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Giovedì, 28 Marzo 2024
AAA... acquisti

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A cura di Massimiliano Dona

Finalmente un po’ di privacy anche per il mobile payment

Quanto volte ci sarà capitato, dopo aver comprato qualcosa online, di cominciare a ricevere messaggi pubblicitari indesiderati, spamming, persino telefonate inopportune da parte di ogni sorta di venditori? In tutte queste situazioni il consumatore si chiede se esista davvero una protezione della privacy nel mercato italiano degli acquisti su internet.

La buona notizia è che l’Autorità della privacy ha appena realizzato un serio intervento per accrescere la protezione dei diritti di chi fa acquisti pagando con il proprio smartphone o tablet usufruendo dei cosiddetti servizi di mobile remote payment.

Grazie alle nuove regole, gli utenti telefonici (sia in abbonamento sia con prepagata) potranno acquistare in sicurezza servizi, abbonarsi a quotidiani online, comprare e-book e giochi con il proprio telefono o altri strumenti elettronici senza doversi pentire di aver consegnato all’operatore i propri dati.

Quel che è importante è che il rispetto della privacy dovrà essere osservato da tutti i soggetti coinvolti nella fornitura del servizio di micropagamento: quindi non solo le compagnie telefoniche che forniscono il servizio di pagamento tramite cellulare, ma anche gli aggregatori (le società che forniscono l’interfaccia tecnologica), i venditori (le aziende che offrono contenuti digitali e servizi) e tutti gli altri soggetti eventualmente coinvolti nella transazione.

Nel dettaglio si stabilisce che gli utenti dovranno essere informati sulle modalità di trattamento effettuato sui loro dati sin dalla sottoscrizione o adesione al servizio di pagamento da remoto. Ma attenzione: le società non dovranno richiedere il consenso degli utenti per il trattamento dei dati relativi alla fornitura del servizio; il consenso è obbligatorio solo per la comunicazione dei dati personali a terzi oppure in caso di loro utilizzo per attività di marketing.

Sarà bene ricordare che i dati degli utenti potranno essere conservati al massimo per 6 mesi, mentre l’indirizzo Ip dell’utente dovrà invece essere cancellato dal venditore una volta terminata la procedura di acquisto del contenuto digitale.

Ma forse, la notizia più bella è il divieto della cosiddetta “profilazione incrociata” dell’utenza basata su abitudini, gusti e preferenze, a meno che non venga espresso uno specifico consenso informato da parte del consumatore.

Ho recentemente pubblicato (con Paola Vinciguerra) un libro sugli inganni e le dipendenze del web (“Aggiungi al carrello”, Minerva edizioni) e sono lieto di osservare l’attenzione del Garante privacy sulle nuove insidie che rischiano di trasformare la straordinaria opportunità dello shopping online in una occasione per fare incetta dei dati riservati dei consumatori di internet.

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