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Venerdì, 29 Marzo 2024
Nel nome del Padre

Nel nome del Padre

A cura di Gloria Callarelli

Dare un "senso" al mio pellegrinaggio: Medjugorje vista attraverso gli occhi

Dopo tre anni dall'ultimo pellegrinaggio è arrivata per me, nei mesi scorsi, la chiamata della Gospa, l'invito, forte, a tornare da Lei. Come si sente questa "famosa" chiamata? Semplicemente nel cuore, una forza indescrivibile, la voglia irrefrenabile di tornare nel Paradiso sulla terra di Medjugorje, risentire vicina la cara Mamma celeste, abbandonarsi ad una preghiera profonda, sentirsi davvero in comunione con Lei. Il cuore gonfio al pensiero di stare lì. E così, senza pensarci troppo, io e la mia famiglia, dal 30 giugno al 4 luglio, siamo andati da Lei. La gioia era tanta, era come rivedere una persona cara dopo tanto tempo. Una persona cara che, però, è molto di più, è davvero speciale.

In queste poche righe vorrei provare a fare una cosa un po' diversa dal solito: descrivere quello che ho vissuto e sentito in questo pellegrinaggio attraverso i cinque sensi "canonici" (vista, udito, olfatto, tatto, gusto) e con il sesto, l'emozione dell'anima e del cuore. Un modo diverso di far arrivare cos'è quel luogo di amore e di pace a coloro che non sono mai stati e farlo ricordare un poco a coloro che ci sono già andati.

VISTA

Non dimenticherò mai cos'è stata la prima volta a Medjugorje, la vista della chiesa di san Giacomo in lontananza, alle luci della sera all'arrivo, appena imboccato con il pullman il lungo vialone che porta al centro del paese. Un'emozione indescrivibile sapere di essere arrivata tra le braccia di Maria. E la chiesa era lì, bellissima, inconfondibile ad annunciarmelo. Questa volta l'attesa di ammirarla ancora è stata tanta. Poi ho alzato gli occhi: i due campanili all'ingresso, protetti dalla siepe, la sua bellezza semplice e la certezza di essere come a casa. Il senso della "vista", però, a Medjugorje non è solo la facciata del suo simbolo, ma anche la spianata immensa immersa nel verde, la semplice, maestosa vita del Cristo Risorto e le sue gocce d'acqua. I colori delle fermate del rosario. Poi i due monti che ti affiancano: il Podbrdo, con la sua croce blu, e il Krizevac con la sua imponente croce bianca. Vista è l'erba smeraldo degli alberi che tratteggiano le due splendide colline, il rosso della terra calpestata. Vista è certamente la bellissima statua a pochi passi dalla chiesa, con il suo viso dolce che ti invita ad entrare. O quella, accogliente, sul Podbrodo. La vista sono i pellegrini in cammino, i pullman, i negozi che affollano il centro, e anche, purtroppo, la moltitudine di alberghi che, in alcuni casi, violentano la spiritualità del luogo. Impossibile non notarli, anche se si vorrebbe, magari, farne a meno. La meraviglia degli occhi, invece, sono i segni, i doni della Madonna, che spesso compaiono nel cielo o sulla terra: il sole ad esempio, che questa volta ho visto indistintamente di un colore blu. Medjugorje non è e non deve essere solo questo ma non c'è niente di male ad apprezzarli nella giusta maniera: sono come un fiore, un sorriso della nostra Mamma celeste che non possiamo rifiutare. Vista sono i sassi che calpesti e che ti sorreggono, specialmente lungo la salita ai monti. Ognuno è come un piccolo trampolino, un sassolino che ti lasci indietro nella salita fino al cielo. Vista è anche, e soprattutto, Cristo Gesù dell'adorazione. La calamita che attira i pellegrini. Vista è la croce blu, la croce bianca ammirati da pochi passi. Vista è la meraviglia delle persone che affollano la santa Messa. Vista sono le candele rosse accese che rappresentano un pensiero, una preghiera, una moltitudine. Vista è il mazzo di fiori tra le braccia della Madonna. Vista sono i rosari stretti tra le mani o appesi al collo, in atto di affidamento alla Madonna. Vista, infine, è il sorriso provato, ma dolce e autentico di Mirijana dopo l'apparizione. Medjugorje vista da me è questo ma è molto di più, ma un libro intero non potrebbe accogliere tutto quello che quel paradiso in terra offre. 

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