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Giovedì, 25 Aprile 2024
Spazio, l'Universo a casa tua

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A cura di Chi ha paura del buio?

Peperoncini nella Stazione Spaziale Internazionale

Quelle che vedete sono piante di peperoncino della varietà Hatch, proveniente dal New Mexico, che stanno crescendo nella ISS. L'esperimento si chiama Plant Habitat-04 e ha l'obiettivo di coltivare i 48 semi di questa pianta arrivati alla Stazione Spaziale ad aprile.

Le piantine stanno maturando all'interno della più avanzata delle tre camere di crescita a bordo della ISS, la Advanced plant habitat. Ha luci a led e un fondo di argilla porosa. Funziona in modo completamente automatico grazie ai 180 sensori che monitorano continuamente i parametri rilevanti per la crescita delle piante.

La prima volta che venne prodotto del cibo nella Stazione Spaziale Internazionale era il 2015: ad agosto Scott kelly, Kjell Lindgren e Kimiya Yui mangiarono lattuga romana rossa seminata e coltivata nella ISS.

A condurre l'esperimento è l'astronauta statunitense Shane Kimbrough, già comandante della ISS nella Expedition 50. Non è la prima volta che Kimbrough ha a che fare con “piante spaziali”: nel 2016 assaggiò della lattuga prodotta interamente nella ISS. Questi peperoncini hanno un tempo di maturazione di 4 mesi, poi verranno in parte mangiati dagli astronauti e in parte portati a terra per essere analizzati.

Ma perché proprio dei peperoncini? Per diversi motivi. Innnanzitutto, il gusto piccante compensa la parziale perdita di gusto a cui gli astronauti vanno incontro in condizioni di microgravità. In secondo luogo, questi peperoncini sono particolarmente ricchi di vitamina C. Sono poi facilmente immagazzinabili e non richiedono preparazioni laboriose per essere consumati.

Più in generale, imparare a coltivare verdure nello spazio ha una cruciale importanza in ottica di future missioni di lunghissima durata con impossibilità di rifornimenti da terra. Immaginate una futura missione su Marte con un equipaggio di sei persone e una durata di tre anni: servirà tanto, tanto cibo. Gli astronauti avranno bisogno di verdure fresche e di poterle produrre autonomamente durante il viaggio.

Ma le tecnologie sviluppate per la coltivazione nella ISS si stanno rivelando estremamente utili già ora e qui sulla Terra. Nella Stazione non sono ammessi sprechi di energia: la parola chiave è sostenibilità. Le tecniche di sostenibilità che impariamo lassù possono quindi essere applicate quaggiù per ridurre l'impatto ambientale dell'agricoltura. Un esempio particolarmente virtuoso si trova a Gjoa Haven, in Canada, 250 km a nord del circolo polare artico. Da quelle parti d'inverno si arriva anche a –40 °C. Eppure, dall'ottobre del 2019 il Progetto Naurvik, che fa uso di una serra con tecnologie idroponiche derivanti dalle sperimentazioni sulla ISS, produce tutto l'anno cibo in modo completamente pulito, usando quasi solamente fonti di energia rinnovabili. Un altro degli innumerevoli esempi di come le tecnologie spaziale ci aiutino tutti i giorni per risolvere i problemi che abbiamo qui sulla Terra.

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