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Giovedì, 25 Aprile 2024
Città conquistatrice

Città conquistatrice

A cura di Fabrizio Bottini

Venezia, il SUV e Tu

Quando si parla di turismo di massa e degrado, in Italia pare sempre facilissimo recitare la parte di quelli che l'avevano detto, è tutto sbagliato, è tutto da rifare eccetera, come col recente svarione del ministro sui campi da golf per ricchi americani (vedi Today 23 aprile). Però in effetti ripensandoci certe cosucce tornano alla mente come sinistri segnali di scricchiolio a cui forse non si è badato a sufficienza. Ad esempio quella notizia di qualche anno fa, roba da “Strano ma Vero” più che da pagine di cronaca, quando i giornali raccontavano della macchina parcheggiata in divieto a San Geremia, con un paio di agenti ad aspettare il ritorno dell'alticcio pilota.

La cosa surreale, per chi non ricordasse quel fatto, è che campo San Geremia si trova parecchio addentro al fitto tessuto di Venezia, sulla direttrice ben nota ai turisti che dalla stazione ferroviaria si incamminano verso San Marco seguendo un percorso spontaneo lungo le vetrine. Che ci faceva quell'auto lì? Come ci era arrivata? Beh, si potrebbe dire spinta un po' dalla storia e un po' dalla cronaca. Succede infatti che molte della aree attorno al terminal ferroviario siano state storicamente stravolte, eliminando per lunghi tratti quel peculiare carattere veneziano che è la rete capillare di canali, e relativi ponti da attraversare. 

L'organizzazione urbanistica otto-novecentesca per slarghi e rettifili (proprio il percorso che imboccano i turisti) ci ha messo del suo, ma il tocco finale l'ha dato il più famoso, a volte famigerato, monumento moderno veneziano: il nuovo ponte dell'archistar Santiago Calatrava.

Se ne sono dette di tutti i colori, su quel ponte, dalle polemiche tecniche, a quelle estetiche, a quelle sui costi e l'opportunità di realizzazione. Ma non si è notato a sufficienza come quel ponte, messo lì, fosse proprio un invito per gli automobilisti che hanno attraversato il ponte lagunare a proseguire logicamente verso l'interno di Venezia. E cosa c'è di più naturale per un giovinotto moderno abituato a spostarsi esclusivamente su quattro ruote, dalla discoteca allo scivolo della tavernetta degli amici, al multisala, che farlo anche per dare un'occhiata a quei curiosi cimeli e anticaglie che si chiamano Venezia? Magari chiedendosi come mai, con tanto spazio apparentemente disponibile, nessun altro abbia già parcheggiato in Campo San Geremia?

Ecco, forse in quella piccola notizia da trafiletto di cronaca di qualche anno fa c'era giù di tutto e di più, rispetto ai problemi del turismo di massa e del degrado dei centri storici. L'antico invito del futurista Filippo Tommaso Marinetti a “uccidere i chiari di luna” spazzandoli via con la velocità moderna, si realizza tranquillamente oggi nei ragazzini che restano delusi dalla scarsa densità di fast food nei centri monumentali, o ancora a Venezia chiedono alla mamma che razza di posto sia una città senza automobili, e la mamma non sa proprio che rispondergli. Del resto lo diceva Henry Ford un secolo fa: la città è piena di problemi, ma per risolverli in fondo basta eliminarla.

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