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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Nel nome del Padre

Nel nome del Padre

A cura di Gloria Callarelli

Il miracolo di Massimo e la sua straordinaria storia: "Grazie a Padre Pio e a Medjugorje ho salutato per l'ultima volta mamma"

Quando l’ho incontrato la prima volta ricordo di aver pensato: “Che ragazzo solare”.  Forse è vero, chi ha Dio nel cuore ha una marcia in più, una serenità più profonda, una consapevole missione d’amore da portare a termine. Per Massimo Mariuzzo è senz’altro così. Padre di due figli, marito affettuoso e gran lavoratore, insieme alla sua famiglia ha deciso di mettere la sua vita al servizio di Dio da quando Medjugorje, la Madonnina, e anche Padre Pio, sono entrati nella loro vita e l’hanno cambiata per sempre.

Tutto è cominciato nel lontano 2008: Massimo lavora come pizzaiolo a Ceggia, nel Veneziano. Un giorno nel suo paese incontra una signora speciale, che ha il dono di leggere nel cuore delle persone e al primo sguardo gli dice: “Tu devi andare a Medjugorje”. Un incontro inaspettato, la signora sentiva che qualcosa in lui non andava, che mancava qualcosa e che doveva “liberarsi”.

Massimo a quell’epoca non aveva mai sentito parlare del paesino della Bosnia-Erzegovina ma rimane scosso da quelle parole. Anche la moglie Barbara, da quel momento, comincia a sentire dentro di lei, forte, il desiderio di provare quel pellegrinaggio. Per anni Medjugorje rimane solo un consiglio “speciale”. Poi, nel 2011, la “chiamata” della Madonna e la decisione di partire, direzione Gospa. Un viaggio emozionante che ha cambiato per sempre la sua routine e il suo cuore: “Ti dico solo che io prima di partire ero un bestemmiatore: ho pregato che mi fosse fatta la grazia di non bestemmiare più e, tornato a casa, non è mai più accaduto. Quel luogo per me è un angolo di paradiso. Ogni volta che devo tornare a casa mi dico ‘Ecco andiamo verso l’inferno’. Perché lì rinasco, non esistono i problemi. Meraviglioso”. Ma quell’unico viaggio, per chi cerca e trova Dio, non può bastare: “Sono voluto tornare ancora. In un’occasione ho incontrato Daniele della comunità Yahweh, comunità d’aiuto per le persone bisognose. Mi ha colpito tanto. Ricordo che ho detto a mia moglie Barbara: ‘Dobbiamo fare qualcosa anche noi’. Così Massimo, insieme all’amico Antonio, come prima cosa ha deciso di seguire il suo cuore e di fare da guida a quanti non conoscono la grandezza di quel luogo e di quanti hanno bisogno di ricaricare le pile dell’anima in quella grande fonte d’amore che è Medjugorje. 

Ma nel cuore di Massimo una ferita era rimasta ancora aperta. Doveva davvero liberarsi da un peso di quelli che schiacciano, inesorabilmente, l’anima. Nel 2003, appena dopo un pellegrinaggio a San Giovanni Rotondo, dove era fortemente voluto andare, è stato colpito da un improvviso, inaspettato lutto, la morte in un incidente stradale della madre: “Non ho mai avuto la possibilità di dirle quanto le volevo bene. Per me la sofferenza è stata tanta, è stato devastante”. Un buco nel suo cuore che voleva colmare e così si è affidato a Dio: “Gli ho chiesto la grazia di farmi riappacificare con lei, di superare la sua morte. Ho messo una medaglietta con l’effige di San Pio dentro la sua tomba e un paio di mesi più tardi sono tornato in pellegrinaggio dal Santo del Gargano. La prima notte che mi trovavo lì l’ho sognata: era avvolta in un bianco candore, aveva indosso una veste bianca, anche i capelli erano bianchissimi. E sorrideva”. Un piccolo, grande miracolo.  La mamma, per intercessione del grande San Pio, aveva voluto dirgli che era accanto a lui, che stava bene, aveva voluto dirgli di stare tranquillo

A Medjugorje, qualche tempo più tardi, la sua ferita si è definitivamente sanata: “Durante uno dei pellegrinaggi, sulla salita che porta alla collina delle apparizioni, il Podbrdo, mi è accaduto un fatto molto curioso. Improvvisamente è apparso accanto a me un cane grande, nero. D’istinto l’ho accarezzato, poi mi sono girato un attimo ed è sparito. Il secondo giorno del viaggio avevamo organizzato invece la salita al monte Krizevac. Durante una delle stazioni della via Crucis, sbuca improvvisamente tra i massi un altro piccolo cane, sempre di colore nero, che si siede sul mio piede. D’istinto lo accarezzo e racconto l’aneddoto del giorno precedente ai miei compagni di viaggio”.
 
Il terzo giorno, l’incredibile “coincidenza” si ripete.

“Era il giorno dell’apparizione. Eravamo stretti come sardine ai piedi del Podbrdo in attesa del messaggio della Madonna. Incredibilmente, ancora, mi si avvicina un terzo cane, sempre di colore nero. A farmelo notare proprio i miei compagni di viaggio, tra cui il mio amico Ugo. Tra tutte le persone che c’erano, l’animale era come se avesse cercato me: si è accoccolato sulle mie gambe, mi ha guardato con due occhi indescrivibili, dolci, teneri e poi è andato via, sparendo tra la folla. Il modo in cui è venuto, la richiesta che avevo appena fatto di avere la grazia di poter salutare ancora mia madre, l’incredibile coincidenza di tre cani che vengono vicini a me per “sentirmi”. E’ stato un segno, era mia madre, lo so. A Dio niente è impossibile”. 

Massimo, sempre con il suo incredibile sorriso e con la stessa forza racconta il suo personale miracolo e la sua piccola grande missione, da compiere insieme a tutta la sua famiglia: “Da quattro anni collaboriamo con la comunità Yahweh per aiutare le persone sofferenti. Sono uno strumento di Dio. Non avrei mai pensato di farlo in vita mia, è venuto tutto da Lui”. In più ci sono i pellegrinaggi da organizzare. A Medjugorje, certo, ma anche in altri luoghi di fede. Dal 4 al 6 marzo 2016 a Roma, poi sempre nel 2016 sulle tracce di Santa Rita da Cascia in Umbria. In futuro ci sarà, chiediamo, anche San Giovanni Rotondo? “Certo – sorride – E come potrei dimenticarlo?! Padre Pio è il mio Santo!”. Una storia incredibile, fantastica. Un piano d’amore di Dio, l’ennesimo. Uno straordinario progetto. Perché a Lui niente è impossibile.

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