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Venerdì, 29 Marzo 2024
Nel nome del Padre

Nel nome del Padre

A cura di Gloria Callarelli

la Costola Rosa - Storia di conversione di suor Anna Nobili, "ballerina del Signore"

Cari lettori, inauguriamo da oggi lo spazio "la Costola Rosa", una rubrica nella rubrica con tante storie raccontate da Simona Amabene nel mensile "La presenza di Maria". Storie di vita, di fede, di amore, di Maria. Ecco la vicenda di suor Anna Nobili, "la ballerina del Signore".

La Ballerina del Signore

Girovagando su YouTube, la piattaforma web, che consente la condivisione e visualizzazione in rete di filmati, trovo un video che mi colpisce, dal titolo "Dalle discoteche al convento: la conversione di suor Anna Nobili". Il viso della religiosa è radioso, emana tutta la gioia di chi ha trovato un tesoro prezioso nella propria vita. La trasformazione è evidente! Penso tra me e me: "Sarebbe proprio bello fare una chiacchierata con lei". E la contatto. Suor Anna, tra i suoi tanti impegni, è disponibilissima a raccontare ancora una volta le meraviglie che Dio ha compiuto nella sua vita. "Ero una bambina sofferente, cha balbettava e per non sentirmi a disagio di fronte agli altri – racconta suor Anna – mi ritiravo nel mio silenzio. Mia mamma nonostante fosse molto impegnata col lavoro, si è sempre occupata di me e dei miei fratelli, Marco e Cristiano, permettendoci di andare avanti con una certa sicurezza. Papà invece passava più tempo fuori che con noi, era inquieto, tante volte aggressivo, non stava bene in nessun posto e così abbiamo cambiato tante volte casa, città e regione. Per un periodo abbiamo vissuto a Nesso in provincia di Como dove i miei gestivano una trattoria. Ero solo una ragazzina ma mi davo da fare, e dopo la scuola mettevo il grembiule per servire ai tavoli. I miei hanno faticato molto a stare insieme, non andavano d’accordo, e il clima in famiglia era teso. Mia mamma ha deciso di separarsi e di trasferirsi a Milano con noi figli. Avevo circa 13 anni. Nonostante il dolore della divisione, credevo fosse la soluzione migliore perché così non avrei più sofferto. Mi sbagliavo. L’unico mio rimpianto del passato è di non aver capito che non ero sola nella mia sofferenza, Gesù soffriva con me".

LA PASSIONE PER LA DANZA.  "A 18 anni mi sono iscritta a un corso di danza, amavo da sempre la musica e sin da piccola portavo dentro di me il sogno di ballare. Scopro una passione per la danza che riesce a trasmettermi grandi emozioni, la voglia di vivere; è come – sottolinea suor Anna – se mi avesse liberata da una gabbia in cui mi ero rifugiata a causa delle mie paure e insicurezze. Mi permetteva di comunicare senza parlare, cosa che evitavo il più possibile. All’inizio m’interessava solo danzare, non avevo l’ambizione di approdare nel mondo dello spettacolo. Poi conosco una coreografa che da lì a un anno mi introduce nell’ambiente della televisione. Avevo capito che ci sapevo fare col ballo e nonostante io non mi piacessi, agli altri il mio corpo piaceva. Il movimento della danza attirava gli sguardi su di me, e siccome avevo un gran bisogno di affetto, di attenzioni, avevo visto in questo un mezzo per ottenerle e per sentirmi valorizzata. Ho iniziato a lavorare nelle più note discoteche milanesi che frequentavo anche quando ero libera per divertirmi, e passavo fuori tutta la notte. Ho iniziato a usare la sensualità del mio corpo e non capivo che non era una cosa buona perché non avevo la percezione del peccato. Pensavo che quella che mi si presentava fosse l’unica vita per me. Cambiavo ragazzo con facilità, e non ero consapevole che stavo cercando, nel rapporto fisico, la compensazione dell’amore che mi è mancato soprattutto da mio papà. Senza rendermene conto, mi stavo ferendo sempre di più e il vuoto dentro di me si dilatava. Stavo male e non capivo. Passavo da un uomo all’altro e non provavo alcun sentimento. Era tutto meccanico. Se uno mi piaceva me lo prendevo senza tanti preamboli. Avevo perso il rispetto del mio corpo e la mia dignità di donna. Ed è stato in quel momento, il peggiore e più buio della mia esistenza, che Dio mi ha raggiunta attraverso mia mamma che aveva nel frattempo scoperto la fede. La sera, quando stavo davanti allo specchio a truccarmi e a pettinarmi, lei mi veniva accanto e mi parlava della Parola di Dio. Allora non capivo assolutamente il senso di questo suo comportamento. Mi ribellavo a ciò che mi diceva e non le risparmiavo insulti e parolacce. Allora mia mamma decise di rimanere in silenzio e di pregare e di far pregare per me”.

IL FASCINO DI UN INCONTRO. "Passano due anni – ricorda suor Anna – un giorno per strada una ragazza mai vista mi chiama per nome (suppongo che sapesse di me per via delle foto sparse da mia mamma in parrocchia per chiedere preghiera) e m’invita a un ritiro spirituale per giovani al Santuario della Madonna di Europa a Motta, a Campodolcino, in Valchiavenna. È stata così coinvolgente che ho accettato. Avevo 21 anni. Rimasi stupita dal modo essenziale in cui i ragazzi e le ragazze si divertivano senza eccessi, si respirava aria ‘pulita’ e non immaginavo potesse esistere una realtà del genere. Era semplice e attraente allo stesso tempo ma io non ne potevo far parte, era ancora troppo lontana dalle mie abitudini. E sono ritornata alla mia vita di sempre. Passa un po’ di tempo, e arriva la sera della Vigilia di Natale. Sento il bisogno di entrare in chiesa (la basilica di Sant’Eustorgio a Milano) e rimango affascinata dall’ambiente, dall’atteggiamento fraterno dei cristiani, dal profumo degli incensi… Da allora vado a Messa ogni domenica, e poi il desiderio cresce e l’appuntamento diventa quotidiano. Stavo bene, sentivo l’Amore di Dio per me, ma gli facevo ancora resistenza, continuavo a ballare in discoteca. La mia conversione è stata molto lenta e graduale. Vivevo una doppia vita: ero divisa tra l’adrenalina e l’euforia della notte, la musica, l’alcool e la gioia che provavo in chiesa dove incontravo belle persone che volevano solo conoscermi e non usarmi. Questo è andato avanti per circa otto mesi. Ma non ce la facevo più. Ero incastrata in una doppia vita e non riuscivo a dare una svolta. Mi sono allora rivolta a Gesù: ‘Se tu ci sei veramente il mio cuore deve cambiare, non posso continuare a stare col piede in due scarpe’. E decido di partire da sola per tre giorni ad Assisi alla ricerca di un segno della Sua presenza. Un tempo che Dio si è giocato bene! Ho alloggiato presso i ‘Piccoli Fratelli’ di Charles de Foucauld. Il loro stile povero, ma ricco di pace, mi ha sorpreso".

LA "CHIAMATA" DI DIO. "Un pomeriggio – continua suor Anna – mentre passeggiavo fuori dalla Basilica, ho assistito a un fenomeno naturale spettacolare: il tempo era nuvoloso, tutto il cielo coperto e all’improvviso, tra le nuvole, sono filtrati dei fortissimi raggi di sole così intensi che tutto il paesaggio si è dipinto di color arancione. In quell’attimo ho ammirato la meraviglia della creazione di cui solo Dio poteva essere l’autore. E poi succede una cosa incredibile! Ero in treno, stavo rientrando da Assisi a Milano, mancava poco all’arrivo, quando a un tratto ho percepito forte la presenza di Dio in me. Era così forte che ho iniziato a piangere dalla gioia. Ero emozionatissima, non riuscivo a trattenere le lacrime, per avevo vergogna, non volevo farmi vedere davanti a tutti, e così mi sono nascosta nella toilette. Allo specchio vedo sul mio volto una luce che non riconoscevo, non mi ero mai vista prima così luminosa. Mi sono quasi intimorita, non comprendevo che cosa stesse accadendo. Avevo respirato l’amore di Dio! Esco fuori dal bagno e nel mio cuore dico: ‘Si’. Il Signore mi aveva aperto gli occhi! Il mio corpo era tempio di Dio e la sessualità era sacra, non potevo gettarmi via. Ciò che avevo compreso strideva con la mia vecchia vita. Ho deciso di lasciare il lavoro della notte. Quello è stato il mio primo taglio che mi ha permesso d’iniziare un cammino nuovo per trovare la mia identità e scoprire la vera Anna. Avevo 23 anni. È iniziato da lì un processo di guarigione, lento, faticoso che è proseguito anche da consacrata, e mi ha portato a sentire, poco a poco, l’amore di Dio dentro di me, a non più a cercarlo fuori da me stessa. Dopo la mia conversione si sono presentate davanti a me due scelte: la consacrazione o il matrimonio. Non era facile capire quale fosse la strada più giusta, è stata una ricerca difficile".

IL PELLEGRINAGGIO A MEDJUGORJE. Suor Anna ricorda bene quei momenti decisivi della sua esistenza: "Da una parte ero attratta dalla vita religiosa ma temevo di non riuscire a gestire la mia affettività, dall’altra se provavo a immaginarmi sposata, mi sentivo a disagio. A 25 anni – prosegue suor Anna – vado a Medjugorje e faccio un’esperienza presso la Comunità delle Beatitudini. Ma, ancora, non capivo a che cosa fossi chiamata. Ero confusa. Non ho assaporato appieno quel luogo di grazia dove desidero tanto ritornare perché sono molto legata alla Madonna. Passa un po’ di tempo e mi viene data l’opportunità di fare un ritiro presso le suore Operaie della Santa casa di Nazareth che ha sede a Botticino, in provincia di Brescia. Folgorata dai loro visi pieni di gioia, alcune di loro seppur più grandi di età dimostravano meno anni di me, tanto erano radiose. Mi trattengo da loro più a lungo per capire meglio e ho toccato con mano che il loro entusiasmo era autentico. Durante quel tempo, ho ricevuto una luce mentre stavo meditando la Parola di Dio. Ho capito che il matrimonio non faceva per me. Si è schiarita la nebbia, seppur già da un po’ mi sentivo fortemente attratta dal Signore. Ho trovato una famiglia religiosa speciale. Mi ha dato tanta fiducia e amore e questo ha permesso a Gesù di guarirmi. Ho sentito dentro di me l’amore di Dio, e piano piano, con tanta sofferenza, ho cominciato ad amarmi e accettarmi. Avevo 28 anni quando ho preso i primi voti".

LA DANZA, STRUMENTO AL SERVIZIO DI DIO: NASCE LA SCUOLA HOLY DANCE. "Un paio di anni prima avevo smesso la danza e l’insegnamento perché pensavo fuorviasse i ragazzi. Sono andata in crisi. L’errore è stato di tagliare con tutto, per tendere a una vita spiritualizzata, reprimendo la mia femminilità, le mie emozioni. E questo mi ha portato alla depressione. Invece ho capito che devo andare a Dio con tutta me stessa, col mio passato, il mio presente, con tutto. Ed è Lui che mi ha raggiunta al punto in cui stavo, ed è intervenuto dove ne avevo bisogno, guarendo le mie ferite, plasmandomi e aiutandomi a trovare un nuovo equilibrio interiore, donandomi fiducia in Lui. Ho capito che quel senso di abbandono e vuoto che mi ha accompagnato da sempre, non è altro che il luogo sacro di Dio, in cui nessuno può entrare. E finchè Dio non prende la Sua terra, sarà sempre terra di ladri. Dopo essere entrata nel loro ordine (nel 2008 ho preso poi i voti perpetui) le mie consorelle mi hanno esortato a riprendere la danza. Così dicevano: 'È un dono che non può essere soffocato, ma va donato agli altri e posto al servizio della Chiesa'. Così, ciò che prima rappresentava un mezzo per stare al centro dell’attenzione, è diventato uno strumento al servizio di Dio per esprimere il mio amore per Lui. Nel 2007 è nata la scuola Holy dance (danza Santa) con sede a Palestrina, aperta a tutti i bambini, i ragazzi, i giovani e gli adulti. Vogliamo dare lode a Dio con la danza e comunicare il Vangelo, favorire una formazione artistica, umana, spirituale, quindi la crescita integrale di ogni persona. Oggi conta un centinaio di iscritti. Successivamente, sono sorte le sedi distaccate di Putignano, Foggia e Monlupo e abbiamo organizzato tanti stage in giro per l’Italia". "Anna qual è il tuo motto oggi?". "L’amore. Se non c’è amore non c’è vita. Oggi vivo prima di tutto il mio rapporto con Dio, con me stessa e con gli altri". 

(dalla rivista La PRESENZA di MARIA ogni mese in edicola, per ordinarla scrivete a: abbonamenti@medjugorje-web.it)

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