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Giovedì, 25 Aprile 2024
Città conquistatrice

Città conquistatrice

A cura di Fabrizio Bottini

Valle a capire le donne in città

I grandi spazi metropolitani sono poco abitabili perché sono costruiti e gestiti senza la competenza di una casalinga. Suonava più o meno così, la tesi della sociologa britannica L.E. White in un interessante saggio degli anni '50, scritto proprio durante la realizzazione del più grande progetto urbanistico e sociale del secondo dopoguerra: le città nuove, che ancora oggi fra revival e patacche di qualche politico in cerca di visibilità continuano ad essere all'ordine del giorno. 

Sosteneva, la sociologa, non solo che l'approccio dei pianificatori e architetti tradizionali trascurava spocchiosamente tutte le discipline non strettamente tecniche (e principalmente quella a cui apparteneva la studiosa), ma anche e soprattutto che lo specifico apporto di un punto di vista femminile sarebbe stato la chiave per un salto di qualità epocale nell'idea di città moderna.

L'esempio più classico era quello della famosa Cucina di Francoforte, Frankfurter Küche progettata negli anni '20 per alzare la qualità degli alloggi popolari, e che era stata poi la traccia per una riorganizzazione razionalista dell'intero spazio del quartiere. Era accaduto però che il passaggio dal buon senso pratico femminile attraverso la logica del taylorismo scientifico di fabbrica, avesse trasformato la specificità dell'approccio originario in un metodo piuttosto meccanico, portando via via a tutte quegli automatismi e contraddizioni che un'altra donna, Jane Jacobs, doveva stigmatizzare sempre a fine anni '50 negli immensi quartieri modernisti Usa, anticipandone di parecchio la crisi reale, esplosa letteralmente con le cariche di dinamite negli anni '70.

Ancora oggi l'approccio femminile contro i meccanicismi della metropoli contemporanea cerca proprie strade, di lettura e intervento, il cui ultimo prodotto nel nostro paese è la Carta italiana della mobilità delle donne. Focalizzata come si intuisce sulle tematiche del trasporto, specie per quanto riguarda la sicurezza, la Carta tocca però obbligatoriamente anche molti altri aspetti, dalla qualità dello spazio pubblico alla formazione delle decisioni che toccano la vita quotidiana del cittadino. 

La questione è: si può a partire da una questione settoriale, come era quella della cucina economica negli anni '20, sviluppare un pensiero organico che riesca poi a permeare di sé l'intera cultura urbana? Una domanda centrale, nel secolo dell'urbanizzazione planetaria.

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