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Giovedì, 25 Aprile 2024
Città conquistatrice

Città conquistatrice

A cura di Fabrizio Bottini

Il centro commerciale virtuale del terzo millennio

Non è affatto vero che l'esercente dell'angolo sia buono, e il consiglio di amministrazione della grande catena di supermercati composto da squali sanguinari. O meglio, anche se schematizzando al massimo, si può dire che come facilmente immaginabile i buoni e i cattivi abbondino egualmente sia dietro i grembiuli del signor e della signora Rossi all'angolo, sia nelle rarefatte atmosfere di qualche riunione strategica. In fondo, il manifestarsi o meno dell'uno o dell'altro aspetto dipende dai comportamenti del cittadino consumatore: se non ci fosse lui non esisterebbero neppure gli altri. La grande, grandissima distribuzione commerciale, nasce storicamente in alternativa alla classica bottega sfruttando sostanzialmente un metodo di organizzazione industriale in grado di garantire prezzi ragionevolmente bassi, o che si ritengono tali, e uno standard riconoscibile senza troppi problemi ovunque. Aggiungiamoci, per soprannumero ma non troppo, la classica configurazione spaziale automobilistica a scatolone con parcheggio, assunta sul nascere, e che rappresenta uno degli adattamenti vincenti di questa organizzazione para-industriale all'ambiente suburbano, a unire una forma simile a quella della fabbrica all'offerta più comoda per chi è di passaggio. Dato che quello stile di vita era all'epoca quello più sognato da tutti (la casetta nel verde, l'auto di famiglia, più consumi possibili), ne è discesa l'esplosione del modello, e la crisi di quello precedente.

Non si è staccato a caso, il tipo di organizzazione para-industriale dalle forme dei negozi suburbani, perché quanto sta accadendo oggi nel mondo della distribuzione commerciale merita di sicuro la nostra attenzione. Nel mercato statunitense, in piena ripresa dopo la crisi economica e come sempre anticipatore di tendenze, pare che i giganti degli scatoloni non vogliano più essere tali, o almeno non solo. Il mondo si sta urbanizzando negli stili di vita, i giovani pare non sognino più villette, automobili, fine settimana in fila sullo svincolo autostradale ammirando le insegne al neon, e l'offerta prova a adeguarsi, facendo quel che ha sempre fatto: insegue i nuovi gusti. Il modello però non è esattamente quello dei coniugi Rossi dietro il loro bancone all'angolo del quartiere, anche se un pochino ne riprende certe caratteristiche, perché il gigante si frammenta in unità più piccole, molto più piccole, ma pur sempre gigante virtuale resta. Lo faceva anche prima del resto: un grosso scatolone coi piazzali a parcheggio di fianco alla superstrada, dove si comprano confezioni da dieci litri o mezzo chilo, si può idealmente dividere in venti ambienti da via urbana che offrono confezioni da una sola persona per un solo pasto, eccetera. Il resto segue, ovvero ci si potrà arrivare facilmente in bicicletta o col tram, abitando molto più vicini in un palazzo con tanti appartamenti, il magazzino sarà in un cortiletto interno e non una struttura gigantesca lungo l'autostrada, l'insegna verrà montata magari sotto il balcone di ferro battuto dell'appartamento soprastante, e non sarà vistosa come quella del centro commerciale in mezzo al nulla.

Ma dentro, e dentro il nostro portafoglio, e in quei prolungamenti non spaziali ma essenziali che sono la pubblicità, la promozione, i rapporti coi media, coi nostri stili di vita scelti o condizionati, tutto assomiglierà maledettamente a prima. Oppure no? Nel senso che diventerà proprio difficile, al netto dell'assenza di scatoloni, parcheggi, impatti ambientali, consumo di suolo, dare corpo e definizione lampante al concetto di grande operatore cattivo contro piccolo operatore buono, esercente locale tradizionale sempre positivo e auspicabile, e marchio multinazionale concentrato di nefandezze. Oppure, ripensandoci un istante, forse si potrebbe iniziare a leggere le cose in modo più critico e intelligente, separando il contenitore dal contenuto, e distinguendo le giuste osservazioni all'iceberg incombente, da quelle alla piccola punta che si vede, di quell'iceberg. E poi cominciando a scoprire anche certi aspetti negativi del nostro “amico” esercente locale dell'angolo, quello che si oppone violentemente a qualsiasi innovazione, che riguardi il fisco, i metodi di pagamento, il traffico (le lotte strenue contro le pedonalizzazioni o le piste ciclabili). Insomma, cominciare a capire se quello che non ci piace sono i concetti filosofici, oppure i loro effetti sulla nostra vita. Non è una cosa da poco, anzi assomiglia parecchio all'intuizione di Matrix.

Su La Città Conquistatrice molti altri contributi sia sul tema del Commercio Urbano che su quello dello Shopping Mall scatolone extraurbano
 

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