terreno a giardino, il garage a tanti posti ma per metterci auto elettriche e ibride, i pannelli solari, i dispositivi per il risparmio energetico. E in allegata appendice l'immancabile tabella dei costi, delle rateazioni, investimenti di medio-breve termine, sussidi e agevolazioni pubbliche a cui poter attingere, problemi di adattamento facilmente superati … Il capofamiglia cittadino modello per tutta la comunità insomma, ad averne di eroi così che hanno convertito lo storico slogan «il personale è politico» o anche l'agire localmente pensando globalmente, in vita vissuta senza tante storie. Ma ogni volta che lo ascolto ripetere, più o meno identica, la sua litania recitata di solito dal viva voce in auto sulla strada del ritorno a casa dall'odiata metropoli, ripenso a quanto sia triste quella figura di consumatore consapevole postmoderno intento quasi compulsivamente a consumare ideologie di bassa cucina. Perché è quello che sta facendo, altro che salvare il pianeta e indicarci la retta via.

L'ultimo rapporto IPCC, Climate Change 2022: Mitigation of Climate Change, pubblicato pochi giorni fa e specificamente dedicato al problema per nulla collaterale di affiancare, alla macro-riduzione delle emissioni clima-alteranti, anche considerazioni di massima su sviluppo, comportamenti, società, politiche, territori, contiene un relativamente breve capitoletto dal titolo Urban Systems and Other Settlements, dove col tono forse un un po' stanco di chi ripete per la milionesima volta una ovvietà a un pubblico duro di orecchie, di nuovo si distinguono appunto i Sistemi Urbani e gli Altri Insediamenti. Dove ciò che riesce a fare o rendere possibile un organico e resiliente «sistema» in grado di reagire in positivo alla sfida del cambiamento climatico e aumento delle temperature medie si caratterizza per alcuni criteri essenziali e oggettivamente valutabili: densità (di persone relazioni attività scambi reti ambienti); flussi (in grado di moltiplicare ulteriormente la densità spazio-temporale); impatti ambientali ridotti dalla pura sovrapposizione dei processi e dalle sinergie. Là dove invece gli altri insediamenti, a-sistematici almeno nelle possibilità di lettura e programmazione perché concepiti come tali, consentono semplicemente di rilevare i propri impatti ambientali e sociali storici, che possiamo tra l'altro ben riassumere nella casetta ideale del nostro capofamiglia «ecologista» di cui sopra: un intero modello di spreco ed esternazione dei costi, dove l'innovazione tecnologica e il risparmio finiscono nel buco nero della voracità consumista pianificata.

L'auto elettrica «ecologica» che abbastanza ovviamente non è più tale se la facciamo diventare quattro auto per famiglia. I consumi energetici da fonti rinnovabili che senza il risparmio della condivisione caratteristicamente urbana diventano cosa solo simbolica. L'insieme dei comportamenti indotti dalla scelta localizzativa (per esempio i consumi commerciali, l'individualizzazione dei servizi, l'idea di relazioni) che moltiplica anziché ridurre gli impatti inevitabili di qualunque gesto. Hai voglia isolare termicamente col cappotto rimborsato dallo Stato al 110% le superfici di un edificio che programmaticamente «si immerge nella natura» proprio moltiplicando all'infinito quegli interfaccia. Se ne sono accorti molto organicamente e scientificamente gli studiosi della Town and Country Planning Association britannica quando alcuni anni fa hanno avuto dal governo di Gordon Brown l'incarico di compilare un bilancio ambientale e climatico delle cosiddette Eco-Città. Decidendo alla fine di lasciar perdere (lasciar perdere il progetto, non la valutazione e il metodo) perché quel prefisso «Eco» pareva proprio male augurante per distese di graziosi villini energivori. Contenitori di una società familista consumista ultraconservatrice in ogni senso tranne in quello ambientale e di sprechi. Lo dice la Scienza, quella vera che non deve nascondersi dietro le tabelle, lasciandole in eventuale Nota e Appendice per concentrarsi sulla sostanza. Astenersi perdigiorno. Chiunque sostenga il contrario mente. Oppure è uno stupido zuccone.

La Città Conquistatrice – SPRAWL (padano) 

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