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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Città conquistatrice

Città conquistatrice

A cura di Fabrizio Bottini

La rana, lo scorpione e lo standard a parcheggio

A quanto pare fa ancora molto notizia quella particolare forma di infanticidio dell'investimento in auto di un piccolo familiare mentre si fa manovra. Ma che naturalmente all'infanticidio non viene affatto socialmente assimilata, via via definita tragico ineluttabile destino, errore psico-comportamentale dalle conseguenze imprevedibili, tema certamente etico ma da maneggiare con cautela scientifica e politica. Forse è l'ultimo termine di «politica» a inquadrare la faccenda nel migliore dei modi: stratificazione complessa di poteri, decisioni, adattamenti errori e correzioni nel tempo, a partire dalla fiaba del piccolo villaggio da cui sempre tutto nasce nelle fiabe o narrazioni. Dunque c'è il villaggio con le casette dai comignoli fumanti, le mamme che preparano il pranzo i papà che tornano dai campi col carretto sul calar del sole e i bambini che giocano scorrazzando tra la strada le aie e i giardini. All'improvviso interrompendo la pace agreste il cielo si fa nero e dalle nubi scendono minacciose ciminiere locomotive automobili e autostrade a sconvolgere l'esistenza: inevitabile che qualcuno si faccia del male, a partire dai bambini, che con tutta la prudenza comportamentale dei loro genitori nonni parenti non potevano certo prevedere. Giusto? Ovviamente no, come abbiamo già capito tutti: sbagliato, sbagliatissimo, le cose non sono affatto andate così.

Torniamo al via e proviamo a ripartire con un minimo di criterio guardando le cose più da vicino e sistematicamente. Anche prendendo per buono il villaggio felice con le famiglie agresti serene, la comparsa dell'automobile che travolge il pupo in manovra è assai più graduale e consapevolmente manovrata, sia dai parenti che da altri soggetti, pubblici e privati, a cui possiamo tranquillamente distribuire le colpe delle azioni e delle omissioni. Il primissimo colpevole è chi, quando già le ciminiere e le locomotive e le caldaie sbuffanti si sono disegnate da sole le forme della città moderna, insiste nel riproporre quella forma di villaggio agreste anti-meccanico, troppo morbida per resistere alle pressioni della macchina. Le quali pressioni sfondano ovviamente prima il concetto di strada, e poi aiutate dall'estro di qualche progettista a suo modo intelligente e preveggente, dilagano nell'aia e nel giardino. Il modello si chiama «Runcorn Layout» o più in generale «Cul-de-sac». La prima definizione riguarda il progetto che l'architetto Henry Wright perfeziona per il villaggio unità di vicinato di Runcorn, New Jersey, a fine anni '20 del secolo scorso, adattando le sezioni di «aia» modernizzata del suo ideale maestro Raymond Unwin (fotocopiate da un villaggio ideale) alle esigenze di un autoveicolo che si avvicina all'ingresso posteriore di una schiera di cottage. Cul-de-sac sarà poi la denominazione corrente, derivata dall'antico vicolo cieco, della riproduzione infinita di mercato immobiliare del Runcorn Layout, ovviamente schematizzato e peggiorato da progettisti del tutto inadeguati e regole imposte a casaccio.

Nasce così, in breve, quel sistema che nelle zone suburbane a villini o palazzine forma una via chiusa da una rotatoria a servizio di due file parallele di edifici. La via, la rotatoria, le immancabili piazzole di sosta standard previste dal Codice della Strada e dal piano regolatore, si confondono così percettivamente e praticamente con l'aia, il cortile, il giardino del villaggio, o del quartiere. I bambini ci giocano, ogni tanto qualcuno lo usa come spazio privato a tutti gli effetti personalizzandolo con una installazione temporanea, dal chiosco raccolta firme-fondi al furgone degli artigiani che la tira lunga coi lavori in casa. Ma sotto sotto, quel posto è diventato al 100% una carreggiata, dove semplicemente le auto non possono sfrecciare, ma comunque si muovono, come nella propria natura e nome. Come lo Scorpione della favola con la Rana attraversando il fiume, che anche in mezzo ai flutti e a rischio della propria vita non può fare a meno di pungere, l'Automobile si esprime nel cortile trasformato inconsapevolmente a strada anche riproducendo gli incidenti stradali. Stava scritto in fondo nel progetto urbanistico. Che forse storicamente dovremmo meditare, e correggere per quanto possiamo. In fondo non è diverso dal dibattito sulle armi, che quando entrano nei cassetti di una casa prima o poi vengono usate, bene o male dipende dal caso, ma sicuramente fuori luogo.

La Città Conquistatrice – Sardegna: una dispersione urbana virtuale

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La rana, lo scorpione e lo standard a parcheggio

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