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Giovedì, 25 Aprile 2024
Valori, non opinioni

Valori, non opinioni

A cura di Marilia Parente

Uccisi per dei manifesti elettorali: quanto "vale" oggi la vita?

Sono passati diversi anni da quella chiacchierata. Io ero nella fase seguente alle prime armi del mio percorso professionale. Eppure nemmeno quella volta mi riuscì facile rinunciare a dar voce ad una fetta di popolazione ristretta quanto "problematica", nonostante le iniziali resistenze dovute alla diffidenza provata verso la stampa in genere. Sì, perchè capita che chi vive in contesti non semplici, abbia sempre l'impressione di essere strumentalizzato da chi, probabilmente per possibilità più che per capacità o volontà, si trova in una posizione più agiata rispetto alla sua. E così credo andò anche in quella situazione. A me interessava scrivere dei disagi e degli appelli di chi spesso avverte di non avere le dovute attenzioni, mentre lui, così come altri, avrebbe preferito rinunciare a far arrivare alla comunità quella voce pur di non correre il rischio che arrivasse deviata e potesse ritorcersi contro il suo pensiero solo per "fare notizia". Ma, dopo un breve quanto intenso scambio di opinioni, riuscì a convincerlo e rassicurarlo e mi raccontò dell'impegno sociale che intendeva portare avanti nel suo quartiere, dei pregiudizi di chi, si concedeva il lusso di sparlare ed etichettare intere famiglie, solo perchè residenti in una zona, piuttosto che in un'altra. Mi annunciò che avrebbe voluto organizzare un'iniziativa per sensibilizzare i giovani ad indossare il casco, per preservare la loro vita. Pur non conoscendolo a fondo, posso affermare con certezza che era un uomo buono e che, nonostante le difficoltà e gli ostacoli, non aveva smesso di sognare un futuro diverso per i suoi figli. Da quel dialogo è trascorso diverso tempo.

Ma giuro che mai mi sarei aspettata di rivedere quella stessa persona stesa sull'asfalto, con dei proiettili addosso. In quel momento mi sono tornati in mente dei pensieri che, tra una corsa ed un'altra, temo di aver in parte smarrito. Non si può morire così. Non a seguito di un diverbio. Non per un'offesa di troppo. Non mi soffermerò sul duplice omicidio consumato nella mia città (ancora al vaglio della Dia), ma solo sul valore della vita. La vita non vale soldi, non vale potere, non vale affari: questi si possono conquistare, acquistare e perdere. La vita invece si riceve in dono. Così come non decidiamo autonomamente quando venire al mondo, non possiamo pretendere di stabilire quando morire. A nessuno è data questa scelta. E chi se ne impossessa, compie l'errore più grande. Per la sua vita innanzitutto. Giovani vedove, figli troppo piccoli per restare senza papà: queste sono solo le tragiche conseguenze tangibili che ci è dato osservare. Ma dietro una morte ingiusta c'è molto, molto di più. Troppo semplice puntare il dito contro chi si trova a vivere in alcuni contesti sociali. Questo può servire a prenderne distanza e a non soffrire. Ma non può davvero scaricarci la coscienza di ogni peso. Sarebbe, invece, splendido se ognuno di noi desse una possibilità in più, un giudizio in meno e sfoderasse quel coraggio e quella comprensione che occorrono per aiutare ed aiutarsi e per restituire senso e valore alla vita di ognuno. La legalità e la giustizia vanno praticati ogni giorno. In ogni contesto che ci è dato vivere. Finchè ci saranno cadaveri di padri di famiglia per strada, nessuno dovrebbe riposare tranquillo. Concludo con una riflessione di Giovanni Falcone che inietta speranza e che andrebbe riletta e introiettata fino a scoraggiare ogni comportamento passivo e indifferente: "La malavita è un fenomeno umano e come tutti i fenomeni umani ha un principio, una sua evoluzione e avrà quindi anche una fine".

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