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Giovedì, 18 Aprile 2024
Città conquistatrice

Città conquistatrice

A cura di Fabrizio Bottini

La narrazione conservatrice e progressista delle politiche urbane

In fondo lo sappiamo tutti che esiste una idea di sicurezza di destra e una di sinistra, e che queste idee non corrispondono neppure a sigle di partiti o linee politiche generali. La città ordine e decoro borghese più conservatrice (ideale o tangibile in realtà poi conta poco) dell'approccio più conservatore, i controlli di polizia, alcune regole convenzionali di comportamento e atteggiamento auspicato accettato o non tollerato assolutamente. Soprattutto una notevole sovrapposizione tra la cosiddetta sicurezza percepita, ovvero ciò che corrisponde a quelle regole, e quella reale che in sostanza significa assenza di violazioni di codici e norme.

Mentre l'idea di sicurezza più progressista appare al tempo stesso ampia, elastica, articolata. Ampia perché si estende specificamente a molti soggetti ciascuno considerato nella propria interazione con l'ambiente e con le proprie debolezze, per esempio gli utenti della strada, o i bambini, o chi fruisce di determinati spazi-servizi o ci opera professionalmente. Elastica e articolata perché stabilisce una sorta di insicurezza-incertezza fisiologica tollerabile, e al contrario di quella conservatrice si fa quasi punto d'onore di distinguere in linea di principio e nelle pratiche il puro disagio da anomalia percepita dalla insicurezza vera e propria. Che operativamente divide poi i compiti di «forze dell'ordine», ovvero di chi in qualche modo ripristina la normalità, tra cittadini, responsabili di servizi urbani vari, e polizie vere e proprie che controllano e reprimono.

Curiosamente la separazione netta tra disordine percepito e vere e proprie trasgressioni sanzionabili, ovvero tra la cosiddetta sicurezza percepita e la cosiddetta sicurezza reale, ha origini recenti nella stessa «Teoria della finestra rotta e sicurezza nei quartieri» considerata invece all'origine delle politiche repressive più poliziesche e conservatrici. Che nasceva dall'esigenza molto empirica di una crisi di finanziamento della polizia addetta all'ordine pubblico locale e pattugliamento: come sfruttare al meglio le poche risorse? Facendo sì che operassero là dove e quando effettivamente c'era qualcosa da controllare prevenire reprimere, e non dove il semplice disordine anomalia o pura diversità (di soggetti comportamenti ambienti) potevano allarmare la sensibilità conservatrice e discriminatrice di qualche perbenista fuori tempo magari lievemente razzista. Una volta distinti i due ambiti, del disordine-anomalia e del reato, toccava implicitamente ai cittadini in quanto tali e ai servizi a loro rivolti (quelli ambientali sanitari e in genere urbani) risolvere quelle questioni, ed eventualmente richiedere il sostegno delle forze dell'ordine.

E qui entra in campo l'ultima considerazione tutta italiana che vede in anni abbastanza recenti l'istituzione degli Assessorati Municipali alla Sicurezza, a volte addirittura riprodotti in scala minore in certi organismi di decentramento amministrativo di zona o quartiere. E dove si riproduce pari pari l'articolazione destra-sinistra progresso-conservazione-reazione da cui partono queste note. Perché nei due atteggiamenti contrapposti vediamo (o dovremmo e vorremmo vedere) da un lato una aspirazione poliziesco repressiva impropria del governo locale, che americaneggiando all'eccesso vorrebbe vigili urbani Rambo armati fino ai denti entrare sgommando nel film d'azione in cui certo immaginario inquadra quartieri di periferia, parchi e spazi pubblici di incontro. Dall'altro una assunzione organizzata del concetto di cittadinanza attiva, che soprattutto educa, sostiene l'adattamento degli spazi cittadini ai migliori requisiti di sicurezza generale (sicurezza è anche potersi muovere senza rischi), contesti socio-sanitari, accessibilità. E naturalmente tenendo sempre comunque aperto il canale del collegamento con la «polizia vera» se e quando se ne rileva la necessità per riconosciute ragioni. Diciamo che fa un po' cascare le braccia quando qualche Assessore dichiaratamente progressista, indipendentemente dalle azioni pratiche messe in campo che di solito stanno sempre in quell'ambito di cittadinanza attiva, si atteggia nel linguaggio a un Ispettore Callaghan fuori tempo. Non fa neppure sorridere e probabilmente non si guadagnerà nemmeno i consensi di chi a cose truci come «Coraggio, Fatti Ammazzare!» purtroppo ci crede davvero.

La Città Conquistatrice – Sicurezza Urbana

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