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Giovedì, 18 Aprile 2024
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A cura di Luciano Lanna

Il berlu-renzismo da Rione Monti

Secondo quanto si è appreso la coppia Silvio Berlusconi-Francesca Pascale sarebbe interessata all’affitto di un nuovo appartamento allo scopo di archiviare il ventennio da “la sera andavamo a Palazzo Grazioli”. Accompagnati dagli agenti di scorta dell’ex premier, i due avrebbero infatti già visitato due appartamenti, entrambi al Rione Monti: il primo in prossimità di via Cavour, il secondo ubicato in una traversa di via Panisperna… 

Una scelta che, dal punto di vista dell’immaginario, è molto significativa delle tendenza dell’Italia post(?)berlusconiana. Un’Italia in cui le estetiche da razza padrona si sono mescolate e miscelate in maniera compiuta in maniera da individuare una nuova cifra oltre il vecchio radical chic progressista e oltre il superato modello brianzolo da ventennio pololiberista. D’altronde è anche questo il renzismo dal punto di vista dell’estetica pubblica.

Se Matteo Renzi porta infatti a titolare Happy Days la vecchia festa dell’Unità e a confessare la sua passione per i cartoon giapponesi anni Ottanta, Berlusconi ha aperto da tempo all’animalismo e alla cinofilia ostentata da borghesia compiaciuta come anche, forse proprio attraverso la Pascale, ai diritti dei gay e a prendere le distanze dallo stile urlato e un po’ becero del Giornale diretto da Sallusti.

Siamo al trionfo dell’omologazione antropologica evocata già quarant’anni fa da un inascoltato Pasolini. E il romano rione Monti ne diventa la metafora più appropriata. 

Dal quartiere Prati della classe dirigente e impiegatizia postunitaria e fascista ai Parioli e alla Balduina della borghesia d’epoca democristiana, da San Lorenzo e Garbatella dei tempi delle giunte rosse sino al centro storico delle terrazze proto-berlusconiane siamo ora arrivati al quartiere Monti da berlu-renzismo compiuto.

Forse non è un caso che qualche tempo fa la questione stava al centro di un bel romanzo-metafora, Addio, Monti (ed. Minimum Fax) di Michele Masneri, in cui il rione, un tempo covo di prostitute e malviventi e oggi zona in della capitale, racconta al meglio il cambiamento antropologico degli ultimi anni. Nel romanzo ci sono escort e creativi, un importante economista che finisce per fare marchette, conduttori televisivi, ricche ereditiere, immobiliaristi… 

Tra attacchi di panico, gossip come esercizio sociale, passeggiate ostentate con i cani, sedute di pilates, loft e spritz, nuove forme di arrivismo e rampantismo, emerge un viaggio nell’Italia che siamo diventati, dove la vecchia e triste arte di arrangiarsi si nasconde tra la nuova mondanità, i festival letterari e lo slow food e la patina del nuovo bon ton dissimula a malapena gli appetiti di chi il potere lo gestisce e dei tanti che continuano a sognarlo. Siamo insomma al berlu-renzismo da Rione Monti… 

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