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Giovedì, 28 Marzo 2024
Città conquistatrice

Città conquistatrice

A cura di Fabrizio Bottini

Le armi del terrorista urbano per caso

Nella convulsa giornata della scorsa settimana, in cui si accumulavano sulle prime pagine delle testate di informazione dati e spunti sull'ultimo attentato di Londra, si citava spesso correttamente – ma vedremo piuttosto impropriamente – il modello dell'auto sports utility vehicle scelto da Khalid Masood per attuare il suo sciagurato piano di strage. Da persona che ha da qualche anno rinunciato all'auto in proprietà per muoversi, ammetto di non essere molto addentro alle conoscenze di settore, quel genere di cose di cui si discute al bar sport il sabato mattina, magari con il proprio bolide ostentato in terza fila lì davanti.

Per chiarirmi le idee, così, sono andato a leggere su un sito specializzato in automobili, che aspetto avesse quella Hyundai Tucson 4x4, considerata tanto efficiente per falciare la folla sul ponte di Westminster. E tra gli scarni testi commerciali che accompagnavano la rassegne di foto, si leggeva nero su bianco che quella sarebbe per inciso «l’ultima arma della Casa coreana per combattere l’affollato segmento dei SUV compatti, il più agguerrito». Insomma il sostantivo arma, l'aggettivo agguerrito, la dichiarata e ostentata discendenza diretta di questa famiglia di veicoli dal mondo militare della offesa-difesa, non dovrebbero essere un mistero per nessuno. Ma proseguiamo su questa linea di ragionamento a partire da un altro, diverso spunto.

Terrore a Londra, attacco al Parlamento Britannico

Intervistato sulla dinamica e le radici dell'attentato londinese, il leggendario giallista (e consulente dei servizi segreti) britannico Frederick Forsyth, spiegava che oggi in fondo «Basta un singolo fanatico per trasformare un camion o un’auto in uno strumento di morte. È un mezzo semplice e letale. E non possiamo mettere al bando tutti i veicoli». Dilungandosi poi soprattutto su due aspetti evidentemente a lui molto cari: come si forma il fanatico, e quali sono le strategie militari per provare a neutralizzarlo. Sarà perché notoriamente molti giallisti tendono ad avere un approccio poliziottardo e assai conservatore a tutte le questioni criminali, sarà per esigenze di sintesi, ma il pur attento esperto di impero del male e armi per combatterlo qui rivelava una certa mentalità da National Rifle Association, secondo cui le armi sono parte della natura e le si considera un dato imprescindibile, fisso, indiscutibile. Mentre invece a noialtri progressisti pare da sempre che, anche a parità di precondizioni sociali e di contesto, un ottimo strumento di prevenzione e riduzione del danno sarebbe proprio concentrarsi sulle armi, la loro natura, la loro disponibilità come acqua fresca. E qui, guarda un po', spuntano nientemeno che le politiche urbane in senso stretto, anzi strettissimo.

Attacco a coltellate nel centro di Londra | Ansa

I due marchiani errori di prospettiva, o forse precise scelte di campo del giallista conservatore Forsyth, stanno chiaramente nero su bianco nelle sue risposte, rivediamole: 1) «Basta un fanatico per trasformare un’auto in uno strumento di morte»; 2) «Non possiamo mettere al bando tutti i veicoli». La prima è sbagliata proprio in termini di principio, perché a ben vedere non c'è affatto bisogno del fanatico, per trasformare un proiettile di metallo in un corpo contundente in grado di sfondare e lacerare, sta già tutto nella natura dell'oggetto, e ancor di più in quella versione corazzata dell'oggetto rappresentata dalla «Arma Suv per combattere nel suo agguerrito segmento», così come esplicitava il comunicato commerciale. La seconda affermazione contiene un genere di falsità forse più sottile, e tutta da interpretare. Perché abbastanza giustamente il giallista ci ricorda che siamo dentro una specie di scenario di guerriglia urbana, spazi e situazioni dove la mobilità veloce e i suoi ritmi non sono certo un optional: certo che no, non possiamo mettere al bando tutti i veicoli. Ma potremmo invece, applicando strumenti già operativi e di fatto storicamente quasi «inventati» proprio nella capitale britannica, mettere al bando tutti i veicoli a rischio di trasformarsi in una arma per i terroristi.

Londra 2005, 56 morti nell'attentato kamikaze rivendicato da Al Qaida

Il riferimento è al consolidato sistema di politica urbana della Congestion Charge, dove utilizzando pagamenti e controlli ci si pone proprio l'obiettivo di escludere certi veicoli, senza negare l'intrinseca organicità della mobilità veicolare metropolitana, il suo essere elemento indispensabile alla vita e al funzionamento della città. Le zone a traffico limitato, estendibili in teoria all'intero territorio, si basano proprio su un criterio di inclusione/esclusione, vuoi economico (entra chi paga), vuoi ambientale (entra chi non inquina), vuoi di altro tipo stabilito dall'autorità di governo.

Un tempo, nel Selvaggio West, verificato che la massima pericolosità nell'uso delle altrimenti indispensabili armi si manifestava nella concentrazione del centro abitato, o peggio ancora del saloon dove scorrevano fiumi di alcolici, i tutori dell'ordine pubblico avevano adottato un efficace sistema di Ztl: se vuoi entrare, lasci il canone parcheggiato all'esterno, e lo riprendi in uscita. Oggi, con le auto-arma letale, tecnologia e organizzazione moderne ci consentono di fare molto molto di più, mescolando esclusione di quelle più pericolose, e addomesticamento delle altre, attraverso vari strumenti, di riduzione della velocità (elettronico e di banale arredo urbano), di controllo remoto, dai sensori, all'identificazione personale del conducente già attiva nel comune car sharing, alle prossime tecnologie driverless. Insomma per una specie di automobile che segue le banalissime Leggi della robotica di Asimov, ci sono già tutte le premesse, basta metterle in pratica e avremo «Auto che non possono recar danno a un essere umano né permettere che un essere umano riceva danno. Auto che devono obbedire agli ordini impartiti dagli esseri umani, purché tali ordini non contravvengano alla Prima Legge». Tutto, si spera, con la collaborazione delle Case automobilistiche, e dei giallisti, naturalmente.

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