Paesaggio e Ambiente nella Costituzione. E nelle pratiche
Parecchi anni fa, quando l'uso corrente di personal computer e relativi software era cosa relativamente nuova e in continua rapidissima evoluzione, chi iniziava (volontariamente) a sperimentare quel nuovo metodo di lavoro e in fondo di vita era di solito persona curiosa delle novità e sempre aperta all'innovazione. Chiacchierando informalmente con dei colleghi che si occupavano anche di Valutazioni di Impatto Ambientale scoprivo però una curiosità: a fronte di un entusiasta continuo rinnovo di macchine accessori riferimenti sistemi, notavo una inspiegabile rigidità e passività per quanto riguardava il sistema di scrittura.
Come già detto, e a differenza di quanto succede oggi, all'epoca si susseguivano proposte di novità anche in quel campo, e pareva davvero strano che non se ne approfittasse. Ma come iniziai a capire da qualche bofonchiata ammissione di malavoglia, il problema non era affatto psicologico o culturale, e invece banalmente professionale ed economico. Agire professionalmente in quel campo (a sua volta agli inizi e in rapida evoluzione) significava saper maneggiare con sistematicità gli strumenti tecnici di produzione degli studi. Ovvero ostruirsi e gestirsi un «frame» ripetibile dentro cui via via riversare le variabili del caso specifico, dati, toponimi, osservazioni e via dicendo.
Quel Frame era stato laboriosamente costruito sull'esperienza dei primi lavori e perfezionato nel tempo, usando un sistema di scrittura specifico, che fungeva da palinsesto sopra il quale installare poi il Rapporto vero e proprio. Anche, se del caso, lavorando a colpi di «Sostituisci Tutto». Insomma la vera professionalità in fondo stava sedimentata là dentro come se si trattasse di un modulo precompilato.
Consumo di suolo
Il secondo aneddoto che vorrei raccontare invece che al mondo professionale ambientalista fa riferimento a quello della tutela e conservazione, con cui iniziamo ad avvicinarci al tema centrale di questa nota. All'epoca in cui si iniziava a parlare nel nostro Paese, sulla scorta di un pregresso dibattito europeo, di contenimento del consumo di suolo, accadde che per caso o coincidenza un ministro tecnico proponesse un Disegno di Legge legato alla propria competenza in Agricoltura.
La filosofia sottesa era quella che una questione ambientale si potesse collegare a doppio filo a chi di quell'ambiente e della sua vitalità campava e a volte prosperava, ovvero il mondo agricolo che sul suolo ci sta appoggiato e non vorrebbe ovviamente vederlo consumato. Incontrando immediatamente la stroncatura del mondo a dir poco corporativo-professionale degli urbanisti da sempre titolari e monopolisti degli unici Piani Territoriali tesi a qualche «argine al consumo di suolo», ma sulla base della Difesa del Paesaggio. Il ragionamento, letto dietro le rivendicazioni di principio, suonava quasi identico a quello dei Valutatori di Impatto Ambientale di cui sopra: noi lavoriamo da sempre così e se si cambiano criteri dovremmo o rinunciare o radicalmente e immediatamente ripensarci.
Conservazionismo e conservatorismo
Ed eccoci al terzo caso, di oggi, per nulla aneddotico, delle perplessità o decise opposizioni alla recente introduzione dell'Ambiente nella Costituzione italiana, modificando gli articoli 9 (Cultura Paesaggio Patrimonio Artistico) e 41 (Libertà economica). Riassumendo molto schematicamente con la conclusione di due giuristi che commentavano in senso negativo la riforma costituzionale in corso qualche mese fa, «chi ha a cuore il volto amato della Patria, dunque la tutela del paesaggio, non può non essere preoccupato per quest’incauta proposta di modifica del principio fondamentale costituzionale, utile solo a rafforzare il tentativo di spazzar via ogni plausibile e giustificata resistenza al dilagare incontrollato di invasivi impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili».
Ovvero da un lato si rivendica una sorta di ameno pari dignità negata del Paesaggio rispetto all'Ambiente, dall'altro e soprattutto si paventa una sorta di perdita di monopolio dei criteri estetici e paesaggistici nella Valutazione di Impatto delle Trasformazioni. Ovvero quella vera e propria procedura ripetibile di ogni ricorso contro le opere, battaglia locale di comitati e associazioni, consulenza tecnico-scientifica. Che come accaduto ai Programmi di scrittura o ai metodi di redazione di un Piano di contenimento del consumo di suolo, dovrebbe cambiare natura, metodi, obiettivi, adeguandosi all'innovazione. E a qualcuno questo appare come aborrito darwinismo sociale, inaccettabile Survival For The Fittest.
Riferimenti: Giuseppe Severini e Paolo Carpentieri, Sull’inutile, anzi dannosa modifica dell’articolo 9 della Costituzione https://www.giustiziainsieme.