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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Spazio, l'Universo a casa tua

Spazio, l'Universo a casa tua

A cura di Chi ha paura del buio?

16 luglio 1969: 52 anni dal lancio di Apollo 11

Il boato è impressionante. Quello che si è appena acceso è il Saturn V, il razzo più potente mai costruito fino a quel momento. È un bestione di 3000 tonnellate alto 110 m, più del Duomo di Milano. Dietro la sua progettazione c’è Wernher von Braun, l’uomo che durante il secondo conflitto mondiale aveva dato alla Germania nazista i razzi V2. Con una spinta di 34,5 milioni di newton, il Saturn V è in grado di portare una navicella a lasciare l’orbita terrestre e infilarsi in traiettoria trans-lunare.

In Florida sono le 9:32 quando il Saturn V si stacca dalla piattaforma di lancio 39A del Kennedy Space Center con dentro il modulo lunare Eagle e il modulo di comando Columbia. Al suo interno Neil Armstrong, “Buzz” Aldrin e Mike Collins sono pronti a fare la storia. Inizia così la missione Apollo 11, la prima che porterà degli esseri umani a toccare un altro corpo celeste.

In poco più di un minuto i tre astronauti superano il muro del suono. A 2:42 dal lancio si stacca il primo stadio; a 9:09 il secondo. Due minuti e mezzo dopo il terzo stadio porta l’equipaggio in orbita terrestre a 185 km di quota. Un’orbita e mezza, un giro e mezzo del mondo, e il terzo stadio è chiamato al suo ultimo compito: dare la spinta sufficiente per arrivare a una velocità di 39.000 km/h, necessaria per infilare la traiettoria di inserzione lunare.

È trascorsa circa un’ora e mezza dal lancio quando il terzo stadio si separa e il Columbia effettua la manovra di aggancio con l’Eagle, il veicolo che quattro giorni dopo Armstrong e Aldrin porteranno a posarsi sul Mare della Tranquillità, vicino all’equatore lunare. Il lungo viaggio verso la Luna e verso quella che probabilmente è la più grande impresa umana è cominciato.

Da quel giorno storico sono passati 52 anni. Tante cose cambiano in mezzo secolo. Il programma Apollo nacque inizialmente come una dimostrazione di potenza militare, ma si rivelò col tempo molto più che una gara a chi arriva primo. Man mano che le missioni si avvicendavano, Apollo si trasformava in qualcos’altro: un programma di esplorazione spaziale, un programma scientifico, un programma che in qualche modo aveva a che fare con tutta l’umanità e non con una singola nazione.

Le foto della Terra vista dalla Luna non potevano non cambiare radicalmente la nostra prospettiva e la percezione del nostro ruolo su questo piccolo pianeta blu. Così come vedere per la prima volta un essere umano posare un piede su un altro mondo. Sono immagini che cambiano per sempre ciò che sentiamo di essere come specie. Questa è forse la lezione più importante che ci ha lasciato il programma Apollo.

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