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Mercoledì, 17 Aprile 2024
Città conquistatrice

Città conquistatrice

A cura di Fabrizio Bottini

Salute e città: ma te l'ha ordinato il dottore?

Detesto da sempre quel modo di dire che recita «a misura d'uomo» perché si presta a smisurate interpretazioni soggettive a partire dalla ovvia questione iniziale: quanto diavolo misurerà mai questo benedetto uomo? Soggetto difficilmente standardizzabile nonostante gli storici benintenzionati tentativi vitruviani leonardeschi o corbusieriani che dir si voglia. Tentativo che poi diventa puro quasi dichiarato sadismo quando a praticarlo è quel particolare tipo di potere totalitario di vita e di morte rappresentato dalla medicina modernista e industrialista. Un grande studioso interdisciplinare come il medico-storico Giorgio Cosmacini ci ha raccontato parte dell'evoluzione dei contenitori urbani della cura e della salute, dall'adattamento a scopi diversi di strutture concepite per altri scopi (di solito di convivenza disciplinata e controllata a qualche fine superiore a quelli individuali), fino alle strutture ottocentesche che corrispondono alla grande epoca di convergenza tra discipline sanitarie e ingegneristico-urbane. Quel tipo di ospedali di cui ancora oggi esistono brandelli qui e là, e che provano a fondere la nuova idea di salute, di medicina, e di architettura-urbanistica moderna. Ma poi arriva il modernismo, non solo architettonico peraltro.

Qualche giorno fa per ragioni personali di incidente e trasporto in ambulanza al Pronto Soccorso mi è capitato (per l'ennesima volta in realtà ma stavolta con qualche spunto critico in più come succede) di attraversare l'ordalia di quegli spazi della salute che in realtà finiscono per minarla. Conosciamo tutti quel modo di dire quando si vuole sarcasticamente stigmatizzare una azione assurda e sbagliata: "Ma te l'ha ordinato il dottore?". Ecco: l'ospedalone modernista ingegneristico industriale sadico a sua insaputa si può esattamente descrivere così, l'ha ordinato il dottore, improvvisandosi progettista come fanno certe signore ricche per matrimonio con la loro villa al mare strapazzando il povero architetto e sostituendosi a lui per tutto ciò che non è burocrazia o troppo tecnico di dettaglio. Il dottore ordina sulla base di quelle che considera le proprie esigenze di lavoro, e in ottima fede sarà anche convinto di chiedere spazi e strutture che aiutano la salute e la società. Ma ahimè per lui di salute e società capisce solo quei minuscoli segmenti che gli consentono la formazione, la specializzazione, l'esercizio professionale. E così da quella interazione squilibrata e del tutto autoritaria, nello stile della moglie dell'evasore e della sua villetta abusiva monstre con tavernetta glitterata, nasce la macchina tritatutto dell'ospedale modernista (e automobilista ma non dilunghiamoci sui caratteri urbani).

Si dice falansterio allucinante con riferimento abituale alle case popolari razionaliste in cui l'abitante viene trascinato per destino ineluttabile senza alternativa e possibilità di interazione dentro i vortici burocratici delle assegnazioni. Ma non si pensa mai a quanto tutto il meccanismo di estraneità da omino Tempi Moderni di Charlie Chaplin si possa a maggior ragione applicare ai cosiddetti spazi della salute, ingegneristicamente frantumati in ingranaggi/ambienti autoreferenziali in serie, un claustrofobico cubicolo dopo l'altro, senza alcuna relazione né con l'esterno né col complesso dell'obiettivo che in effetti dovrebbe essere al centro di tutto il baraccone: un ragionevole equilibrio tra salute e benessere umano-sociale, e comodità operativa di chi singolo e in gruppo ci lavora, là dentro e per quello scopo. Funzionalismo funzionale a cosa? È la stessa domanda che si posero i profeti della cosiddetta architettura postmoderna quasi mezzo secolo fa a ben vedere, e che forse dovrebbero porsi innanzitutto gli operatori sanitari di oggi, oltre che le loro involontarie vittime utenti. In fondo è la medesima questione che sottende sia i temi più complessi della medicina di territorio che dei servizi di prossimità "a misura d'uomo". Difficilissima da determinare e dunque più propensa alla valutazione pratica a spanne.

La Città Conquistatrice – Salute

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