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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Valori, non opinioni

Valori, non opinioni

A cura di Marilia Parente

Renata presa in giro per il naso grosso: la Fondazione Little Baby le regala una plastica

Era vittima dei bulli per il naso grosso: da tre anni se ne stava chiusa in casa, senza nemmeno andare a scuola per paura di atti di bullismo nei suoi confronti. E così la fondazione "Little baby Face Foundation" che offre l'intervento gratuito ai giovani poveri, le ha regalato una plastica facciale che le ha corretto il naso. "Avevo cercato di convincermi che potevo stare bene come ero ma non funzionava. Oggi però mi sento felice", ha detto la ragazzina americana di 15 anni.

"Mi chiamavano 'quella con il naso grosso' - dice Renata alla rete NBC News - mi faceva soffrire, non potevo più andare avanti così'. La notizia che ha inevitabilmente scatenato un dibattito tra psicologi e psichiatri sull'opportunità di intervenire così drasticamente per aiutare i giovani ad acquistare autostima, ha lasciato fortemente basita anche me. Prima di tutto per la mission di questa fondazione creata nel 2002 dal dottor Thomas Romo, direttore di chirurgia ricostruttiva e plastica al Lenox Hill Hospital di Manhattan. Quando una deformità rende difficile la vita dei più piccoli, Romo interviene: ha operato bambini e ragazzini con deformità di ogni parte del mondo e poi ha portato l'idea negli Usa.

Presentato così, l'obiettivo risulta nobile. Ingenuamente, infatti, è semplice pensare che le deformità su cui si interviene il dottore, abbiano, come minimo, ricadute sulla salute e sul benessere fisico dei più piccoli. E se così fosse, chi avrebbe nulla da ridire? Il problema è che, come dimostra il caso di Renata, per deformità la fondazione intende anche difetti estetici. D'accordo: questi ultimi provocano spesso disagio sociale o psicologico. Ma, molte volte, quegli stessi disagi si trasformano in opportunità per la persona che li vive. Mi spiego: riuscire a superare i giudizi e gli atti di bullismo di persone capaci di mirare solo al superfluo, imparando ad ignorare, anzi, ad individuare il valore altrui attraverso atteggiamenti ed azioni, per l'appunto, può rappresentare un' occasione di crescita interiore non indifferente. E non da tutti.

I ragazzini vittima di bulli che imparano a  non associare il disagio al silenzio, ma che escono allo scoperto, denunciando quanto subito agli adulti in grado di prendere provvedimenti, infatti, maturano senza dubbio prima ed in maniera incisiva rispetto ad altri loro coetanei. Fa meraviglia, allora, che una fondazione investa fondi per annullare non l'atto di bullismo, ma il suo bersaglio. Esprimo il mio parere personale, come sempre: regalare una plastica facciale, piuttosto che, tutt'al più, finanziare un percorso di accompagnamento psicologico per far uscire Renata di casa ed insegnarle a reagire, significa fare il gioco dei bulli. Che, diciamola tutta, magari ora non la definiranno più "quella con il naso grosso", ma probabilmente "quella che si è rifatta il naso". In un contesto delicato come quello che ci troviamo a vivere oggi, dunque, piuttosto che aiutare, nel senso del termine, bambini con malattie serie e gravi, tale fondazione sceglie di regalare plastiche facciali, affermando, in tal modo, la convinzione secondo la quale è importante solo ciò che si vede ed è accettabile solo ciò che risponde ai canoni della bellezza standard diffusa.

Guai, invece, a ricordarle che, di solito, "il naso importante accompagna un viso importante", come recita un detto. Assurdo, a quanto pare, secondo i fautori di questa bizzarra iniziativa, anche sottolineare a Renata che, probabilmente, non ha bisogno dell'approvazione di falsi amici che, attraverso atti di bullismo, tentano di affermare la propria personalità. E stupido sarebbe anche ricordarle come ogni persona dovrebbe concentrarsi sui suoi doni che, una volta dischiusi, sono in grado di offuscare, con il loro bagliore, anche i difetti più in vista. Cosa altro aggiungere? Renata, probabilmente, con il passare degli anni scoverà qualche altro difetto che, grazie al regalo della Fondazione, le apparirà insormontabile, salvo nuove fallaci soluzioni che si basano sul sembrare piuttosto che sull'essere. Le auguro di riscoprire come l'essenziale sia invisibile agli occhi e quale profondo rafforzamento possa nascondersi dietro al superamento di facili e sterili prese in giro. In merito alla Fondazione, non resta che auspicare una sana ed onesta presa di coscienza da parte dei suoi promotori.

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