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Venerdì, 29 Marzo 2024
Città conquistatrice

Città conquistatrice

A cura di Fabrizio Bottini

Sicurezza a Little Big Horn

Siamo ormai in piena campagna elettorale per le elezioni amministrative nella grandi città, e come un male di stagione ripiomba sulla groppa dei cittadini la solita questione della sicurezza. A Milano uno dei candidati sindaco, appena scelto attraverso i meccanismi decisionali del suo partito, si è presentato al pubblico riscoprendo come se fosse acqua fresca la cosiddetta "teoria della finestra rotta", ovvero la serie di politiche sostanzialmente poliziesche e repressive che a partire a cascata da un originario articolo di due psicologi specializzati in ordine pubblico, dal titolo appunto "Broken Windows" (The Atlantic, 1982), le amministrazioni di destra americane hanno usato per normalizzare i quartieri urbani. E per avviare sotto sotto quei processi di gentrificazione di cui oggi vediamo da un lato il trionfo urbano nelle tavole degli architetti alla moda, dall'altro leggiamo senza saperlo nelle cronache della dispersione della povertà, ovvero dei poveracci che, scacciati dai loro quartieri per via della propensione a "rompere le finestre", hanno cercato scampo nella villettopoli dismessa, ricreandoci analoghe questioni di degrado e sicurezza, come insegnano certe sommosse che la sociologia considera inedite per scenario urbano.

Ma i candidati sindaco che straparlano di sicurezza e finestre rotte ovviamente di quelle cose hanno al massimo leggiucchiato un risvolto di copertina, quanto serve per un comunicato stampa, o la risposta piccata alle domande di qualche giornalista. Nell'epoca del social network, si sa, tutto ruota attorno alla capacità di attirare attenzione per parole chiave, i contenuti sono un optional. 

Un altro candidato milanese, evidentemente per distinguersi dai suoi colleghi più conservatori e fantozzianamente nazionalpopolari, ha adottato un approccio più moderno e progressista, in cui evaporano le finestre rotte per lasciare campo libero all'altro concetto, quello degli "occhi sulla strada" risalente ad antiche polemiche americane anni '50 sulle autostrade urbane e lo sventramento dei quartieri. Anche qui, per capire quel che si intende esattamente, occorre ricostruire l'origine dell'idea, che sono le osservazioni empiriche di una casalinga poi diventata molto famosa, Jane Jacobs, dalla finestra del tinello sulla strada commerciale del Greenwich Village che ci passava sotto. Percorsa da tutta la vitalità possibile e contraddittoria di una via ricca di funzioni, che forniva quei costanti e attentissimi «occhi» pronti a rilevare anomalie, ed eventualmente suonare l'allarme.

La differenza tra destra e sinistra, tra finestre rotte e occhi sulla strada, si misura in termini di obiettivi e strumenti: la destra pare aver ben chiaro cosa sia giusto e cosa sbagliato, mentre la sinistra pare aver adottato un approccio elastico e adattivo. Di conseguenza le finestre rotte si riparano, reprimendo drasticamente i colpevoli, mentre gli occhi sulla strada di norma si limitano a scoraggiare eccessi, fiduciosi di poter riassorbire le anomalie in termini di innovazioni. C'è però un'altra differenza non da poco, ed è che se la repressione deve per forza contare soprattutto su forze esterne, che intervengono ad hoc, l'assimilazione avviene dentro flussi tutti interni, dentro una resilienza spontanea a km0. E questi flussi devono essere alimentati in questo modo: gente che passa, occhi che guardano, e occhi esperti, in grado di distinguere l'eventuale anomalia, e giudicare se si tratta di cosa trascurabile, trasgressiva sul serio, e in quest'ultimo caso se la si può assimilare oppure no. La casalinga Jane Jacobs poteva contare sull'incredibile vitalità commerciale di una via tradizionale di Manhattan, dentro cui pompava un'itera grande città, ma in alcuni quartieri o zone questo non è possibile, ad esempio per pure barriere fisiche.

Forse per caso, forse no, proprio mentre così si dibatte di sicurezza a Milano, pare essersi chiusa definitivamente l'emergenza ordine pubblico rappresentata dallo storico insediamento Rom di via Idro: trovata in modo condiviso una nuova sistemazione alle famiglie, quel luogo già teatro di continui disordini, risse, aggressioni e furti ai passanti e residenti, diventerà uno spazio a parco. Destinazione fra l'altro abbastanza ovvia, visto che si tratta di una zona ricca di verde in una città dove non ce n'è tantissimo, e ricca anche di acque con il Naviglio Martesana da un lato, il fiume Lambro dall'altro. La via Idro che dà il nome, a tutto altro non è infatti che l'unico percorso possibile, l'alzaia del canale calle ultime propaggini di via Padova, e poi con un sottopasso alla Tangenziale verso la prima cintura metropolitana. 

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Sono stati pubblicati alcuni schizzi planimetrici del «parco» che dovrebbe sostituirsi ai campi di roulotte e baracche, a sua volta inserito in un più vasto complesso lineare, dove qualche architetto ha tracciato sentierini e immaginato prati o macchie di arbusti. Senza dubbio meglio, per lo sguardo e non solo, di mucchi di macerie, immondizia, topi, roghi periodici, ma pare che la questione centrale della sicurezza, ovvero quella trappola senza via d'uscita tra i due corsi d'acqua convergenti, per quanto molto pittoreschi, non l'abbia affrontata nessuno. Un militare (con l'eccezione del Generale Custer al Little Big Horn citato nel titolo, ovviamente) qui fiuterebbe subito puzza di agguato, con quel percorso serpeggiante, i punti di visibilità ridotta, e niente ponti o guadi per una ritirata strategica sulle laterali. Un cittadino, anche senza particolari paranoie, ci vede una certa difficoltà di accesso, possibile solo ed esclusivamente lungo quella strada, da cui ci si può ora allontanare, ma per tornarci obbligatoriamente. Risultato? Flussi ridotti, niente occhi sulla strada, meno vigilanza spontanea, e di nuovo campo aperto per chi di quelle premesse fa il proprio business: si tratti di aggressori occasionali, o di paladini dell'ordine ferro e fuoco. E pensare che i ponticelli pedonali li hanno inventati forse prima di qualunque teoria della sicurezza urbana.

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