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Giovedì, 25 Aprile 2024
Nel nome del Padre

Nel nome del Padre

A cura di Gloria Callarelli

la Costola Rosa - Paola, la malattia poi la conversione: "La Gospa mi chiamava"

In questo appuntamento de “la Costola Rosa”, la rubrica curata da Simona Amabene e pubblicata sulla rivista “La presenza di Maria”, scopriamo la storia di Paola, moglie del celebre chitarrista dei Pooh, Dodi Battaglia, che dopo la malattia ha conosciuto l’amore di Dio e della Gospa, e lo straordinario “potere” di Medjugorje.

"LA GOSPA MI CHIAMAVA"

Paola, ultima di tre fratelli, cresce in una famiglia felice. Riceve il Battesimo, la prima Comunione e la Cresima, ma più per tradizione che per vera fede cattolica, cosa che accade di frequente nel nostro Paese e non solo. Fino ai 18 anni vive a Borgomanero, in provincia di Novara. Poi, terminato il liceo linguistico, decide d’iscriversi all’università e di trasferirsi a Milano. Un giorno, come tutti gli adolescenti, ha una discussione con suo papà e per orgoglio, decide d’iniziare a mantenersi da sola. Si mette alla ricerca di un’occupazione. Nella bacheca degli annunci in facoltà, trova l’offerta per un posto di segretaria presso un’agenzia di modelle. Non perde tempo! Si presenta al colloquio, le scattano delle foto, ma non viene presa. Accade però che un’addetta la noti... e si segni il suo numero. Qualche giorno dopo la chiama per invitarla ai provini per la trasmissione “Arrivano i nostri” dell’emittente televisiva Videomusic: “Non me lo aspettavo, ma a quel punto non potevo dire di no... sai come si dice, quando si è in ballo si deve ballare! Feci una prima selezione e passai... poi una seconda... e alla fine fui ingaggiata per la stagione 1994-95!”. Durante il casting Paola conosce un ragazzo che la convince a presentarsi in un’agenzia di moda di ottimo livello a Milano. Lei accetta. Il suo bel volto e il sorriso radioso piacciono moltissimo. Inizia così una brillante carriera di modella per tantissimi spot pubblicitari, con importanti marchi italiani, dove interpreta soprattutto il ruolo di mamma. Nel 1996 Paola si sposa per accontentare suo papà, che non avrebbe mai accettato una convivenza. Tuttavia non è convinta fino in fondo del passo che sta compiendo. E, infatti, dopo sedici mesi il matrimonio va a rotoli.

“LA GAMBA SINISTRA NON MI SORREGGEVA PIU’”. Nel 2000 Paola affronta il suo primo grande dolore: suo padre viene colpito dal morbo della “mucca pazza” e in poco tempo muore, lasciando un grande vuoto nel suo cuore e nell’intera famiglia. Dopo qualche mese dalla sofferta perdita del papà, la vita le riserva però qualcosa di speciale: un incontro, direi da favola, di quelli che migliaia di donne italiane hanno sognato. Si trova in villeggiatura nella sua casa in montagna e nella stessa località viene organizzata una serata di beneficenza con la partecipazione dei Pooh. Il caso vuole che il padre della sua amica Belinda esponga i suoi quadri proprio nella hall dello stesso albergo in cui alloggia il gruppo. E così le due ragazze riescono ad avere accesso libero a un rinfresco “blindatissimo”, dove Paola incontra per la prima volta Dodi Battaglia, cantante e chitarrista della band. Trascorre piacevolmente la serata con Dodi e gli altri membri del gruppo: “Ricordo che sentii un feeling particolare con lui. Per un anno non ci siamo più incontrati. Poi un giorno... sai quando meno te lo aspetti... mi chiamò al cellulare. Ero davvero sorpresa! Aveva chiesto il mio numero di telefono a Belinda. È iniziata così la nostra storia d’amore. Dopo circa un anno mi sono trasferita a Bologna, nella sua città. Per i primi cinque anni sono stata sempre in giro con lui tra concerti, serate e tanti impegni. Poi nel 2005 è nata Sofia, la nostra meravigliosa bambina e io mi sono fermata per fare la mamma! Ero felice, nella mia vita avevo tutto quello che una donna può desiderare: l’amore di Dodi, la nostra Sofia, la salute, ma all’improvviso, come un fulmine a ciel sereno, è arrivata la malattia e, oggi posso dirlo, credo che Dio l’abbia permessa per un fine buono, per un progetto che solo un giorno capirò”. Paola oggi racconta con animo sereno quel drammatico momento: “Era l’ottobre del 2010, venni ricoverata all’ospedale Bellaria di Bologna, poiché dalla sera alla mattina la gamba sinistra non mi sorreggeva più. Avevo una sorta di tremore incontrollabile all’arto inferiore e un indolenzimento al braccio. Andai al pronto soccorso e da lì fui subito ricoverata per un’intera settimana, in cui mi rivoltarono come un calzino. Feci tutta una serie di accertamenti, che non diedero però risposte certe. Capivo che la situazione era grave, mi dicevano che dovevo essere sottoposta d’urgenza a un intervento alla testa... Mi arrabbiai! Avevo una figlia piccola e bellissima da far crescere. Quello che per me contava di più era stare con lei ancora a lungo. Ero in panico, provavo una terribile ansia e pesantezza e non riuscivo a farmi una ragione di quello che stavo vivendo. Mi sottoposi alla risonanza magnetica funzionale – continua Paola – e prima di entrare nel tubo, con poca delicatezza, una dottoressa mi rivelò che avevo una massa tumorale al cervello. Credimi... fu interminabile quell’ora e mezza dentro a quel macchinario. Vidi scorrere tutta la mia vita, dovevo dominare le emozioni che come un fiume in piena mi attraversavano dentro... e dovevo stare immobile per il buon esito dell’esame. Ne uscii frastornata, ma con il desiderio di mantenere una normalità nella mia vita che aveva appena subìto un duro colpo. E così, corsi alla cena, in programma quella sera, con le mamme delle compagne di scuola di Sofia”. Paola non fa pesare sugli altri il dramma che sta vivendo, non è nel suo carattere, cerca sempre di sdrammatizzare le situazioni, di sorridere alla vita anche nei momenti più bui e amari. Sua mamma e Dodi sono per lei un grande sostegno e conforto. La bimba, che all’epoca ha solo 5 anni, non si rende conto di ciò che sta accadendo, ma è la forza e la ragione di vita di Paola, che in quel momento non ha ancora fatto il grande incontro con Dio. La sottopongono a un intervento interminabile... oltre dieci ore. Ha un tumore che si è sviluppato fra i due lobi frontali del cervello: parte dalla fronte e arriva fino alla nuca. Lo asportano tutto, tranne una parte, grande come una noce, impossibile da rimuovere chirurgicamente, con cui ha dovuto imparare a convivere. Nell’aprile del 2011, mentre Paola si sta sottoponendo a un ciclo di chemioterapia, Dodi le chiede di sposarlo: “Fu una cerimonia bellissima e intima. Si svolse in gran segreto, erano presenti solo i familiari più stretti. Poi il 1° giugno 2011, durante la festa del sessantesimo compleanno di Dodi, abbiamo voluto condividere con tutti i nostri amici la felicità del nostro matrimonio”.

SI AFFIDA ALLA MADONNA. Durante il periodo di convalescenza, Paola, legge un libro di David Servan-Schreiber, che non si ritiene un uomo di fede ma sostiene che la preghiera, intesa come ripetizione ritmica, dà beneficio al corpo e alla mente. Paola inizia così a pregare ogni giorno il Rosario, ma con poca fede, riducendolo a un esercizio per regolare la corretta respirazione. A un certo punto, però, inizia a chiedersi se la forza della preghiera risieda soltanto nella capacità di dare ritmo alla respirazione o se invece ci sia molto di più. Comincia a porsi delle domande: “Perché Qualcuno aveva permesso quella malattia, quella prova così dura? Sentivo dentro di me il bisogno di affidarmi a quel Qualcuno, e desideravo farlo tramite la Madonna, forse perché essendo una donna, una mamma e una moglie, la sentivo più vicina alla mia condizione. La mia fede era più che altro un’abitudine trasmessa dalla mia famiglia e necessitava di crescere, di fare un salto di qualità. Ne parlai con un amico gesuita, padre Fausto, che ho conosciuto tramite Dodi. Lui mi rasserenò, dicendomi una cosa semplice e illuminante: ‘Non hai bisogno di cercare fuori la fede, perché Dio vive dentro di te, dentro ognuno di noi, devi solo imparare ad ascoltarti e sentirai che Dio è in te. La preghiera è lo strumento che ci aiuta in questa ricerca’. Le parole di padre Fausto iniziarono a scavare e a lavorare nel mio animo”. Paola è disposta a fare qualsiasi cosa pur di stare bene: è giovane e, soprattutto, ha una figlia da crescere. Sente ogni giorno di più che oltre alle cure mediche, a uno stile di vita più regolare e a un’alimentazione vegana, la preghiera è la sua forza! La fa star bene con se stessa e con i suoi cari. È fonte di serenità e motore di una ripresa fisica che progredisce a tutti i successivi controlli medici. “Sarà solo suggestione? Fantasia? La risposta nel mio cuore era: no! Per me era il segno concreto dell’amore di Dio che mi accompagnava e m’invitava a essere grata per ogni giorno che mi veniva donato. Non saprei spiegare di preciso per quale motivo – racconta Paola – ma stava maturando in me la voglia di recarmi a Medjugorje, tanto che nel corso della mia lunga convalescenza ne parlai con un amico di Dodi, che nell’aprile 2013 mi presentò Silvia, una donna poco più grande di me che, insieme al marito e ad altri familiari, avrebbe organizzato da lì a pochi mesi un viaggio a Medjugorje. Ci demmo appuntamento in un bar di Bologna e mentre bevevo con lei e suo marito Valerio una spremuta d’arancia, cominciai a parlare di me, delle mie sofferenze, del mio percorso medico e delle motivazioni che mi spingevano ad affrontare il pellegrinaggio. Mi rendevo conto di sentirmi perfettamente a mio agio, soprattutto con Silvia, e così decisi senza esitazioni di andare con loro a Medjugorje. Stavo cercando la strada per avvicinarmi a Dio. Solo ora mi rendo conto che Medjugorje era la risposta”. Arriva il momento tanto atteso! È il 7 giugno 2013. La sera prima di partire Paola recita un po’ annoiata il Rosario. Ancora non sa che sarà il suo ultimo Rosario “noioso”. Ha organizzato ogni cosa: la madre verrà a Bologna per occuparsi della sua famiglia per i quattro giorni in cui lei sarà assente. È emozionata! Sente che laggiù accadrà qualcosa d’importante.

IL ROSARIO DETTO CON GIOIA. “Durante il viaggio – ricorda Paola – si chiacchierava piacevolmente del più e del meno. A un certo punto Silvia propose di recitare tutti insieme un Rosario. Oh! Non mi andava molto, ma dopotutto non avevo ancora recitato il mio quotidiano e tra me e me pensai: ‘Così ho una cosa in meno da fare più tardi’. A mia insaputa Maria stava lavorando... e tanto! Quello fu il mio primo vero Rosario, con la R maiuscola, recitato e condiviso con altre persone. Il viaggio continuò fra chiacchiere e preghiere, che via via si dimostravano sempre più piacevoli e leggere. La mia trasformazione aveva avuto inizio senza che me ne rendessi conto!”. Paola, mentre ricorda quei passaggi fondamentali, esprime tutta l’emozione, la gioia e la novità di un’esperienza che l’ha trasformata e resa una donna migliore. “Arrivati a Medjugorje andammo subito davanti alla chiesa di San Giacomo a ringraziare Gesù e la Madonna per aver protetto il nostro lungo viaggio. Poi raggiungemmo la pensione che Silvia aveva prenotato. Era un po’ preoccupata per la modestia di quell’alloggio: si era fatta di me un’idea sbagliata. Temeva che fossi abituata solo agli hotel extralusso, del resto ero ‘la moglie di uno famoso’! La pensione, in realtà, aveva tutto ciò di cui necessitavo. Era essenziale. Dopo una veloce doccia, ci siamo diretti nuovamente verso la chiesa per la Messa. Era in croato! Mannaggia! Avevo dimenticato di portare, nonostante le raccomandazioni, una radiolina con le cuffiette per poter ascoltare la traduzione simultanea dell’omelia. Silvia gentilissima mi cedette uno dei suoi due auricolari! Finita la Messa tornammo alla pensione tutti con una fame da lupi e devo ringraziare la titolare che si è fatta in quattro per accontentare le mie necessità alimentari. L’indomani mattina era programmata la salita sul monte Križevac, ma data la stagione calda, la partenza era fissata per le quattro! Non me la sentivo! Avevo promesso ai miei cari che non mi sarei affaticata troppo e a malincuore rinunciai. Il sabato mattina mi svegliai serena. Recitai da sola nella mia cameretta il Rosario con una tale gioia nel cuore che ancora oggi ricordo l’emozione di quella preghiera a Medjugorje. Non potevo crederci: io, che nella mia vita avevo visto tanti fans di mio marito e non li capivo, ero diventata anch’io una fan... di Maria! Penso non sia possibile esprimere solo con le parole ciò che si prova a Medjugorje, occorre vivere  quell’esperienza, andare là con il cuore aperto, predisponendosi a fare il pieno della grazia che Dio ci offre tramite Maria. Sono rientrata in Italia completamente rinata. Con la gioia nel cuore. E questo grazie a Lei! Appena lasciati i miei compagni di viaggio, chiamai padre Fausto per dirgli che avevo  trovato la strada per incontrare la vera fede. Ero gioiosa! Da quel momento, non perdo occasione per parlare di Maria, di Medjugorje, dell’amore di Dio e del Rosario. Molte persone rimangono indifferenti, ma non mi do per vinta. Se Dio ha operato una tale trasformazione su di me, allora c’è speranza per tutti. Qualche anno fa se mi avessero profetizzato una cosa del genere, non ci avrei mai creduto e probabilmente mi sarei messa a ridere. Quel viaggio mi ha davvero donato uno sguardo nuovo sulla vita, spalancando il mio cuore all’amore di Dio con una consapevolezza che fino a quel momento mi era stata negata. È incredibile, ma sono arrivata a ringraziare Dio per la malattia che mi ha dato, perché altrimenti a Medjugorje, forse, non ci sarei mai arrivata. Tornai a Bologna ricaricata e con il desiderio di tornare là infinite volte, per me stessa e per accompagnare le persone che Dio mi ha messo a fianco, per condividere questa esperienza straordinaria. E così è accaduto”.

“LA GOSPA MI CHIAMAVA”. Paola torna una seconda volta a Medjugorje, per la festa dell’Immacolata, con lo stupore di tutti, marito, familiari, amici che sanno quanto sia freddolosa. “Sì, d’inverno esco davvero poco, solo l’indispensabile, e mai avrei pensato di affrontare un viaggio e di stare a lungo fuori in un posto freddo. Invece sono riuscita a superare me stessa! Sentivo che la Gospa mi chiamava, non potevo rifiutare!”. Nel giugno del 2014 arriva il terzo viaggio a Medjugorje: “E con mia grande gioia ad accompagnarmi in questo terzo pellegrinaggio c’era Dodi. Sapevo che veniva solo per farmi contenta, ma ero certa che sarebbe stato felice della scelta. E lo fu davvero. Rimase molto colpito da alcune testimonianze cui abbiamo assistito e in particolare della bella omelia durante la Messa in italiano. Al termine della funzione ha voluto incontrare il celebrante. Ero contenta, perché dirigendosi verso la sacrestia, nonostante la folla di gente, ha subito trovato il sacerdote: un religioso molto disponibile, che è stato ben lieto di fare una chiacchierata con lui. Credo che la Gospa abbia agito anche in lui: ha avuto due momenti precisi in cui si è sentito ‘toccato’ dalla mano della Madonna, ma credo sia giusto, se lo vorrà, che sia lui a parlarne. Sai – sospira Paola – quando mi capitava di ascoltare le esperienze di vita, soprattutto dei giovani, che incredibilmente erano cambiate in meglio dopo terribili incidenti o gravi malattie, pensavo che mai avrei potuto ragionare in quel modo. Per me la buona salute era tutto! E invece è successo proprio a me! È vero, il cristianesimo non è facile ma è felice! E io sono tanto felice. Ora che Gesù e Maria sono entrati nella mia vita guardo al futuro con più serenità, sento di non essere più sola ad affrontare la fatica di ogni giorno, compresa quella di crescere ed educare nella fede la mia bambina”. Quando ci siamo conosciute, sono rimasta molto colpita dalla grande forza d’animo di Paola. Mai! dico mai, avrei immaginato che dietro quel suo sorriso luminoso e contagioso si nascondesse una sofferenza così grande. Sono sicura che la sua voglia di lottare e di non arrendersi nonostante il dramma che ha vissuto, infonderà coraggio e speranza nel cuore di molte persone.

(dalla rivista La PRESENZA di MARIA ogni mese in edicola, per ordinarla scrivete a: abbonamenti@lapresenzadimaria.com)

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