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Giovedì, 25 Aprile 2024
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A cura di Massimiliano Dona

Viva la Rai (tanto la paghiamo noi)

Gli sportelli dell’Unione Nazionale Consumatori ricevono quotidianamente segnalazioni e reclami sulla poca qualità del servizio pubblico offerto dalla Rai.

Un po’ per gli effetti della crisi, che ci induce ad accettare meno volentieri di buttare dalla finestra ogni anno oltre 110 euro di canone per vedere programmi sempre più scadenti, un po’ perché l’avvento dei canali satellitari ha reso evidente il divario tra buona tv e spazzatura, fatto sta che oggi il moloch di Viale Mazzini è uno dei simboli degli sprechi di questo Paese.

Il Premier Renzi non poteva lasciarsi passare sotto il naso questo malaffare e ha giustamente proposto alcuni tagli: per tutta risposta i soliti sindacati, sostenuti da Associazioni di consumatori affiliate, hanno diffidato il Ministero dal desistere da questa spending review.

Io credo invece che il momento imponga a tutti di fare sacrifici, anzi, agli occhi dei cittadini, è necessario cominciare proprio dai luoghi dei privilegi, delle assunzioni facili, del nepotismo esasperato.

Per questo l’Unione Nazionale Consumatori (insieme a Codacons e Movimento Difesa del Cittadino) ha chiesto formalmente di proseguire sulla riforma e di operare l’annunciato taglio da 150 milioni di euro senza dare ascolto ai sindacati che in questo caso sembra tutelare privilegi interni a danno della collettività.

Le iniziative di razionalizzazione della spesa non sono più rinviabili: eppure talvolta si ha come la sensazione che non sia chiaro a tutti il momento che il Paese sta attraversando; tutti quelli che in questi mesi stanno tentando di salvare il proprio spazio di privilegio arrecano un danno alla collettività. Se poi gli sperperi vanno in onda sui canali televisivi, il malumore si fa più forte.

Noi dell’Unione Nazionale Consumatori abbiamo fatto molte proposte per rilanciare una Rai che sia davvero servizio pubblico: si potrebbe sostenere il canale unico, senza pubblicità e pagato dal canone; oppure insistere sul cosiddetto “bollino” proposto dall’allora viceministro Antonio Catricalà, per accrescere la trasparenza nell’uso delle risorse pubbliche contrassegnando i programmi finanziati dal canone con una apposita indicazione.

Solo così il telespettatore potrà giudicare se i soldi da lui spesi per la Rai sono stati impiegati correttamente, ma non solo: sarà più facile rendere anche chi opera in Rai più consapevole di svolgere un servizio pubblico e, d’altro lato, i cittadini pagheranno il canone più volentieri, mentre oggi faticano a comprendere il valore della televisione pubblica. Intanto, però, sarà bene cominciare con i tagli!

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