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Giovedì, 25 Aprile 2024
Città conquistatrice

Città conquistatrice

A cura di Fabrizio Bottini

Expo 2015: l'urbanistica conservatrice del terzo millennio

A Milano i comitati gridano vittoria perché è stata accantonata, pare definitivamente, la Via d'Acqua, uno dei grandi progettoni dell'Esposizione Universale che avrebbe ribaltato come un calzino l'assetto dell'intero corridoio metropolitano fra il sito e il cuore storico della città. Contemporaneamente, sui blog americani che si occupano di urbanistica e dintorni, circola da qualche giorno assai commentato un articolo di Sarah Laskow, “The quiet, massive rezoning of New York” (Capital, 24 febbraio 2014), dove si prova ad analizzare da un punto di vista inusuale la politica urbanistica portata avanti dall'amministrazione Bloomberg e dalla sua plenipotenziaria per le varianti, Amanda Burden, in anni e anni in cui pareva che le eventuali polemiche si orientassero a tutt'altro. 

I due casi, di Milano e New York, paiono curiosamente, anche se da prospettive assai diverse, convergere verso una specie di fuoco comune: la città conservatrice occidentale del terzo millennio. Tutto molto democratico, partecipativo, di base, naturale, ma che forse proprio per questo non può fare a meno di suscitare qualche accennato sollevamento di sopracciglia.

Cominciamo dall'analisi della Laskow, se non altro perché mette abbastanza in chiaro la faccenda: in modo strisciante, soprattutto a partire dalle grandi varianti urbanistiche periferiche, la forte attenzione a non toccare interessi consolidati di base (i proprietari, i comitati ecc.) ha prodotto complessivamente un processo di downzoning, di consolidamento dei tessuti esistenti diremmo noi, riducendo la vitalità urbana a piccole trasformazioni volumetriche e funzionali di alcuni corridoi nel segno del mixed-use assai alla moda. 

Questo blocco delle volumetrie, ovviamente assai apprezzato per esempio da tutti coloro che rischiavano di perdere per sempre una fettina di cielo, oscurata da una nuova massa edilizia, non risulta dai dati generali sulle trasformazioni urbane nella Grande Mela. Per intenderci, quelle cose che con molto risalto anche internazionale, con suggestive tavole infografiche, hanno salutato la fine mandato di Bloomberg. Perché lì spiccavano soprattutto le densificazioni centrali, i grattacieli delle archistar o altre operazioni di riqualificazione al rilancio come quella che ha coinvolto il nostro Renzo Piano nel campus Columbia a Harlem. 

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La tesi finale dell'articolo citato, è che oggi la nuova amministrazione de Blasio si ritrova con una situazione piuttosto ingessata nelle politiche che gli hanno fatto vincere le elezioni, ovvero la promessa di intervenire nella crisi delle abitazioni. L

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In breve, per chi non abbia mai sentito parlare del progetto Vie d'Acqua dell'Expo 2015, si trattava di un canale che dal sito espositivo, attraversando un lungo corridoio di quartieri residenziali periferici per diversi chilometri, andava a ricollegarsi in centro alla rete storica del Navigli. (...) Sia nel caso americano che in quello italiano, è prevalsa la volontà dei quartieri di conservare l'assetto consolidato, vuoi per quanto riguarda le densità edilizie oltre oceano, vuoi per quanto riguarda a Milano l'assetto dei parchi pubblici che sarebbe stato stravolto dal canale.

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