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Venerdì, 29 Marzo 2024
Città conquistatrice

Città conquistatrice

A cura di Fabrizio Bottini

Scollamento tra politica e territorio?

L'innovativa pagina che la Casa della Cultura di Milano dedica alla «Città Bene Comune» ha il merito indiscusso di mettere le discussioni sui temi dell'architettura, dell'urbanistica, e più in generale delle discipline socio-spaziali, in una prospettiva quasi del tutto inedita. Innanzitutto perché si rivolge, come del resto altre iniziative analoghe online, a un pubblico più articolato di quello esclusivamente accademico-professionale legato a filo doppio a quelle tematiche, ma in particolare perché schiva il vicolo cieco di qualunque specializzazione senza nulla perdere in termini di contenuti e approfondimenti. Quello che mi permetto di chiamare qui «espediente», è un uso libero del classico strumento della recensione critica di libri di settore, che la redazione affida via via a interlocutori scelti altrettanto liberamente, perché esprimano un proprio parere. Parere che, a differenza delle classiche rubriche di recensioni, non viene richiesto necessariamente dentro la gabbia formale e di editing della recensione classica, ma che può essere interpretato da chi scrive così come ritiene più opportuno, dal riassunto dei contenuti salienti dal proprio punto di vista, a un vero e proprio saggio relativamente sganciato da questi ma non dal tema, ad altro ancora.

La disposizione sapiente nel tempo dei vari testi, del tutto indipendentemente dall'aggancio a nuove uscite o mode passeggere tra circoli autoreferenziali, consente così di agganciare e sintetizzare molto di quel che si muove sul tema «urbanizzazione», osservato sia culturalmente, che tecnicamente, che politicamente. Un pregio non da poco. Capita così di leggere davvero quasi di tutto in modo assai spontaneamente comparativo, e di avere i presupposti per inattese cortocircuitazioni, come quella capitata di recente al sottoscritto mentre leggeva un breve e apparentemente piuttosto didascalico saggio-recensione, di quelli che paiono affrontare il tema solo riassumendo i contenuti salienti di un testo dalla propria prospettiva. Non era affatto così, per via del testo e per via del recensore. Il libro era uno di quei densi resoconti di un Progetto di ricerca nazionale sul tema della post-metropoli, assetto del territorio e percezione sociale dello spazio legati sia all'urbanizzazione che alle comunicazioni.

Il recensore un ancora autorevole e ascoltato politico di lunghissimo corso, sin dalle origini molto impegnato, sul proprio versante, sui temi della cosiddetta «area vasta», del rapporto tra spazio della città e sviluppo socioeconomico, dell'intreccio fra investimenti, aspettative, società e crescita. Ne usciva un testo molto asciutto, relativamente breve e senza alcuna pretesa di somigliare a un saggio, ma che faceva almeno intuire qualcosa di assai interessante: l'autore ritiene importante quella ricerca e la pubblicazione che ne è scaturita, e ha accettato volentieri di cimentarsi in un esercizio di recensione, per quanto didascalico, a sostegno delle testi di fondo post-metropolitane della ricerca e dell'opera, ovvero del superamento del tutto maturo degli antichi assetti città-campagna, ma anche di idee moderno-industriali come la città regione o l'area metropolitana classica. Resta però da capire il perché, di questo interesse: un'estemporanea scorribanda teorica dal campo della politica, per rinfrescare l'annoso interesse ai temi dell'assetto territoriale legato allo sviluppo (e a tante altre cose), oppure un indiretto monito ai propri colleghi politici, perché la piantino col loro vezzo pericolosamente «vintage» di considerare lo spazio come tabula rasa della valorizzazione immobiliare?

Per capire meglio il riferimento è alla pagina Città Bene Comune 

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