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Sabato, 20 Aprile 2024
Passaggio a livello

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A cura di Dario Balotta

L'ultimo favore ad Alitalia lo paghiamo tutti noi

Altro favore ad Alitalia: può non pagare i contributi previdenziali. Tutto grazie alla legalizzazione del lavoro in nero voluta dai governi Letta e ora Renzi. E chi paga i 28 milioni di euro al posto di Alitalia? Lo Stato in mano alle corporazioni, coi soldi dei contribuenti onesti. I precari, i senza lavoro e le partite Iva sono costretti a subire. E tutto questo per dare Alitalia agli arabi di Ethiad. Vediamo come.

C’è un mini paradiso fiscale, tra i 15 articoli e gli innumerevoli commi del decreto “Destinazione Italia”, convertito nella legge n.9/2014 che Letta ci lascia in eredità. Ma sarebbe meglio chiamarlo con il suo nome: lavoro in nero. E’ cosi che individuando le indennità di volo come retribuzione non soggetta a contribuzione si legalizza il lavoro in nero. Per una parte variabile ma consistente (quasi il 50%) del salario di piloti e assistenti di volo di Alitalia non si pagano questi contributi. Contributi che diventano comunque pensionabili.  

La decontribuzione di una parte cospicua del salario, che il governo aveva avuto il coraggio di chiamare riduzione del cuneo fiscale, di fatto, porta a un aumento dell’indennità di volo e a un sicuro risparmio per i datori di lavoro (Alitalia & C.). Questa operazione (comma 20 art. 13) prevede un onere di 28 milioni di euro a carico dello Stato. 

Fatti due conti, con questi soldi si poteva coprire un anno di sussidio di disoccupazione a oltre 2mila ex lavoratori di settori non protetti calcolando un importo di cassa integrazione pari al massimale Inps (1.097 € mensili). 

Questo provvedimento favorisce un'azienda decotta che perde un milione al giorno e che sta per essere consegnata agli arabi di Ethiad che hanno preteso e ottenuto l’abbassamento dell’enorme costo del lavoro, l’allargamento della platea interessata alla cig di altri 1.900 addetti. 

L’estenuante trattativa sindacati-Alitalia di questi giorni è servita a trovare un escamotage da adottare per far pagare (e pesare) il provvedimento sulle casse dello Stato. Dopo 7 anni di cig dall’assegno d’oro di 6mila euro medi mensili per oltre 5mila dipendenti ci troviamo ancora con un vettore incapace di camminare sulle proprie gambe. 

Ormai i provvedimenti iniqui pro-Alitalia non si contano più. Tra i capitoli di spesa da rivedere del neonato governo Renzi c’è anche questo. Continua quindi l’abbraccio tra la forte corporazione dei lavoratori di Alitalia che ha plagiato i sindacati confederali e un'accozzaglia di imprenditori pubblico-privati che ha confuso l’efficienza e i conti in ordine con i sussidi pubblici. Una strategia talmente solidale da diventare iniqua verso i senza lavoro, i precari e le partite Iva che non arrivano alla fine del mese.

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