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Venerdì, 29 Marzo 2024
Città conquistatrice

Città conquistatrice

A cura di Fabrizio Bottini

Spazio Pubblico alla Milanese

Sono moltissime ormai le città del mondo occidentale e non che tentano localmente di fare ciò che gli Stati nazionali non sanno o vogliono fare. Ovvero di rispondere alla sfida ambientale globale sul clima l'energia ma anche i consumi la qualità della vita e la giustizia sociale. Ma farlo sul piano delle pratiche anziché dei grandi principi spesso evanescenti nel momento stesso in cui si passa dall'enunciazione nell'iperspazio politico al confronto nella valle di lacrime del territorio e della società. Certo il rischio qui è di eccedere in tecniche di indebita induzione, quando si scambia il tutto per la somma delle parti, e appunto il microprogetto pilota in seme del futuro luminoso che non potrà mai essere per definizione. Come quando si piantano cento alberi davanti al Municipio e poi si chiama un luminare eco-climatologo a fare il calcolo di quanto contribuiscono ad abbassare la temperatura del pianeta, insinuando che se tutti i Municipi dell'universo facessero così saremmo tutti a posto per sempre, viva il Sindaco e ricordatevene alle prossime elezioni. Ma a parte questo indebito strabismo non si può negare la notevolissima virtù delle interpretazioni locali dei principi, per esempio quando si tratta della catena logica: emissioni, mobilità, automobili, spazio pubblico, abitabilità, qualità, sviluppo, ricchezza. Che si traduce a sua volta in una vera e propria idea di città alternativa al modello industrialista novecentesco. Ma come fare per produrla materialmente a partire da piccoli gesti quasi inconsapevoli?

Una delle risposte è quella culturale legata alla produzione tecnica della città stessa: chi progetta lo fa mettendo in pratica principi appresi nel corso della propria formazione che possono anche cambiare o perfezionarsi con l'esercizio professionale corrente. Da qui la centralità dei Manuali Operativi che dall'alba della moderna editoria tecnica costituiscono vere e proprie Bibbie di riferimento per le generazioni di tecnici esecutori di direttive anche ben oltre le proprie intenzioni e sensibilità. In questo filone di lunghissimo periodo s inserisce anche il nuovo Manuale per lo Spazio Pubblico – Linee Guida per la Progettazione edito dal Comune di Milano, Agenzia Mobilità Ambiente Territorio, e finalizzato come recita la Determinazione ufficiale che lo approva a: «cura dello spazio pubblico e dell’arredo urbano, incrementando qualità, vivibilità e identità di quei luoghi - strade, marciapiedi, piazze, parchi e giardini - dove quotidianamente si manifesta la vita sociale della città, anche attraverso interventi sperimentali a basso costo orientati a massimizzare la socialità, con attenzione alla rimozione di ogni barriera architettonica e alla sperimentazione di materiali innovativi che agiscano sul concetto di Comfort Urbano, mitighino gli effetti del cambiamento climatico e privilegino gli aspetti ambientali (come ad esempio la riduzione della temperatura e il drenaggio delle acque) per una Milano a misura d’uomo, vivibile, accessibile e inclusiva».

A differenza di quel che accadeva ai tempi in cui Antonio Pedrini pubblicava da Hoepli il suo La Città Moderna, non dobbiamo aspettare mesi anni o decenni che le Poste ci facciano arrivare sin nelle lontane province fisiche e mentali una copia del prezioso volume da poter valutare e studiare. E si può anche lasciare che il lettore lo faccia da sé scaricandolo dal link a piè di pagina mentre qui si vorrebbe focalizzarsi su un aspetto a nostro parere non secondario: a cosa serve e a chi si rivolge il Manuale? Ai progettisti ovviamente, e volendo allargare la platea a tutti coloro che a quel progetto partecipano direttamente: gli utenti diretti degli spazi quando auspicano microtrasformazioni, il tecnico pubblico o privato, l'eventuale amministratore di un'altra città o cittadina che trae spunto per proprie autonome scelte. E sia consentito osservare che a quel tipo di utente basta e avanza il Capitolo 4 Componenti progettuali della strada, dove dopo la breve introduzione Un luogo per tutti che di fatto riassume fini e classificazioni degli altri capitoli si passa a definire le premesse e logiche progettuali della sezione di carreggiata, del marciapiede, dei percorsi ciclabili, degli arredi, alberature, chioschi, affacci di esercizi pubblici come i tavolini e simili, i materiali componenti, gli impianti e gestione. Al punto da auspicare che qualcuno stia già lavorando a una specie di «Reverse Executive Summary» del Manuale che, invece di riassumerne i principi, li escluda per lasciar spazio ad eventuali puntualizzazioni e approfondimenti delle parti attuative di questo Capitolo Quarto. Che è il vero manuale, quello che interessa davvero. Potendo delegare il resto ad altri documenti più propri. L'epoca del web ce lo consente senza nulla perdere anzi guadagnandoci parecchio.

Riferimenti: Comune di Milano, Direzione Transizione Ambientale, Determinazione dirigenziale 5 novembre 2021 

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