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Venerdì, 29 Marzo 2024
Città conquistatrice

Città conquistatrice

A cura di Fabrizio Bottini

Il Complotto del Veicolo

Cosa pensereste se qualcuno nelle istituzioni iniziasse seriamente a sviluppare l'iniziativa per rendere obbligatoria patente, targa, assicurazione, casco, antifurti e altri ammennicoli tecnico burocratici ai pattini a rotelle? Pensereste a chiamare l'ambulanza, ecco cosa. Oppure a domandarvi a quale interesse particolare ha deciso di dedicare la propria azione politica, perché al di fuori di un misterioso lobbismo ovviamente non ha alcun senso scoraggiare così con tutta quella serie di stupide regolamentazioni un piccolo attrezzo di mobilità urbana, sportiva e non. Ma singolarmente non è successo nulla del genere quando si è provata la medesima operazione con le biciclette, o più recentemente coi monopattini: perché? Evidentemente qualcuno è riuscito a far passare l'idea che una cosa su ruote debba essere per forza un veicolo, da trattare secondo la filiera che ben conosciamo da un secolo di mobilità automobilistica, incluse proprie specifiche e dedicate strade, coi loro svincoli, interfaccia, ponti, tunnel. Una madornale sciocchezza se ci teniamo davanti agli occhi ben in luce l'oggetto vero nella sua forma essenziale, ovvero la tavoletta a due o tre ruote con manubrio dei bambini al parco o all'uscita dell'asilo. Certo quelle specie di mostri a motore elettrico pesanti veloci pieni di lucette sono ben altra cosa, ma anche quello discende dal medesimo processo di distorsione, percettiva e dell'utente.

In sostanza «il mercato» alla ricerca di qualcosa di alternativo ai soliti inquinanti veicoli a motore a scoppio e quattro ruote per andare da casa all'ufficio alla fin fino non è riuscito a concepire altro che altri veicoli, pare meno inquinanti e che di ruote ne hanno solo due, ma per il resto paiono grosso modo identici, anche agli occhi del legislatore, perché non dovrebbero? L'utente senza pensarci troppo si allinea subito, e del resto è andato in macchina fino a poco prima, gli viene spontaneo ripetere tutto identico, inclusi vari tic comportamentali, e aggiungercene altri «trasgressivi» come infilarsi su ciclabili o marciapiedi, suscitando le ire dei pedoni e le richieste di stretta regolamentare. A cui però nessuno aveva mai pensato quando le medesime cose le facevano (e ancora le fanno) gli skateboard. E il motivo è ovvio: impossibile considerare veicolo una tavoletta con le ruote, molto più simile ai pattini a rotelle di quanto succeda con un veicolo a motore classico, e le regolamentazioni o repressioni richieste saranno sui comportamenti più che sull'oggetto in sé. Ma torniamo alla campagna spontanea per il monopattino veicolo: che scenari propone? Propone in sostanza di vanificare tutti gli onesti tentativi (un po' alla cieca, diciamocelo) per cercare l'ennesimo percorso più sostenibile e meno inquinante alla mobilità urbana, producendo invece un comparto commerciale analogo a quello dei ciclomotori o degli scooter o dei Suv, salvo il fatto che non produce fumi, o li sposta dalla città alle filiere produttive o energetiche.

Difficile qui rispondere alla domanda classica «ma come se ne esce». Salvo ribadire gli aspetti positivi che pure ci sono, alla luce dell'esperienza e anche del «complotto veicolare» subito, però ponendosi davvero filosoficamente la questione veicolo si veicolo no che sta alla base di tutta la polemica e la distorsione. Il monopattino appartiene nella sua forma primigenia alla famiglia del pedone accelerabile, un accessorio che in forma proprietaria ed essenziale si porta sotto braccio ripiegato ovunque con sé, e nella forma ibrida condivisa si preleva e si deposita a due estremità di breve percorso urbano, tra due destinazioni e/o intermedio tra due utenze di veicolo (per esempio le fermate del trasporto pubblico se due linee non si incrociano da sole). Se con quella indebita classificazione, modo di produzione e commercializzazione, utenza, idea di percorsi dedicati, si esce bruscamente dal concetto di accessorio del pedone ponendo le premesse per patente targa assicurazione e altre regole, si esce anche contemporaneamente da ogni idea di mobilità alternativa, e una pubblica amministrazione consapevole dovrebbe agire di conseguenza. In primo luogo mettendo chiari limiti a cosa promuovere sostenere convenzionare, attrezzare di spazi e servizi: tra il monopattino primigenio (magari attrezzato di piccolo propulsore elettrico ma dentro minimi limiti di potenza e portabilità) e certe astronavi spacciate come tali sia in proprietà che in condivisione, c'è la stessa differenza che fra la bicicletta del nonno e una moto da corsa. Riconosciamo quello e si chiarirà l'equivoco del nome, poi tutto il resto.

La Città Conquistatrice – Mobilità Dolce 

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