rotate-mobile
Giovedì, 25 Aprile 2024
Città conquistatrice

Città conquistatrice

A cura di Fabrizio Bottini

Il Cittadino Proprietario e il Bene Comune

Sono stato affrontato in mezzo alla strada da una decisa signora di mezza età piuttosto determinata ad esprimermi la sua riprovazione perché raccattavo cartacce e strappavo erbacce portandole all'apposito cestino accanto al suo cancelletto di ingresso del decoroso condominio di case per impiegati dello Stato. È la strada che faccio abitualmente per andare al supermercato, taglia un paio di isolati prevalentemente residenziali, poi una scuola e una caserma. Ogni tanto la manutenzione e pulizia dei marciapiedi e del verde lasciano qualche strascico, e capita che di passaggio appunto tolga qualche rametto che mi penzola davanti al naso, scoprendo che dietro stava appoggiata anche una lattina vuota, e così via. Dato che i piccoli gesti sono quotidiani e abituali si tratta di una abitudine che chi scruta la strada dal davanzale del tinello può facilmente notare. E come pare nel caso della signora che mi apostrofa, fermamente condannare: «Ma lei ha chiesto il permesso di fare quelle cose?». Aggiungendo subito a titolo di rafforzamento ideologico: «Non può stare a curare il suo balcone?». E a nulla valgono ovviamente le mie precisazioni tecniche, sul fatto che non ho né danneggiato alcun che, né invaso indebitamente proprietà altrui. La signora ha ben chiara sostanzialmente una cosa: quella via, quelle strisce di verde che controlla dal davanzale, sono roba sua, decide lei cosa farne, non un foresto di passaggio anche se ci passa ogni giorno. La saluto ricordandole che siamo entrambi egualmente cittadini elettori con eguali diritti di uso dello spazio pubblico. Ma non credo mi ascolti.

Mi torna in mente qualcosa di analogo successo nel cortile del condominio, dove come troppo spesso succede i residenti automobilisti pretendono di usare quello spazio come parcheggio «di emergenza» anche quando di emergenza non ce ne è alcuna. Naturalmente il luogo è accessibile, deve esserlo per leggi e norme sulla sicurezza, l'igiene, l'abitabilità, ma tutto dipende dai criteri con cui ci si accede, quelli certamente oggetto di discussioni e conflitti. Ultimamente qualcuno ha deciso addirittura di intentare causa all'Amministrazione che prova a intervenire su quegli accessi impropri e continuativi, sostenendo che un proprietario a casa sua fa quel che gli pare. E nello specifico va e viene con l'auto-protesi avanti e indietro dove e quando preferisce. Dovrebbe in qualche modo essere già scattata in chi legge, se è arrivato fin qui, l'analogia con la signora che vuole relegarmi sul mio balcone a strappare le erbacce, perché quelle della mia strada per il supermercato sono di sua competenza esclusiva. Anche gli automobilisti neo-villettari del condominio, che scambiano il cortile comune per lo scivolo del proprio privato box tavernetta, stanno compiendo il medesimo processo di usucapione virtuale: casa mia arriva fin dove decido io. Molto democratico liberale ma anche molto perversamente tale.

La libertà sacra che finisce di essere sacra là dove inizia quella altrui non si può schematizzare con quell'orribile proverbio suburbano che recita «Good Fences Make Good Neighbors». Perché appunto il mondo suburbano possiamo allargarlo all'infinito per un secolo come successo di fatto, ma difficilmente si sostituirà al mondo vero e proprio. La suddivisione in lotti può essere un espediente tecnico-amministrativo, ottimo, funzionale, efficiente, ma da lì a prefigurare tutto l'universo come sequenza di steccati bianchi con la cassetta della posta, a cui ne segue un altro con un altro cognome sulla cassetta, e così via all'infinito, non funziona. Quell'altro modo di dire che parla di un «Buio oltre la siepe» dovrebbe avvertirci del rischio: la libertà che finisce per lasciar posto a un'altra libertà non descrive adeguatamente, se non teniamo conto perlomeno di quel gigantesco spazio intermedio «grigio» e oggettivamente conflittuale che è lo spazio comune, il tempo comune, l'ambito comune. Vale per la strada, il cortile, l'aria, la piazza, l'etere, il diritto, un sacco di roba insomma. E vale sia per chi anarcoliberista delle barzellette se lo immagina davvero, quel mondo distopico delle scatolette incomunicanti, sia per chi pur in buona fede, gli steccati bianchi troppo spesso li salta straparlando di «riappropriazioni». Vale anche per me che mi permetto troppe libertà nel raccattare cartacce rubando il lavoro ad altri che non lo fanno. Che vita complicata ci tocca.

La Città Conquistatrice Spazio Pubblico 

Si parla di

Il Cittadino Proprietario e il Bene Comune

Today è in caricamento