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Venerdì, 19 Aprile 2024
Nel nome del Padre

Nel nome del Padre

A cura di Gloria Callarelli

Il dono di Ginella Tabacco, "sentire" i cari defunti: "Ci sono accanto ma bisogna lasciarli andare"

Ci sono ancora accanto anche se non li vediamo più, ci parlano al cuore, ci fanno sentire la loro presenza, ci chiedono di lasciare da parte il dolore per rivivere, un’altra vita.

Sono i nostri cari defunti secondo le esperienze della scrittrice Ginella Tabacco. Una signora speciale con il dono incredibile di parlare con chi non c’è più. Probabilmente a queste parole molti storceranno il naso e si porranno delle domande. E’ umano, è sacrosanto. Eppure conoscendo Ginella capisci che è tutto possibile. La mia occasione l’ho avuta durante la presentazione del suo nuovo libro “Poterti parlare ancora”, che segue il bestseller “Con te sempre accanto”, alla libreria “La Bassanese” di Bassano del Grappa.

Mentre la osservavo parlare, Ginella mi ha subito ricordato una splendida nonnina: elegante, giovanile, intelligente. Una donna semplice, autoironica e di certo sicura di sè. Questa sua forza, accompagnata da una fede salda, le hanno permesso di superare le difficoltà della vita, tra cui un grave lutto, coltivare il suo dono ed entrare in contatto con quello che lei chiama l’”Oltre”. 

Una “missione di pace”, la sua, per aiutare chi è ancora su questa terra ad andare avanti. Una missione per niente facile. Affrontare il dolore di tante mamme che hanno perso i figli e che hanno bisogno di potergli parlare ancora, di mariti e mogli rimasti vedovi, di persone che hanno perso prematuramente o improvvisamente un genitore non è facile eppure lei lo fa quotidianamente, per amore, per dare loro la certezza che i loro cari non se ne sono andati per sempre ma hanno semplicemente cambiato casa, entrando in quella del Signore: “Mi sono spesso chiesta perché a me. La risposta che mi è stata data è che ho il cuore giusto. Faccio tutto questo per consolare, per far capire che Dio è Padre anche quando non sembra”.

Temi delicati che la Chiesa tende a respingere: “Io sono cristiana praticante. All’inizio della mia esperienza sono passata da momenti di vera sicurezza ad altri di vero timore sia di “disturbare” i defunti sia di mettermi contro le dottrine ecclesiastiche. Ho avuto la fortuna di aprire il mio cuore dubbioso a vari sacerdoti che, sapendo in che modo disinteressato e serio operassi e vedendo i risultati di aiuto spirituale, non hanno potuto che approvare quello che facevo. Purtroppo la Chiesa è e sarà sempre contro queste cose, perché ci sono persone serie e meno serie che fanno quello che faccio io. Il mio vescovo mi ha spiegato in due parole la titubanza nell’accettare questi temi: le sedute spiritiche. Vi posso assicurare che solo a sentirne parlare mi vengono i brividi. Io prego prima di fare queste esperienze, invoco lo Spirito Santo. Ritengo di essere seria e prudente per questo forse ho accanto a me una guida preziosa, Gustavo Rol, che morì nel 1994 e che fu persona speciale dagli straordinari poteri, che mi aiuta a soccorrere i sofferenti e a non avere brutte ‘interferenze’”. 

Tanti hanno scoperto la fede dopo essersi rivolti a lei, tante persone messe in contatto con i loro cari nell’Aldilà, dopo aver ricevuto le “prove di identificazione” di cui avevano bisogno, hanno cominciato a credere, colmando quel vuoto incolmabile: “Le lacrime fanno soffrire chi è di là e che deve affrontare un percorso per arrivare a Dio. Dobbiamo lasciarli andare. Loro vogliono che siamo felici, che ci amiamo e ci perdoniamo tra noi, perché andare di là con il peso di incomprensioni o controversie è doloroso per chi resta e per chi va”. Importantissima la preghiera: “E’ un atto d’amore. Bisogna farlo sempre e con fiducia perché sennò perdiamo la battaglia contro il male”. 

Nei suoi libri Ginella racconta decine di esperienze, struggenti ed emozionanti che aprono il cuore alla speranza, che lo riempiono di fede e di fiducia. Spiega che ci vedono, ci sentono e che sono ancora vicino a noi: “Certo, anche “fisicamente” e spesso ci lasciano segni che dobbiamo saper distinguere e vedere. Da un particolare tipo di profumo, alle luci che si accendono e che si spengono senza motivo, fino agli orologi”. 

Ciò che è importante non dimenticare mai è la misericordia di Dio: “Al momento del trapasso ci sarà l’accoglienza da parte di una o più persone care oppure, se non si hanno defunti, anche dai “maestri” o “addetti all’accoglienza”. Spesso si tratta di giovani morti prematuramente. Chi muore, soprattutto improvvisamente, può far fatica a capire che è spirito che non ha più il suo corpo. Per questo ci vengono in soccorso. Questo dono ci sarà per tutti, è un mondo di Dio non ce lo dimentichiamo”. Lo stesso Dio che ha vinto la morte e ci ha resi partecipi della Sua vita immortale. Quale miglior prova di questo per crederci? 

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