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Venerdì, 19 Aprile 2024
Città conquistatrice

Città conquistatrice

A cura di Fabrizio Bottini

Non vedi l'albero non vedi la foresta

C'è un modo di dire anglosassone piuttosto comune che recita «Can't See the Forest for the Trees» e che pur parlando di piante e boschi alla lettera, in realtà si riferisce al nostro comunissimo vizio di perderci dentro dettagli minuti, scordandoci del quadro generale. Perché come recita un altro detto, nei dettagli si nasconde il diavolo, pronto a trascinarci in basso nel gorgo di piccoli soggettivismi fini a sé stessi che non portano da nessuna parte. Ma quel modo di dire sugli alberi e il bosco, mi è capitato negli ultimi tempi di vederlo declinare proprio alla lettera, con gente così concentrata sui dettagli di un pezzo di corteccia da ignorare il resto del mondo che andava in malora lì accanto. Purtroppo va detto che questo strabismo di prospettiva fa parte di un vicolo cieco imboccato non da oggi dalla «partecipazione dei cittadini alle scelte pubbliche», e in particolare della sua altrettanto strabica gestione pubblica. Il cittadino comune per definizione manca di competenze particolari in ogni materia, e non basta dire che lui alla città ci abita dentro quale migliore esperto per giudicarne le qualità e fare proposte intelligenti: semplicemente anche al meglio quelle proposte «can't see the forest for the trees», si perdono nei dettagli scordandosi il quadro generale. Che quando parliamo di verde urbano-metropolitano si chiama mitigazione climatica, consumo di suolo, reti ecologiche, infrastrutture verdi, solo per citare alcuni aspetti. Qui invece tutto pare focalizzarsi su un singolo albero, di cui sono ovviamente espertissimi soprattutto i cagnolini che lo timbrano quotidianamente nel giretto, e gli amati padroni accompagnatori.

Capita che un bel giorno la gambetta alzata del festoso quadrupede domestico incontri aria fresca invece della avita corteccia, e sotto un mozzicone brutalmente tranciato a una spanna dall'asfalto: apriti cielo. L'accozzaglia di singoli comitati frontisti trova presto voce strutturata dal cugino in redazione locale che pur senza capire una cippa annusa piccolo scoop, accoppiandosi subito nell'annusatina al consigliere di opposizione a cui dell'albero non frega nulla ma vuoi mettere l'occasione per sputtanare la maggioranza su un tema delicato come l'ambiente e il clima? E partono le varie teorie del complotto automobilistico per trasformare l'Amazzonia locale nel piazzale coperchio di un centro commerciale sotterraneo segreto, o semplicemente per rivendere al cittadino dieci alberelli stenti e finti in virtuale sostituzione di quello vero sano e forte segato con la scusa di malattie e funghi inesistenti. Cosa è vero, cosa è falso? Boh. Il fatto è che molto probabilmente quella pianta abbattuta fa parte di un piano programma assai più ampio che va valutato in quanto tale, per capire se il taglio sia qualcosa di sgradevole ma indispensabile, oppure evitabile a certe condizioni, o davvero un errore da trascuratezza come sostengono in tanti con toni magari esasperati ma giustificati.

Il fatto è che a nessuno pare interessare quel piano più generale, la «visione strategica», per il semplice fatto che non ne conoscono l'esistenza, e le critiche di carattere generale (così si cambia il clima, ci soffocate con lo smog, deturpate inutilmente il paesaggio urbano …) sono solo l'originale visione soggettiva di Fufi sorpreso dall'assenza dell'albero abbattuto, proiettata a dimensione urbana. Già alle origini della partecipazione dei cittadini, più che il diritto all'intervento nei progetti c''era all'alba del '900 il dovere alla formazione: formazione specifica si badi bene, studio fin dalle scuole dell'obbligo di economia e amministrazione cittadina, discipline ambientali, urbanistica e così via. Niente di specializzato e troppo oneroso, ma sufficiente a capire quel che accade, posto che naturalmente anche la pubblica amministrazione renda disponibili informazioni e dati sin dal principio, ovvero che sia essa stessa davvero democratica e trasparente. Invece ci ritroviamo ancora oggi, un secolo e passa dopo, a doverci immaginare di sana pianta (trattandosi di piante pare comicamente logico) da dove diavolo sbuchi quel muratore o giardiniere o scavatrice intenti a sfasciarci il mondo davanti al naso. E gli uffici e gli assessori a ribadire che va tutto bene. Non è che valga anche per loro un pochino quel «Can't See the Forest for the Trees»?

La Città Conquistatrice – Partecipazione 

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