rotate-mobile
Giovedì, 28 Marzo 2024
Passaggio a livello

Passaggio a livello

A cura di Dario Balotta

Ferrovie di Stato, un carrozzone che costa all'Italia il 13% del debito pubblico

I numeri resi noti da un recente rapporto sulla spesa pubblica ferroviaria nei principali paesi UE condotta dai professori di Scienza delle Finanze dell’Università Statale di Milano Bicocca, Ugo Arrigo, Giacomo di Foggia sono sorprendenti. Rispetto alle altre ferrovie europee l’attuale sussidio pubblico erogato dallo Stato alle FS italiane è doppio rispetto allo standard medio europeo. Non solo. Nonostante la spesa più alta, dal 1992 ad oggi, i passeggeri/km di Fs sono diminuiti del 16%, mentre in Germania sono cresciuti del 39%, in Francia del 45%, in Inghilterra del’ 83% e in Svezia del 98%.

Il sussidio pubblico assicurato dallo Stato alle Fs è stato anche nel 2012 - in linea con gli anni precedenti - di 7,6 miliardi di euro, mentre quello francese era di 4,6 miliardi, quello tedesco e svedese di 3,6 miliardi e quello britannico di 3,3 miliardi. La perdita di traffico italiana è confermata anche da  Eurostat che ha reso noto alla fine dello scorso anno una statistica che rivelava, a livello europeo, il numero medio di Km percorsi su ferrovia per abitante. Nel periodo, 2000-2012, l’Italia ha avuto un brusco peggioramento passando dal 12° posto del 2000 al 20° del 2012 nella classifica dei 28 paesi europei. In particolare l’Italia si è distinta negativamente con una riduzione del traffico passeggeri del 12.6% portandola da 818 km per abitante del 2000 a 715 km per abitante del 2012.  

Questi dati sono stati una sorpresa, ma non per gli addetti ai lavori che già sospettavano una grave situazione finanziaria di alti costi. Nonostante questi consistenti sussidi - che fanno delle nostre ferrovie la meglio pagata dell’Unione - nessun obiettivo di efficienza, di crescita del settore e di riequilibrio modale è stato raggiunto. Anche il trasporto merci è piombato nel baratro con il 6% dei traffici mentre la media europea è del 14% e quello dei pendolari è messo sotto accusa ogni giorno dai forzati del treno in ritardo. Se il contributo alla riduzione delle emissioni di gas serra, al decongestionamento delle strade in ambito urbano e suburbano è stato  modestissimo, le ferrovie hanno invece contribuito, sempre secondo lo studio di Arrigo e Di Foggia, alla formazione del 12,5% del debito pubblico nazionale lordo nel 2013 e del 13,3% di quello netto. E pensare che ad ogni disagio patito dai passeggeri delle ferrovie tutti invocano “incoscientemente” più soldi alle ferrovie per comprare treni nuovi, elettrificare nuove linee, costruire nuovi impianti ferroviari ecc. 
Paradossalmente è successo che con il crescere delle risorse pubbliche trasferite, ma utilizzate malamente vista l’inefficienza della spesa, si rafforzava un sistema gestionale monopolistico e protetto delle ferrovie che ne aumentava il controllo  politico/clientelare dei suoi potenti produttori e fornitori di materiali e servizi. Sono state  tradotte a proprio beneficio  le proteste e le indignazioni dei pendolari con sempre maggiori risorse a pioggia destinate al settore. Nessuna priorità di spesa, nessuna analisi costi benefici per gli investimenti, piani d’esercizio che confondevano i servizi universali con quelli a mercato e nessuna gara per l’affidamento dei servizi a livello regionale. E’ cosi che i tanti sussidi pubblici non bastano mai ma neppure migliorano i servizi di trasporto su ferrovia. Il fiume di danaro, il volume record di risorse  sia per la spesa corrente che per investimenti non sono bastati per migliorare nettamente i risultati della gestione. Sembra giunto il momento che il Governo riveda questi meccanismi di spesa facile e irresponsabile, che ha fatto crescere le clientele ed il consociativismo in una delle più potenti corporazioni nazionali, quella ferroviaria. Questi soldi dovevano e potevano migliorare la qualità e le quantità dei servizi. Ma invece siamo il fanalino di coda europeo nei risultati e nella soddisfazione dei clienti ed i primissimi nella spesa. 

E’ di questi giorni la notizia che il parlamento europeo ha bocciato il 4° pacchetto di riforma ferroviaria grazie alle pressioni delle compagnie ferroviarie nazionali, dei sindacati e dei principali fornitori e appaltatori ad esse collegati. Le prime preoccupate di perdere il controllo nazionale delle attività, i secondi di veder ridurre le alte tutele salariali e normative degli addetti ed i terzi di perdere i loro ricchi appalti. Risultato: sarà ancora possibile ottenere la concessione dei contratti di servizio pubblico senza gara, quindi direttamente nel rapporto tra Stato e azienda statale. Anziché puntare sullo sviluppo di una modalità di trasporto sostenibile come quella ferroviaria e alla sua apertura al mercato si è preferito tornare indietro.

Si parla di

Ferrovie di Stato, un carrozzone che costa all'Italia il 13% del debito pubblico

Today è in caricamento