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Giovedì, 25 Aprile 2024
Città conquistatrice

Città conquistatrice

A cura di Fabrizio Bottini

Conservazionismo antielettrico del terzo millennio

L'opposizione ai progetti urbani, che fosse opposizione di interessi (altri operatori, altri progettisti, altre scuole di pensiero) oppure di tipo popolare, a ispirazione vuoi ambientale vuoi egoistica conservatrice dello status quo, è sempre stata un ottimo catalizzatore di idee innovative, sia nei termini del merito dei progetti e dei processi decisionali, sia in quello delle vere e proprie «culture dell'opposizione» che così si vengono a definire e perfezionare, con un proprio profilo politico complesso. Una complessità che però pare tendenzialmente diminuire man mano come spesso avviene ai nostri giorni quell'opposizione si radicalizza in termini del tutto sproporzionati, al punto da apparire completamente estranea al contesto dentro cui si manifesta, e facente riferimento ad altro ordine di questioni. Lo si nota nei toni e strumenti della contestazione, come accaduto in alcuni casi macroscopici nazionali, dove esattamente l'insistere su quei toni (e ovviamente nei metodi ad essi coerenti) e argomentazioni finisce quasi per favorire la proposta che si dice di contestare. Come nel caso della smisurata torre progettata da qualcuno sulle sponde della Laguna di Venezia, la cui inadeguatezza era molto evidentemente tecnico-normativa, il che non ha assolutamente distolto ampi settori culturali dal puntare tutto e più di tutto sulla contestazione estetica, quasi indebolendo il punto più forte dell'opposizione, poi rivelatosi legalmente vincente. Ma accade anche in altri casi meno vistosi.

Mi è capitato qualche giorno fa di passare davanti a uno striscione che contestava un progetto milanese, una vicenda in corso da tempo e che ora parrebbe avviata a risolversi con una approvazione definitiva. Si tratta del «Giardino dei Giusti» al Parco Monte Stella, le cui trasformazioni erano state in un primo tempo bloccate in quanto invasive e ad elevato impatto ambientale. Oggi un altro progetto parrebbe aver ridotto l'artificializzazione e «sottrazione di parco», ma una parte dei contestatori insiste, e convoca un presidio manifestazione contro (cito letteralmente dallo striscione e manifesto): ruspe, cemento, acciaio, bitume, cabine elettriche. Cabine elettriche? Bitume? Che linguaggio è mai questo? Ora, è sicuro che macchine e materiali da costruzione siano oltre al luogo la materia essenziale di qualsivoglia trasformazione, ma messi così questi «argomenti di contestazione» da un lato fanno pensare a qualcosa di mostruoso, gigantesco, opprimente, senza alcun riscontro con la realtà, dall'altro evocano un radicalismo vagamente retrotopico dove da un lato esiste lo stato naturale originario, dall'altro tutte le forze del male coalizzate per obliterarlo. Ma con il nominare le cabine elettriche si scivola decisamente nel tragicomico.

Vero: anche una struttura piccola come la cabina elettrica se mal posizionata può far danni estetici, o rendere difficile un passaggio, o compromettere il drenaggio e quindi la vegetazione, e via dicendo. Ma restando al linguaggio, a ciò che volontariamente o meno evoca, qui sembra di leggere davvero «no elettricità». Curioso che negli stessi giorni un comitato si stia opponendo all'illuminazione in un altro parco, perché interferirebbe con le lucciole (mentre i lampioni magari interferirebbero con qualche problema di sicurezza). Facile evocare quel modo di dire piuttosto sprezzante di certi risoluti modernizzatori forzati a furia di grandi opere di dubbia utilità, quando insultano: «voi vorreste tornare a vivere a lume di candela», ovvero senza elettricità e relative cabine, senza smartphone su cui scambiarsi le opinioni sul cemento dilagante, e organizzarsi per il prossimo presidio che dice un forte NO. Ma a cosa? Forse prevalentemente a demoni interiori, rovelli personali del tutto degni di rispetto, per carità, ma che una volta rovesciati sul territorio meglio farebbero ad esprimersi diversamente. Nel loro stesso interesse, oltre che in quello della città.

La Città Conquistatrice – NIMBY 

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