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Giovedì, 25 Aprile 2024
Città conquistatrice

Città conquistatrice

A cura di Fabrizio Bottini

Il consenso e le trasformazioni urbane

Qualche giorno fa mi è successa una cosa a dir poco curiosa. Ho trovato nella casella email quello che mi pareva un messaggio automatico del sistema comunale del Bilancio Partecipativo. Strano, ho pensato lì per lì: da quel sistema mi sono cancellato da tempo, per giunta arrabbiatissimo perché mi sentivo bellamente preso per i fondelli, che vorranno ancora? Una partecipazione a un sondaggio su chi non partecipa più? Poi ho letto il messaggio, e la perplessità è aumentata a dismisura: caro concittadino – mi spiegava accorato – sono uno dei proponenti dei progetti che hanno concorso nell'ultima tornata, purtroppo senza successo, al finanziamento comunale, dato che intendo ripresentarlo, e che tu l'hai votato (era possibile esprimere tre preferenze), potresti collaborare con suggerimenti e altro sostegno preventivo? Eh no, mi sono detto, qui siamo piuttosto fuori da qualunque logica di partecipazione per quanto distorta, e ben dentro a una surreale forma di clientelismo politico urbano da pianerottolo!

Perché io, come tutti gli altri, le decine di progetti di panchine, piste ciclabili, servizi, arredi e altro, li ho scorsi anonimamente sulla piattaforma presumo laboriosamente predisposta dall'Amministrazione, registrando i miei dati per motivi tecnici e nell'ambito dei normali criteri di privacy. Anzi ricordo precisamente che in un solo caso, e non era questo della email, ho ricevuto per canali esterni a quelli istituzionali un invito a votare un certo progetto che si riteneva importante per la mia zona di residenza. Chi ha dato il mio recapito di votante – casuale, non me ne ricordavo neppure in realtà – a questo signore, e solo a lui, cavandolo discrezionalmente dalla banca dati che credevo riservata e dedicata alle sole informazioni di processo istituzionale? Devo aspettarmi in futuro altri commerci sottobanco del mio profilo di partecipante a questo o quel tema cittadino? E le cose non finiscono neppure qui, perché in contemporanea la medesima «piattaforma elettronica» sta operando su un altro piano decisamente ideologico e altamente discrezionale.

In ballo, una grossa strategia urbana, di quelle che possono interessare i cittadini, intesi sia come singoli localmente che come collettività più in generale e sul lungo periodo, e che però viene spezzettata in modo strumentale a fettine, dicono per «renderla più comprensibile». Lodevole intento, certo, quello di presentare gli effetti concreti e tangibili nel quotidiano, ma così come è inconcepibile presentare un'autostrada riassumendola in cento metri di guard rail in rilevato davanti al portone di casa, allo stesso modo appare strumentale, disonesto, ideologico, antidemocratico, chiedere il consenso agli abitanti di singole zone per le piccole trasformazioni locali indotte da un grande progetto cittadino, e poi sommare aritmeticamente quei consensi, presentandoli come approvazione collettiva della grande opera. Sembra davvero una squallida operazione di broglio elettorale, o frode, roba da tribunali, e invece è quanto sta accadendo oggi, sotto i nostri occhi, con certi «processi partecipativi» pilotati davvero male, e finalizzati a rivendere decisioni già prese in altra sede, anziché coinvolgere davvero i cittadini nel processo. Per forza poi nascono tanti comitati nimby.

Su La Città Conquistatrice, le raccolte di articoli su Nimby e quello complementare della Partecipazione

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