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Giovedì, 25 Aprile 2024
Sesso e dintorni, il dottore risponde

Sesso e dintorni, il dottore risponde

A cura di Dottor Andrea Militello

La protesi del pene, un recupero totale dell’erezione

I primi tentativi di sostituire la rigidità dell’organo maschile si perdono nella notte dei tempi, ma la protesi del pene vede la sua nascita nel lontano 1970, quando fu proposta per la prima volta dall’andrologo Scottet. La protesi peniena ha la finalità che può avere qualsiasi altra protesi di un organo, come ad esempio la protesi del ginocchio o la protesi dell’anca, ossia sostituire l’organo nella sua funzione.

Ma già qui dobbiamo fare un distinguo. La protesi dei corpi cavernosi è un aiuto che viene dato a questi ultimi non più in grado di raggiungere un'erezione, e non la loro totale sostituzione. Il motivo della disfunzione erettile può essere di varia natura metabolica, vascolare, farmacologica, neurologica. Dopo aver tentato i vari percorsi farmacologici e fisici, talvolta l’uomo sceglie di aiutare la propria erezione con l’ausilio della protesi peniena. La protesi non sostituisce totalmente il pene ma è costituita da un’anima di silicone distensibile che viene inserita all’interno dei corpi cavernosi.

Dobbiamo chiarire subito un concetto: la protesi peniena non aumenta le dimensioni del pene come ad esempio nel nostro immaginario può fare la protesi della mammella. La protesi del pene consente all'organo riproduttivo maschile di raggiungere la sua massima erezione. Esistono vari tipi di protesi, da quelle rigide alle semirigide, ma oggi quando si parla di protesi peniena si parla della protesi idraulica tri-componente: due cilindri di silicone che vengono inseriti all’interno dei corpi cavernosi. Attraverso l’attivatore che è nascosto nello scroto, i due cilindri possono essere riempiti con il liquido raccolto nel serbatoio nascosto nello scavo pelvico facendo raggiungere al pene la massima erezione e richiamando poi il liquido nel serbatoio al momento in cui l’erezione non è più richiesta.

Le protesi di ultima generazione sono affidabilissime, hanno una durata assicurata per decenni e, con le nuove tecniche mini invasive, possono essere inserite all’interno dei corpi cavernosi in un tempo di sala operatoria che non sorpassa i quindici minuti. Dopo qualche giorno di postoperatorio, mantenendo l’organo a riposo con la protesi attiva si può iniziare tranquillamente ad avere i primi rapporti sessuali.

Non dimentichiamo che questa innovazione tecnologica ha permesso anche agli uomini giovani operati per tumore della prostata (e con la conseguente disfunzione erettile da interruzione delle fibre nervose) di avere nuovamente una propria vita sessuale e un recupero dell’autostima e della propria solidità psicologica che nell’uomo si identifica anche con la potenza sessuale.

Le protesi sono strumenti delicatissimi con costi elevati e prima di giungere alla conclusione dell’inserimento di una protesi peniena, il paziente deve aver fatto un lungo percorso con il proprio andrologo e il proprio sessuologo clinico affinché la decisione presa sia effettivamente quella giusta e totalmente accettata e condivisa.

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