rotate-mobile
Giovedì, 28 Marzo 2024
Città conquistatrice

Città conquistatrice

A cura di Fabrizio Bottini

Il dettaglio tecnico lo guardiamo dopo

Sono cresciuto in un ambiente di progettisti meccanici imparando a detestare certi atteggiamenti e abitudini. Fin da piccolo vedevo girare ovunque dettagli – a disegno o modello spaccato – di ingranaggi, catene, pulegge, collegamenti, telai, la cui finalità reale, ovvero la macchina o struttura dentro cui dovevano svolgere a regime il proprio ruolo, era per i non addetti ai lavori solo una specie di dogma di fede: il Pezzo A serve alla Funzione B dentro il Complesso C. A parte provare a immaginarselo tutto l'insieme, come si faceva col paradiso sollevando lo sguardo su qualche affresco di chiesa annoiati durante le funzioni, ci poteva essere solo la speranza di crescere, magari diventare tecnici a propria volta, e finalmente essere ammessi alla Conoscenza. Avendo per fatti miei imboccato altre strade formative, se non altro sono arrivato a capire, o almeno provarci con qualche logica, i difetti (forse allora inevitabili con gli strumenti mediamente a disposizione) di quella comunicazione tra settore tecnico e ambito produttivo industriale, di quei progettisti che ti mostravano orgogliosi il proprio «disegno del capannone» dentro cui quel capannone tu non riuscivi proprio a vederlo, smarrito dentro dettagli in scala 1:1 o maggiore di chiodature, incastri, sezioni, giunti. Senza la Fede a sorreggerti, invece di un capannone dentro lì ti poteva anche capitare di leggerci una presa per i fondelli, o un astruso hocus pocus iniziatico che nascondeva la verità per motivi suoi.

Mi è tornato in mente, questo senso di smarrimento, davanti ai comunicati entusiasti con cui la mia amministrazione comunale informa quasi quotidianamente la cittadinanza, sui progressi del proprio «programma di forestazione» cittadino e metropolitano, a scopi climatici, di abitabilità, di riqualificazione del sistema a verde. Ricordano, quei comunicati, i disegni di dettagli tecnici che vedevo girare per casa nell'infanzia, o magari certi comunicati dell'amministratore di condominio, o il preventivo di un artigiano per dei lavori in casa. Consistono in una lista dettagliatissima di singoli alberi, organizzati per zone e specie (in denominazione corrente e in latino come nei cataloghi): dieci «Acer Negundi» in fila qui, cinque «Carpinus Betulus» sparsi di là, «Alnus Glutinosa» assortiti sparsi, e via dicendo. E come per quei remoti schizzi e sezioni di nodi e pulegge, il cittadino comune deve credere per fede che poi il singolo componente formi qualcosa di visibile e tangibile, l'angolo della sosta e ombra, il giardinetto con le panchine, il parco dove si corre e si fa il picnic, figurarsi il «polmone verde della metropoli» che purifica l'aria, combatte le ondate di calore, favorisce la circolazione di specie vegetali e animali … Tutto questo bisogna immaginarselo, un po' come la vita serena nel condominio con le facciate rifatte grazie alla tabella di preventivo dell'Amministratore. E però arrivare a immaginarsi la città riforestata e sostenibile è un po' più complicato.

Ora, perché la pubblica amministrazione non imita nelle cose migliori gli interessi privati che tanto bene si coltivano da soli? Quando vogliono venderci qualcosa, convincerci di qualcosa, farci diventare supporter di qualcosa, ecco una bella immagine, realistica ma assai riassuntiva, della loro proposta. Come i rendering di architettura con gli alberelli, il sole che tramonta, la gente a passeggio all'ombra di torri scintillanti. Non ci mostrano certo l'elenco dei mattoni, dei cordoli di pietra o dei serramenti di alluminio, no? Quelli possono venire poi, per chi chiede di saperne di più in dettaglio, tecnicamente, una volta colto il disegno generale. E lo stesso può e dovrebbe succedere con una cosa tanto importante come la realizzazione pratica di un sistema di verde pubblico per «infrastrutture continue» a svolgere funzioni ambientali e climatiche: che forma ha rispetto ai quartieri, quanto è continuo, quanto si collega alle zone agricole esterne, oppure forma piccoli nuclei sparsi abbastanza autonomi nel cuore dei quartieri? Questo, ci aiuta a cogliere l'idea di fondo, e certo poi la possiamo anche approfondire studiandoci tutta la storia del «Carpinus Betulus» dalla pittura tradizionale alla landscape architecture contemporanea. Anzi probabilmente quei disegni in sostanza già ci sono, salvo sistemarli in forme un po' più semplici da divulgare: cosa state aspettando? Siamo positivamente curiosi di capire come ci state proteggendo dal clima che cambia.

La Città Conquistatrice – Verde Urbano

Si parla di

Il dettaglio tecnico lo guardiamo dopo

Today è in caricamento